Io parto da alcuni presupposti basilari:
1.
Non esiste, né attualmente né post riforma Renzi, una Carta Costituzionale e un
sistema elettorale che garantisca la qualità della classe politica. Il punto della questione è la qualità della
classe politica. Puoi avere la più bella Costituzione del mondo, il miglior
sistema elettorale del mondo, ma sei hai una classe politica mediamente corrotta,
incapace, …..sei in un paese senza presente, senza futuro. Un paese
dissolto.
2. Se
il punto della questione è il livello qualitativo della classe politica, è vero
che la Costituzione e la legge
elettorale sono strumenti tramite i quali la classe politica esercita le
sue funzioni. Se sei onesto e capace, cioè se sei un politico di qualità, ma non
hai gli strumenti efficaci per operare sei azzoppato. Non ti puoi muovere. Non
puoi realizzare.
3. Io
sono nata e cresciuta in un paese che, con tutti i limiti e le contraddizioni,
è una democrazia. E in questo sistema voglio rimanere. Non credo che una
democrazia, un paese, possa fondarsi su un uomo solo al comando o su un gruppo
ristretto di potere che gestisce e controlla tutti poteri che devono essere
separati. Separatezza e controllo, sono condizioni fondamentali non solo per la
democrazia ma per la funzionalità e l’efficacia di uno Stato.
4. La
massima espressione democratica e di rappresentanza è quella che consente al
cittadino italiano di votare un partito, un movimento, una lista, esprimendo
delle preferenze: ergo, il sistema proporzionale. Però, democrazia non
significa solo esprimere un voto ma, tramite questo, delegare a una classe
politica la gestione del paese, della cosa pubblica. Se ho espresso un voto e
una preferenza ma il risultato elettorale è tale da creare maggioranze
disomogenee o subordinate agli interessi individualistici di lobby minoritarie,
il mio voto non serve a nulla. Ho svolto un esercizio democratico che non
incide nella vita del paese.
5.
Non esiste un sistema elettorale perfetto ma il sistema elettorale che serve in
Italia è quello che consente la massima espressione democratica e assicuri una
governabilità. Ma bisogna intenderci su cosa sia la “governabilità”. Non ci
serve quella della prima Repubblica. Quella della Democrazia Cristiana.
E’ vero che in Italia si è susseguita una
serie innumerevole di governi e che gli italiani sono stati chiamati a votare
più volte di quanto non succedesse in altri paesi, ma questa non era
ingovernabilità. L’Italia è stata governata per decenni dalla D.C. I cambi di
governo erano solo cambi di poltrone. C’era continuità. Questa governabilità
non ha certo fatto bene all’Italia. La stabile governabilità della D.C – quando
si votava con il sistema proporzionale – ha creato uno stato assistenzialista e
ha prodotto la voragine dei conti pubblici che ancora paghiamo e che ha
comportato il “commissariamento di fatto” da parte di Bruxelles.
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