lunedì 30 settembre 2024

Fiction Rai da vedere: Brennero

 

Una delle migliori fiction Rai da anni a questa parte. Una delle serie italiane nettamente superiori per sceneggiatura, cast, regia, a parecchie serie internazionali. Matteo Martari e Elena Radonicich una delle ragioni, se non la ragione principale, della qualità di questa fiction.

Se non avete visto le puntate già trasmesse da Rai1, andate a vederle su Raiplay.

 

da: https://www.vanityfair.it – di Mario Manca 

 


Brennero: la nuova fiction di Rai1 è un mix di coraggio e innovazione

A tutti coloro che pensano che la serialità italiana non riesca mai a partorire un'idea buona consiglieremmo di dare una possibilità a Brennero, la nuova fiction di Rai1 prodotta da Cross Productions - la stessa casa di produzione di Rocco Schiavone, di Prisma e di SKAM Italia, per intenderci - riuscita a mettere in piedi un giallo avvincente grazie a una costruzione e a una sceneggiatura incalzante, che tiene conto della tridimensionalità dei suoi protagonisti e delle tante sfaccettature che un'investigazione porta sempre con sé.

Al centro di tutto c'è una PM di famiglia ricca di nome Eva Kofler, interpretata brillantemente da Elena Radonicich, un'attrice che conquista finalmente la prima linea dopo tanti anni da comprimaria, che assume la guida di un caso che sta interessando l'opinione pubblica e terrorizzando i cittadini: quello del serial killer denominato Mostro di Bolzano. Siamo, infatti, proprio a Bolzano, una cornice decisamente nuova per Rai1 che la fiction rappresenta nella maniera più accurata possibile, considerando che i registi Davide Marengo e Giuseppe Bonito hanno scelto di non rinunciare al bilinguismo - a Bolzano si parla sia italiano che tedesco - tipico di quella zona - chissà perché ogni volta che si pensa di sottotitolare una serie televisiva un dirigente cade dalla sedia, come se fosse certo che lo spettatore medio non troverà né la forza né la voglia di seguirla.

Eva Kofler, dicevamo, prende le redini del caso dopo che suo padre è costretto a farsi da parte per un morbo di Alzheimer che comincia a manifestarsi sottilmente, portando Eva non solo a dover dimostrare a tutta la squadra di essere all'altezza, ma anche di non essere una raccomandata. A scortarla in questa indagine anche l'ispettore Paolo Costa, interpretato dal grande Matteo Martari, un uomo dai modi bruschi e dal passato oscuro che faticherà non poco a collaborare con Eva perché i due sono diversissimi sotto tutti i punti di vista. Lei è precisa e rispettosa delle regole, lui irruento e impulsivo.

Sono però loro, Radoninch e Martari, l'anima e il cuore pulsante di Brennero, capaci come sono di creare una sinergia che ipnotizza lo spettatore sia per lo spessore che riescono a dare ai loro personaggi che per un'attenzione maniacale per i dettagli che ricorda certi capolavori del noir degli anni Cinquanta.

Insieme a questa commistione di culture e di lingue e a una certa austerità e freddezza che Radonicich incarna alla perfezione, Brennero funziona perché mette in mezzo tutto: gli intrighi all'interno della polizia e i colpi di scena che spuntano a ogni angolo; la tensione palpabile tra i due protagonisti e il loro personalissimo modo di condurre le indagini, e gli indizi che porteranno lo spettatore a essere coinvolto in prima persona per farsi un'idea su chi possa essere il killer. Il tutto impreziosito da una fotografia fredda e da una scrittura che tiene conto della complessità delle relazioni che la Rai aveva portato già in scena in una fiction, Non mi lasciare, che non ha purtroppo ricevuto l'attenzione che meritava.

Prodotti come Brennero devono essere conservati e protetti perché portano con sé il coraggio necessario per uscire dalla tradizione e sperimentare qualcosa di nuovo, e chi non lo capisce e insiste nell'etichettare le fiction italiane come qualcosa di superato e di stantio dovrebbe cospargersi il capo di cenere e dare una possibilità a titoli come questo. Ne rimarrebbe sorpreso.

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