mercoledì 20 maggio 2020

Antonio Padellaro: Gli ideali di Renzi, “quanto mi date”


da: Il Fatto Quotidiano

Lo so, è un pensiero ricorrente, ma all’irresponsabile che cova in me stuzzica l’idea di un Matteo Renzi che avesse il coraggio di mandare a casa il governo Conte. E non soltanto per l’imperdibile spettacolo che ne seguirebbe.

Anche in politica infatti il bluff può essere un’arte. Per dire, la Marcia su Roma, che l’esercito regio avrebbe potuto spazzare via senza problemi (e Mussolini ne era conscio) è un caso di scuola. A cui, evidentemente per la sua monumentale tragicità, è assurdo accostare i continui, maldestri tentativi di estorsione del senatore di Scandicci. Che alla vigilia del voto sul ministro della Giustizia, Alfredo Bonafede, farfuglia un “ci voglio pensareche nel linguaggio della casbah di Montecitorio significa: “quanto mi dai?”.

A nostro modesto avviso, il premier potrebbe tranquillamente respingere il ricatto del palo della banda dell’ortica senza particolari conseguenze. Mettiamo però il caso che al piromane per caso sfugga un cerino acceso e che il Paese apprenda che il governo, oplà non c’è più, e che di conseguenza tutti gli orripilanti decreti contenenti i miserevoli 55 miliardi di aiuti alla popolazione siano rinviati a data da destinarsi. Nella nostra perversione vorremmo che fosse lo stesso Renzi a spiegarlo agli italiani (magari da un bunker sotterraneo protetto da teste di cuoio), per vedere l’effetto che fa. 


Licenziato l’avvocato pugliese, non così sgradito alla maggioranza degli italiani (ma sono dettagli), e dopo essermi ben apparecchiato con patatine e popcorn, mi godrei:
a) la ricerca immediata di un De Gaulle della Provvidenza, come auspicato dai più esimi editorialisti;
b) in assenza di un generale a portata di mano, la successiva processione nel casale umbro di Mario Draghi che, qualcosa mi dice, potrebbe anche sciogliere i cani;
c) l’appassionante lettura delle testate Fca, una volta che il prestito di 6 miliardi e rotti, già proposto dal governo dell’inadeguato premier evaporasse come rugiada di primavera.

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