da: La Stampa
Giulio senza Cesare
E così
oggi Giulio Tremonti fonda un nuovo partito. Ne sentivamo la mancanza. Lo
fonderà a Riccione, non lontano da dove il suo omonimo varcò il Rubicone. Forse
la citazione è autoironica. Pare che in una botta di calore umano intenda
chiamarlo 3 L. Un nome - secondo Google - già utilizzato da un caseificio, da
una torneria automatica e da un centro parquet. Le tre L dell’ex ministro sono
Lista Lavoro e Libertà, parole che abbondano sulla bocca dei politici, i quali
poi finiscono per occuparsi quasi esclusivamente della prima: la lista, dei
candidati e della spesa. Manca la quarta L: quella di leader.
L’intelligenza
non è solo brillantezza di pensiero e battute fulminanti. E’ anzitutto
carattere. Quel miscuglio di personalità e autostima che ti rende impermeabile
al fascino degli uomini arroganti e volgari. Da Craxi a Bossi, Tremonti ne ha
frequentati parecchi. E’ un Giulio che ha sempre cercato un Cesare a cui appoggiarsi.
Oggi vorrebbe tanto fare da solo, ma se irrorasse la sua intelligenza con un
briciolo di senso comune, capirebbe che la lunga frequentazione delle stanze
del potere lo rende incompatibile con la volontà di cambiamento che si respira
nel Paese. La sua antipatia per le élite, di cui peraltro fa parte, non basta a
renderlo ciò che non potrà mai essere: popolare. Ha detto che, se dipendesse da
lui, i politici guadagnerebbero la stessa cifra dei precari. Io mi
accontenterei che non percepissero lo stipendio in contanti, come invece -
unico ministro al mondo - si è sempre vantato di fare lui, senza mai chiedere
scusa né spiegare il perché.
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