mercoledì 14 dicembre 2022

Giulio Santagata con Luigi Scarola: L’ira del riformista / 1

 

  

Prefazione di Romano Prodi

L’idea centrale di questo “libello” è che ci possa essere, nel quadro politico italiano, lo spazio per un riformismo radicale, cioè per una visione radicale dei problemi e per la contemporanea ricerca di soluzioni magari parziali ma certamente concrete.

In fondo questa impostazione coglie entrambi i termini di una questione molto più ampia del pur indicativo funzionamento del sistema politico italiano. La questione di fondo che si legge in filigrana in queste pagine rimanda pari pari al funzionamento della democrazia cosiddetta liberale.

La democrazia è in crisi perché la politica (in particolare i partiti) non coglie più gli umori profondi dei cittadini, non sa ascoltare i loro bisogni/desideri e questa incapacità di ascolto genera appunto un distacco alimentato da rabbia e rancore, trasformando il modello rappresentativo liberale in una sommatoria di populismi in cerca di soluzioni autoritarie.

Ma la democrazia è in crisi anche perché, perfino nella sua versione tecnocratica che dovrebbe alimentare il consenso attraverso l’efficienza e l’efficacia dell’azione di governo, non riesce a produrre soluzioni adeguate ai mutevoli bisogni dei cittadini.

Santagata sembra proporre, prima di tutto a se stesso tradendo così le sue lontane origini in una famiglia democristiana, la ripresa di un percorso di identificazione dei problemi lontano dai tecnicismi e fortemente “umorale”, di pancia come si dice. Fin qui niente di nuovo (o meglio, molto di nuovo per il campo riformista che ha sostituito ai sentimenti e alle pulsioni la competenza tecnica e le elaborazioni prodotte dalle élite) ma certo niente di nuovo per i movimenti populisti che tuttavia per meglio captare i borbottii delle pance italiche silenziano le competenze.

Ascoltare gli umori senza tacitare le competenze sembra essere la sostanza di questo riformismo radicale che l’autore ci propone.

Ma questo percorso non può essere individuale nella speranza di giungere a una proposta politica per sommatoria di soluzioni personali. Non può funzionare e si ripropone il tema centrale di come rendere vera la rappresentanza e come produrre il consenso.

Qui Santagata non può che rifarsi alle esperienze che lo hanno portato nel tempo dell’Ulivo a occuparsi di politica. Esperienze tutte legate al processo di formazione dei programmi attraverso una intensa e attiva partecipazione dei cittadini.

Progetti innovativi come La Fabbrica del Programma o i Comitati per l’Italia che Vogliamo rappresentano esempi di strumenti partecipativi paralleli alle attività dei partiti e forse più attrattivi per chi pensi a un impegno più civico che direttamente politico.

La capacità di attivare una partecipazione informata e utile nel senso di capace di incidere sulle scelte è la vera condizione indispensabile per riattivare il circuito tra cittadini e politica e quindi per ristabilire il primato della democrazia.

Il Re è nudo e non bastano più il travestimento e la finzione comunicativa. In vista di ogni appuntamento elettorale politici, giornalisti e politologi cercano di riproporre ai cittadini schemi di gioco, alleanze, coalizioni che si basano tutti sulla pretesa esistenza di squadre organizzate attorno a leader e a identità programmatiche.

È questa visione da commissario tecnico della politica nazionale che non coglie la realtà e infatti non riesce a spiegare il progressivo distacco dei cittadini dalla politica.

Santagata propone di prendere atto della crisi dell’attuale modello di rappresentanza e di ricostruire i campi più o meno larghi non più dalla somma dei tanti “ismi” frutto della frammentazione dei partiti storici, ma chiamando

a raccolta i cittadini che condividono alcune idee e che vogliono concorrere a ricostruire il campo della politica.

È un obiettivo ambizioso ma ritengo sia un percorso ineludibile se vogliamo ridare fiato e futuro alla nostra democrazia.

L’altro tema che unifica le diverse enunciazioni e proposte è la disuguaglianza. Un tema che con Santagata e con Luigi Scarola avevo diffusamente trattato nel mio libro intervista Il piano inclinato. Ancora una volta tocca constatare che gli economisti, i sociologi, gli ecologisti hanno ben compreso come il livello raggiunto dalle disuguaglianze sia ormai insostenibile e metta a rischio la crescita e la sua sostenibilità.

Solo la politica sembra non cogliere questo rischio e, come si afferma nel libro, lo affronta con lo stesso taglio della pubblicità: una linea di marketing che mette insieme disuguaglianze e sostenibilità in una narrazione troppo spesso utile a nascondere l’incapacità ad agire concretamente per proporre soluzioni positive.

Santagata, facendo tesoro delle tante ricerche e analisi condotte in questi anni assieme al collega Scarola, propone una nutrita serie di soluzioni certamente parziali e insufficienti, ma tutte in grado di contribuire a ridurre il livello di disuguaglianza nel mondo del lavoro, nella formazione, nei servizi di welfare e ovviamente nella distribuzione del reddito.

La tassa di successione, il servizio civile universale, il budget di salute, un fondo per capitalizzare le piccole imprese, l’uso produttivo dell’immenso patrimonio pubblico a partire dalla casa. Ma anche ridurre l’intermediazione bancaria sulle rimesse dei migranti, una specie di Erasmus per avviare al lavoro giovani africani. E poi semplificare le norme per renderle applicabili evitando i sempre attuali condoni, evitare che la necessaria azione contro il cambiamento climatico si trasformi in una nuova fonte di disuguaglianze.

Forse Santagata si è stancato di scrivere programmi e non perde occasione nel libro di dichiarare che non ha avuto nessuna intenzione di riproporne un ennesimo. Possiamo credergli in virtù del fatto che, per quanto la competenza sia un valore da recuperare, è molto più importante che le linee di un governo del cambiamento possibile non nascano dai tecnici, ma scaturiscano da un dibattito ampio e partecipato. Ai tecnici resta il compito di assistere la politica nel trovare le compatibilità.

Nessun commento:

Posta un commento