venerdì 1 maggio 2020

Tommaso Merlo: Se i morti potessero parlare



Matteo Renzi, aula del Senato, 30 aprile 2020: “Il Coronavirus è una bestia terribile che ha fatto 30mila morti nel modo più vigliacco ma noi non siamo dalla parte del Coronavirus quando diciamo di riaprire, onoriamo quei morti. La gente di Bergamo e Brescia che non c’è più, se potesse parlare ci direbbe di riaprire”.

Non commento. Non ho parole. Faccio mio quanto scrive Tommaso Merlo e che riporto di seguito.


Se i morti di Brescia e Bergamo ma anche di tutta Italia potessero parlare chiederebbero rispetto e che il loro sacrificio non sia vano. Chiederebbero che l’Italia impari la lezione in modo che altri innocenti non facciano la stessa tragica fine.
Se i morti di Brescia e Bergamo ma anche di tutta Italia potessero parlare chiederebbero giustizia. Chiederebbero che si accertino errori e responsabilità in modo che catastrofi del genere non si ripetano mai più. Se i morti di Brescia e Bergamo ma anche di tutta Italia potessero parlare ringrazierebbero chi ha tentato di salvargli la vita fino all’ultimo. Dottori e infermieri, molti morti al loro fianco, nei corridoi degli ospedali come sotto a qualche tendone.
Se i morti potessero parlare si rammaricherebbero per essere deceduti lontano dai propri cari, senza neanche un ultimo saluto. Alcuni addirittura completamente soli, in camera loro oppure in qualche casa di riposo, chi ignorato, chi convinto di avere una semplice influenza.
Se i morti potessero parlare sarebbero grati a tutti coloro che han dato una mano per contenere la pandemia. I cittadini rimasti diligentemente a casa, come i lavoratori che non si sono mai fermati. Nelle fabbriche, sui camion, nei supermercati. Tutti coloro che han fatto la loro parte, con quello che hanno. Poco, tanto, niente.
Se i morti di Brescia e di Bergamo ma anche di tutta Italia potessero parlare chiederebbero alla politica serietà. Gli chiederebbero di lavorare costruttivamente per sconfiggere la pandemia. Con unità e senso di responsabilità e smettendola di lucrare sulla situazione con indegne pagliacciate propagandistiche. Chiederebbero ai leader politici di mettere da parte il loro ego per una volta e mettersi a disposizione con umiltà, in modo da uscirne il prima possibile.
Se i morti potessero parlare chiederebbero alla politica di servire esclusivamente il bene comune e non dar retta all’avidità delle lobby e al baccano dei loro giornali. Gli chiederebbero di essere all’altezza dei cittadini e dei loro sacrifici. Perché la vita è il bene supremo e viene prima di tutto. Sempre.
Se i morti di Brescia e Bergamo ma anche di tutta Italia potessero parlare chiederebbero prudenza nel ripartire. Perché fino alle cure e al vaccino non sarà mai davvero finita. Chiederebbe alla politica di mettere da parte meschini protagonismi e di seguire la scienza e il buon senso perché in gioco non c’è qualche dannata poltrona o punti nei sondaggi, ma la sopravvivenza di persone innocenti ed indifese. Perché in gioco non ci sono le prossime settimane ma i prossimi anni.
Se i morti di Brescia e di Bergamo ma anche di tutta Italia potessero parlare ci spronerebbero ad essere umani e solidali perché ci siam finiti dentro tutti insieme in questa tragedia e solo insieme ne possiamo uscire. Se i morti potessero parlare ci incoraggerebbero a non mollare mai e a cogliere questa tragica occasione per imparare e per costruire un futuro migliore.

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