mercoledì 27 febbraio 2019

Jane Austen: Emma / 2



George Knightley poteva litigare con Emma, ma Emma non poteva litigare con se stessa. Era così irritato che fece passare un tempo più lungo del solito prima di tornare a Hartfield; e quando si rividero, certi suoi gravi sguardi rivelavano che non l’aveva ancora perdonata. Lei se ne dispiaceva, ma non intendeva pentirsi. Al contrario, i suoi piani e gli atti conseguenti erano sempre più suffragati dai piacevoli risultati che si manifestarono nei giorni immediatamente successivi.
Il ritratto, elegantemente incorniciato, arrivò sano e salvo a destinazione subito dopo il ritorno di Elton e, non appena fu appeso sul caminetto del soggiorno, egli si alzò per guardarlo e mormorò, proprio come doveva, le sue mezze frasi di ammirazione; e per quel che riguarda i sentimenti di Harriet, stavano prendendo visibilmente la forma di un innamoramento forte e solido quanto la sua età e la sua ragione potevano permettere. Emma potè dirsi presto soddisfatta del fatto che Robin Martin veniva ricordato solo in opposizione a Elton, in un paragone che andava tutto a vantaggio del secondo.
Il progetto di educare la mente della sua giovane amica, con grande attività di letture e conversazioni, non era andato per ora molto più avanti di qualche primo capitolo e della buona intenzione di proseguire il giorno dopo. Era molto più facile chiacchierare che studiare,
anche più piacevole lasciar correre l’immaginazione nel dare forma al futuro di Harriet che mettersi al chiodo per ampliare le sue qualità intellettuali o esercitarli su fatti concreti; il solo impegno letterario che teneva occupata Harriet al momento, l’unica provvista mentale che metteva da parte per la sera della vita, era collezionare e trascrivere i diversi indovinelli, in cui le capitava di imbattersi, in uno snello volumetto di carta pressata fabbricata dall’amica e decorato con iniziali intrecciate e trofei.

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