Nel post sottostante le osservazioni in dettaglio sul testo della riforma, di seguito riepilogo i punti essenziali e la conclusione....
- Alcuni articoli sono scritti in modo
prolisso, contorto, alimentando confusione con annessi rischi che aumentino i
ricorsi alla Corte Costituzionale. Ciò produrrà rallentamenti nell’azione
esecutiva e legislativa. L’articolo 70 ne è una dimostrazione ma ancor peggio
l’articolo 72, che dev’essere stato scritto nelle vicinanze di un campo di
oppio;
- Alcuni articoli contengono invece principi
che per essere applicati richiedono successive norme attuative: regolamenti,
leggi. Non vi è garanzia che queste norme saranno fatte in tempi brevi e anche
in questo caso potrebbero sorgere differenti interpretazioni. Vedi articolo 71
terzo e quarto comma. Enunciazioni di principio sulle facoltà del popolo
italiano che rimarranno sulla carta perché dovranno essere scritti e approvati
regolamenti e quant’altro;
- Questa riforma serve soprattutto per rafforzare i poteri dell’esecutivo,
cioè del Governo. Considerando l’abuso del decreto legge che si è fatto
soprattutto dai governi Berlusconi in avanti per arrivare all’approvazione
senza modifiche e rapidamente dei provvedimenti, era opportuno intervenire con
norme per consentire un percorso preferenziale e più rapido. Da qui a rendere
però il ruolo del Senato una farsa e
prevedere una Camera in cui la maggioranza non farà che “ratificare” quanto
arriverà dal presidente del Consiglio ce ne corre. La Camera approverà i
provvedimenti del Governo e
voterà la fiducia. Le opposizioni dovranno affidarsi al “buon cuore” della maggioranza che, se vorrà, potrà accettare le loro proposte, così come potrà accettare le proposte eventualmente presentate entro 30 giorni dal Senato o 15 o 10 in relazione alla tipologia di provvedimento.
voterà la fiducia. Le opposizioni dovranno affidarsi al “buon cuore” della maggioranza che, se vorrà, potrà accettare le loro proposte, così come potrà accettare le proposte eventualmente presentate entro 30 giorni dal Senato o 15 o 10 in relazione alla tipologia di provvedimento.
- Per
quanto riguarda l’accentramento di
attribuzioni che erano state decentrate (art.117) alle Regioni, anche in questo caso, si può condividere che alcune
materie siano riportate allo Stato centrale ma non vi è la garanzia, data la
formulazione del testo, che si evitino ricorsi su alcuni aspetti che potrebbero
essere di competenza Stato o Enti Territoriali (Regioni, Comuni).
Inoltre,
chiedere alle Regioni di rispettare vincoli di bilancio e ridurgli talune
competenze mi pare complicare la vita degli amministratori locali e a pagarne
le conseguenze saranno i cittadini che subiranno disservizi.
Se
la volontà di riaccentrare è quella di rendere omogenei gli aspetti gestionali
delle Regioni, ottimizzare, ridurre spese, è da vedersi se l’articolo 117 e le
successive leggi che ne dovranno dare concretamente attuazione (lo spostamento
di attribuzioni non si fa certo con un solo articolo in Costituzione) ci
riuscirà. Ma, soprattutto, è discutibile la modalità di formulazione del testo.
Quando si entra nel dettaglio, non bisogna dimenticare nulla né lasciare spazi
alle interpretazioni. Altrimenti, conviene scrivere principi sintetici e rimandare
specificando però modalità e tempi precisi (perché i tempi precisi dovrebbero
valere solo per il Senato?) all’emanazione di leggi e regolamenti le norme
attuative dell’applicazione delle competenze tra Stato e Regioni.
- E poi c’è la legge elettorale:
l’Italicum. Assegna un premio di maggioranza a chi
raggiunge il 40% dei voti al primo turno. Qualora nessun partito raggiunga il
40% si va al ballottaggio. Chi vince al ballottaggio prende il premio di
maggioranza.
Rispetto ad una prima versione, la
percentuale di voti per avere il premio di maggioranza è stato elevato al 40%,
percentuale difficilmente raggiungibile da un partito (più facilmente da una
coalizione), ergo: la probabilità di andare al ballottaggio è alta. Rimane però il fatto che qualora un partito
raggiungesse il 40% dei voti si troverebbe omaggiato di un numero di seggi tale
da avere il 50+1.
Non si può certo asserire che questo renda
l’Italicum una legge elettorale equa, corretta. E non sarà certo l’eliminazione
del ballottaggio, come vorrebbero il peggiore
presidente della Repubblica insieme a Cossiga: Giorgio Napolitano e Alfano, l’ex
scribacchino (insieme a Ghedini) di norme ad personam Berlusconi, a rendere
questa legge elettorale rappresentativa, equa, corretta.
Tutt’altro. Il ballottaggio è indispensabile. Continuo a non capire (?!) perché non si faccia una legge
elettorale che preveda che parte dei
deputati e senatori sia nominata dai
partiti e parte sia eletta dai
cittadini. I partiti che ottengono
le percentuali maggiori al primo turno vanno al ballottaggio. Chi vince, avrà un premio minimo che
gli consenta di avere una maggioranza.
Chi obietta che con il ballottaggio vince
una minoranza afferma stronzate. Il cittadino italiano ha ben due possibilità
di voto, al primo e al secondo turno, eleggerebbe parte dei deputati e anche
dei senatori. Dopo di che, si può fare una riforma costituzionale che preveda
che sia la Camera a dare la fiducia e il Senato, non più ridotto a farsa, voti su
alcune materie e abbia la facoltà di esaminare i testi presentati dal Governo e
dalla Camera almeno una volta (riducendo così la pluri-navetta). Ovviamente, va
dato al Senato un tempo ragionevole. Se non saranno più a part-time, 30 giorni
potranno essere accettabili ma non sarà certo a rischio funzionalità e
governabilità si allungassero a 40 o 50. Il Governo dovrebbe mantenere la
facoltà di presentare decreti ma vi è dev’essere un’organo di garanzia che
effettivamente valuti rapidamente se tali provvedimenti rientino in stato di
necessità, urgenza. Per altri provvedimenti (bilancio o altre materie che si
ritengono prioritarie ma vanno definite in Costituzione) il Governo potrà avere
un percorso prioritario e preferenziale nell’esame dei testi da parte della
Camera. Tutto ciò che esula da urgenza, materie strettamente originate da
esigenze di gestione della macchina statale, dovrebbe essere lasciato all’inziativa
della Camera se non anche del Senato.
Concludendo:
Scrivere norme prolisse, criptiche,
confusionarie va in direzione contraria all’obiettivo che si vuole raggiungere:
stabilità, rapidità, efficienza, funzionalità. Governabilità. Una riforma
costituzionale che preveda percorsi preferenziali e rapidi per i provvedimenti
del Governo su materie definite e/o con
condizioni oggettive che non creino dubbi interpretativi poteva essere fatta
limitandosi a intervenire su alcuni articoli.
I propositi di migliorare l’impianto
costituzionale rimuovendo i limiti mostrati nel tempo, gli aspetti positivi di
alcune modifiche, sono neutralizzati, appunto, da norme scritte con i piedi, da
affermazioni di principio che non sappiamo se si tradurranno in norme concrete.
Per quanto sopra riportato, sia nei punti
dettagliati sia nella sintesi voterò “NO”. Mio malgrado. Non sono contraria per
principio a modifiche della Costituzione anche se mi vengono i brividi di
freddo al pensiero che possano essere effettuate da una classe politica a dir
poco mediocre. E tralascio quel particolare non irrilevante che Matteo Renzi
non è stato eletto dal popolo italiano.
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