giovedì 6 dicembre 2018

Economia reale, Mutui: con buona pace dell’ignorante Castelli c’è un nesso tra spread e costo del mutuo



Volete chiedere un mutuo? Fatelo adesso, o saranno guai
A differenza di quanto sosteneva di recente la sottosegretaria all’Economia Laura Castelli, il nesso tra le due cose c’è. Ce lo spiega Roberto Anedde di Mutuionline
di Irene Dominioni

”Ultima chiamata per il signor Mutuo al gate A23, l’imbarco sta per chiudere“. L’attuale situazione in quanto a finanziamenti personali si potrebbe immaginare come un aeroporto da cui stia per partire l’ultimo volo per l’acquisto casa. Poi, le turbolenze dello spread potrebbero compromettere le condizioni di navigazione aerea per un tempo indefinito.

Perché i mutui e lo spread, ebbene sì, sono strettamente collegati. A differenza di quanto sosteneva di recente dal salotto di Porta a Porta la sottosegretaria all’Economia Laura Castelli, che accusava l’ex ministro Pier Carlo Padoan di diffondere una falsa credenza sul tema (e venendo poi sbugiardata a più riprese dalla stampa), ormai la realtà dovrebbe essere chiara a tutti. Il nesso tra i due c’è, anche se non in maniera diretta né immediata. Per portare un po’ di luce sul grado e le modalità di sviluppo di questa relazione, Linkiesta ha parlato con Roberto Anedda, direttore marketing di MutuiOnline, sito di comparazione mutui.

«Lo spread rappresenta la maggiore o minore variazione sul valore del tasso di interesse che noi paghiamo per il debito di Stato», spiega l’esperto, «e sale perché il mercato in generale valuta i rischi legati al sistema Italia, che devono essere remunerati con un maggiore tasso di interesse». Se l’Italia vuole che qualcuno sottoscriva il suo debito pubblico, insomma, deve concedere un tasso di interesse più elevato.


Contemporaneamente, un aumento dello spread riduce anche il valore dei titoli pubblici nel portafoglio di chi li acquista, cioè (primariamente) le banche. In altre parole, «il valore dei titoli di Stato in calo diminuisce soprattutto il patrimonio delle banche che li detengono, aumentando nel tempo il costo che queste devono pagare per approvvigionamenti di capitale». La conseguenza? «Un maggiore costo per le banche si riflette sul costo a cui queste concedono finanziamenti a imprese e famiglie», dichiara l’esperto.



Basterebbe questo per spiegare perché spread e mutui siano legati. Ma facciamo un passo indietro, al grafico del Sole 24 Ore che Castelli ha portato a Porta a Porta: «In realtà quel grafico mostrava che a quella data, riferita a un mese prima (ottobre), a fronte dell’inizio della salita dello spread, gli Euribor e gli Irs, gli indicatori che indicano il costo del denaro a livello europeo a fronte di uno spread salito, erano rimasti gli stessi».

Euribor e Irs altro non sono che il frutto delle relazioni interbancarie tra banche di diversi Paesi: si rileva il tasso che queste banche comunicano di pagare per acquistare il denaro, si fa una media e il risultato è l’indicatore Euribor o Irs. «Al di là dell’Italia, che ora è piena di tensioni e discussioni, in Europa si rimane al costo del denaro ai minimi grazie alla Bce, e lo scenario di fondo per l’economia è ancora di assoluta stabilità», spiega Anedda. Per questo motivo il grafico mostrava che lo spread non aveva avuto un impatto sul costo del denaro a livello internazionale.

Ma il discorso riguardante spread e mutui è un altro, ed è tutto nazionale, cioè legato al debito pubblico italiano. Semmai, l’unica cosa che vale la pena di ricordare a Castelli è che quella tra spread e mutui non è una catena di trasmissione diretta, dove alla variazione di uno segue immediatamente anche una variazione dell’altro. Si tratta infatti di una serie di eventi concatenati che dalla fonte (il mercato) arrivano a ricadere sul singolo consumatore. Essendo una dinamica che si declina sulle singole banche in maniera diversa e con tempi diversi, questa ricaduta non segue una regola matematica fissa. Ciò significa che una banca più “debole” oggi risentirà maggiormente dell’impatto dello spread rispetto a una banca con patrimoni più consistenti, che potrebbe vedere una richiesta di remunerazione invariata oppure più lontana.

L’effetto dell’iniziale variazione dello spread, insomma, non è né diretto né pronosticabile, «però è inevitabile e automatico nel momento in cui lo spread dovesse salire progressivamente e rimanere su livelli molto più elevati rispetto a prima per lungo tempo», dice Anedda. Con il passare delle settimane, infatti, si consolida una percezione di incertezza: «Il mercato inizia a prenderne atto in maniera più stabile, ci si rende conto che non si tratta solo di un incidente di percorso, ma che si sta prendendo una direzione negativa, e allora vanno rivisti i parametri in negativo». Una situazione, cioè, in cui progressivamente ogni singola banca comincia a modificare i propri parametri di remunerazione, aumentando i tassi dei vari finanziamenti, e quindi i tassi dei mutui offerti ai propri clienti.



Ma quindi a che punto siamo adesso? Lo spread è salito in maniera irreparabile? «Se eravamo a 120 punti di spread in primavera, e adesso oscilliamo tra i 280 e i 340, questo già rappresenta una stabilità negativa», ammette Anedda. «Fortunatamente, però, per il momento solo alcune banche hanno iniziato ad aumentare il tasso di interesse sui mutui, magari solo di 20 o 30 centesimi e magari solo per alcune soluzioni di mutuo, mentre sullo sfondo si trovano ancora tante banche che non hanno ancora modificato i propri tassi, rimasti simili a quelli che avevamo fino a qualche mese fa».

Se lo spread dovesse continuare a volare su livelli alti, però, «il segnale è preoccupante e va tenuto ben presente, perché questa potrebbe essere l’onda iniziale che potrebbe man mano accumulare aumenti» dice l’esperto. Chi si deve preoccupare di eventuali futuri cambiamenti, dunque? Gli effetti dello spread ricadono soprattutto sui nuovi mutui, dove al momento si sta già facendo fatica a trovare rendimenti interessanti. Per chi, malgrado la “paura di volare” è ancora tentato dall’opzione del mutuo, però, in effetti questo potrebbe essere l’ultimo momento buono. Secondo l’esperto, infatti, orientarsi comunque su un acquisto casa, piuttosto che continuare a pagare l’affitto, potrebbe rivelarsi una scelta vincente: «Finché i tassi sono bassi o incerti, l’investimento immobiliare può essere un modo per preservare la ricchezza che si ha, facendosi una riserva di valore per un domani», suggerisce Anedda.

E anche chi un mutuo ce l’ha già, dovrebbe monitorare con attenzione gli sviluppi economici, perché l’opzione di una surroga, ovvero il cambio del proprio mutuo per ottenere un tasso più vantaggioso, che finora è stata molto gettonata - Anedda sottolinea quote pari a un terzo sul totale delle erogazioni - potrebbe risentire di costi maggiorati per via dell’andamento dell’economia italiana. «La gente, spaventata di un peggioramento futuro visti i cambiamenti in atto, passa al tasso fisso per essere più tranquilla ed evitare sorprese», dice l’esperto, «ma anche una parte di coloro che hanno già il mutuo e potrebbero essere interessati a un cambio, stanno già iniziando a risparmiare un po’ meno, e quindi la situazione attuale si riflette anche su di loro, perché adesso magari possono passare ad un tasso fisso, ma a costi maggiori».

Per il momento, comunque, la situazione non è da mayday, e non è ancora il caso di prepararsi per un atterraggio di emergenza. «Sono in primis le stesse banche a non lanciare segnali di eccessiva negatività e a cercare di minimizzare gli effetti sulla propria clientela», conclude Anedda. Il meteo prima della partenza, insomma, potrebbe anche migliorare. Ma nel caso in cui la tempesta dovesse protrarsi, è probabile che ci si dovrà attrezzare a dovere. Se vi interessa un mutuo, insomma, affrettatevi all’imbarco, e cercate di stare tranquilli. Ma già che ci siete, verrebbe da dire, allungate la mano per essere sicuri di avere il giubbotto di salvataggio sotto al sedile.

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