Ho
seguito lo scontro che si è scatenato dal 17 agosto tra ‘la Repubblica’ e ‘Il
Fatto Quotidiano’.
La
diatriba si è aperta con la diffusione delle intercettazioni al presidente
della Repubblica Giorgio Napolitano nell’ambito dell’inchiesta della procura di
Palermo su una presunta trattativa Stato-mafia nel 1992.
Si
tratta – è necessario precisarlo – d’intercettazioni indirette, perché
Napolitano non era il controllato ma l’interlocutore del soggetto intercettato: Nicola Mancino (ex
presidente del Senato, ex ministro dell’Interno, ex vicepresidente del Csm).
La
questione in discussione era - ed è, perché il Capo dello Stato ha sollevato un
conflitto d’attribuzione presso la Corte Costituzionale - se il presidente
della Repubblica può essere intercettato direttamente o indirettamente, cioè
assoggettato alla medesima normativa che si applica ai comuni cittadini
italiani. Unico riferimento normativo che riguarda la condotta del Presidente
della Repubblica è quello contemplato all’art.90 della Costituzione Italiana: “Il Presidente della Repubblica non è
responsabile degli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni, tranne che
per alto tradimento o per attentato alla Costituzione. In tali casi è messo in
stato d’accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi
membri”.
L’inchiesta
della procura di Palermo e le intercettazioni disposte non ricadono nel
suddetto articolo costituzionale.
Nel
merito dell’inchiesta e delle intercettazioni che riguardano il Capo dello
Stato, si sono espressi giuristi e giornalisti e, dalle colonne di Repubblica, si sono manifestate le diversità di vedute tra l’ex giudice della Corte
Costituzionale Gustavo
Zagrebelsky ed Eugenio Scalfari. Dalle
colonne del Fatto, ha
detto la sua Marco Travaglio.
Lo
scontro tra Repubblica e il Fatto è diventato infuocato nel giro di
pochi giorni. Non certo per la coincidenza con il clima ostaggio
dell’anticiclone Lucifero.
Dopo
aver letto gli articoli che trovate cliccando i link che riporto in fondo al
post, ho deciso di dare spazio nel blog (post successivi) solo a quelli di
Marco Travaglio.
Perché
il vice direttore del Fatto, diversamente da Ezio Mauro ed Eugenio Scalfari – che ritengo abbia
perso lucidità - ha puntigliosamente letto e commentato affermazione su
affermazione contenuta negli articoli del fondatore e del direttore di
Repubblica.
Né
Mauro, né Scalfari hanno ribattuto agli articoli di Travaglio. Perché lo ritengono
inferiore? Perché lo disprezzano considerandolo uno di “destra che ha invaso il
campo della sinistra”? O perché, non sono in grado di opporre argomentazioni a quelle di Travaglio?
Non
mi metterò a commentare i singoli articoli ma solo a qualche considerazione.
Premetto che per quanto si tratti di sei articoli, vale la pena trovare tempo (e voglia… e qui si fa più dura) per leggerli. E’ vero che, soprattutto in questo periodo, le priorità del paese reale composto da viventi che si vuole far morire socialmente (contropposto al paese irreale dei morti viventi), non sono gli scontri verbali dei politici e dei media, ma la disquisizione da cui nasce lo scontro tra due quotidiani non è di lana caprina.
Premetto che per quanto si tratti di sei articoli, vale la pena trovare tempo (e voglia… e qui si fa più dura) per leggerli. E’ vero che, soprattutto in questo periodo, le priorità del paese reale composto da viventi che si vuole far morire socialmente (contropposto al paese irreale dei morti viventi), non sono gli scontri verbali dei politici e dei media, ma la disquisizione da cui nasce lo scontro tra due quotidiani non è di lana caprina.
Si
tratta di conoscere la verità: se vi è stata una trattativa Stato-mafia, chi
l’ha condotta, perché, quali effetti ha prodotto. Si tratta di stabilire i
diritti e doveri del presidente della Repubblica, nei confronti del presidente
della Repubblica.
Verità
e giustizia non sono di destra o sinistra o centro: sono ‘verità’ e
‘giustizia’. E, sia chiaro, non si può obiettivamente asserire che la
magistratura nella sua azione faccia sempre giustizia.
Inizio
con il ringraziare il direttore di Repubblica Ezio Mauro per aver sostenuto e precisato che “gli
italiani hanno il diritto di conoscere la verità sulla trattativa Stato-mafia. Mi era “sembrato”, nel leggere
l’articolo “Perché attaccano il Capo dello Stato”, che Eugenio Scalfari avesse
deciso che gli italiani debbano ignorare le conversazioni tra Mancino e
Napolitano, tra Mancino e i collaboratori del presidente della Repubblica – a
nome del quale parlavano -, perché “ci
sono trattative e trattative”. Che
è come dire: questa era una di quelle “buone”, lasciate perdere.
Trattasi
di ringraziamento ironico..ovviamente.
Dissento
da questa sua affermazione: “debolezza
culturale e lo scarso spirito di battaglia della sinistra italiana”. Non si tratta di debolezza ma di
assenza culturale. Scalfari e Mauro farebbero meglio a occuparsi di questo se
vogliono vincere le elezioni,
vale a dire: se vogliono che il loro progetto
politico di vittoria elettorale per il centro sinistra si realizzi e, più ancora, che non si
tratti di una rondine che non fa primavera, cioè duri un’intera legislatura.
Quanto
allo scarso spirito di
battaglia, non mi pare proprio. Il centro-sinistra di battaglie
ne ha fatte. Anche accanto a Silvio Berlusconi. E le ha pure
vinte. Infatti, seppure silenziosamente, Silvio ringrazia. E, sia chiaro, non
sono tra coloro che vorrebbero “spazzare” via Mediaset, bensì vorrei una serie
legge che disciplini i conflitti d’interesse. Che il centro-sinistra non ha mai
fatto. Forse perché il conflitto d’interesse non riguarda esclusivamente
solo Berlusconi?
Chiudo
sottoscrivendo, in particolare, un’affermazione di Marco Travaglio.
Per
quanto mi riguarda – non so per Scalfari e Mauro sia la stessa cosa, a onor del
vero ne dubito -, ciò che non
è consentito a Berlusconi non lo dev’essere a Napolitano. Ciò che vale per Berlusconi vale
per Napolitano. Quindi,
quando Travaglio commenta: “lo scrive Mauro stesso: conversazioni
nell’ambito del ‘lavoro del presidente…fuori dagli impegni istituzionali
solenni e pubblici’. La
risposta è nella Costituzione: fuori
dell’esercizio delle funzioni, il Presidente è un cittadino come gli altri”, ha la mia benedizione. Pardon….la
benedizione la danno solo Scalfari e Mauro.
Ovviamente, bene ha fatto Travaglio a ricordare
allo smemorato Mauro che la
Repubblica ha pubblicato “fiumi di conversazioni private” di Silvio Berlusconi,
seppure non penalmente rilevanti, perché ritenute d’interesse pubblico.
Travaglio
sia comprensivo con il direttore di ‘la Repubblica’: non è facile la posizione
di chi vuole “difendere” uno Scalfari che ha perso la lucidità di un tempo.
Orbene. Repubblica valuta di interesse pubblico certe
intercettazioni e le pubblica mentre il Fatto non deve pubblicare quelle che
riguardano Napolitano e se lo
fa, viene “bacchettato” perché ordisce una campagna di stampa contro il capo
dello Stato.
No.
Dico. Ma coerenza e buon gusto non rientrano nei canoni mentali di due pezzi da
novanta tra i sostenitori del centro-sinistra?
Ultima
considerazione.
Non
vorrei che Scalfari e Mauro scoprissero, alle prossime elezioni, che molti italiani ritengono la classe politica un insieme di morti viventi. Destra e
sinistra. E centro. Di certo, sono preoccupati che parte del voto di sinistra
vada a Grillo e Di
Pietro.
E
allora, è quanto mai opportuno – soprattutto se non hanno suggerimenti da dare
a Bersani su un modello culturale/sociale
alternativo al berlusconismo che convinca gli italiani a votarlo – che la riforma elettorale che stanno inciuciando i partiti che appoggiano il governo
Monti, consenta al segretario del Pd o al candidato premier che uscirà dalle
primarie, il miracolo della moltiplicazione
dei voti (prendi 2 ma ti
danno un premio che è come se avessi preso 6 se non di più), per gridare
vittoria.
Temo
però che durare cinque anni sia un altro miracolo. Ma come si suol
dire: chi si contenta gode….
Sempre
che..il Pd vinca le elezioni. Cosa non di certa realizzazione neppure con il
supporto di Ezio Mauro e Eugenio
Scalfari. Il fondatore di
Repubblica è un abile analista politico ma non certo un fenomeno
quando deve trarre la sintesi
del cavallo vincente su cui
puntare.
Ogni
riferimento a Walter Veltroni non è puramente casuale. Bersani può toccarsi le
palle…
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