da: Il Fatto Quotidiano – di Andrea Cottone
“Tutto è rintracciabile, anche ciò che si cancella”
Gioacchino Genchi, “l’uomo dei telefoni”, è un’autorità in tema di indagini sui cellulari. Ex consulente delle procure di mezza Italia, per lui Berlusconi coniò la dicitura del “più grande scandalo della Repubblica”. Ma ogni accusa nei suoi confronti è caduta nel nulla ed è stato infine reintegrato in polizia con tanto di rimborso da parte dello Stato. Oggi fa l’avvocato.
Cosa si può ricavare dal telefono sequestrato?
Ormai lo smartphone costituisce la “scatola nera” della nostra vita, possono cogliersi elementi importantissimi per l’accertamento del reale svolgimento dei fatti. Proprio per questo l’immediata acquisizione e l’analisi degli smartphone è fondamentale, specie ove si consideri la volatilità dei dati informatici, come immagini, video, chat e email, che possano essere anche involontariamente alterati.
Perché, secondo lei, non hanno sequestrato subito il telefono di La Russa jr?
In molti casi gli inquirenti procedono solo tempo dopo al sequestro del dispositivo utilizzato dall’indagato quando sono in corso delle intercettazioni telefoniche o quando hanno già acquisito da fonte diversa le informazioni utili alle indagini, come in questo caso ritengo sia accaduto, visto che lo smartphone della ragazza è stato subito consegnato ed esaminato dagli inquirenti. Sequestrando dopo il cellulare dell’indagato è possibile acquisire maggiori informazioni e, in caso di cancellazione o alterazione di quelle pregresse, trarre elementi fondamentali per l’accertamento di eventuali responsabilità. Conosco l’elevata professionalità della Squadra mobile di Milano. In un’indagine, quando si fa una cosa c’è sempre un motivo. Quando non la si fa di motivi spesso ve ne sono almeno due.
I messaggi delle chat sono visibili dal solo telefono?
Si, ma alcuni social network, come Telegram o Instagram e in parte anche WhatsApp, consentono di poter cancellare i messaggi da remoto, anche dopo molto tempo e da dispositivi diversi da quelli sotto sequestro. Si tratta di accertamenti irripetibili, proprio perché occorre estenderli ai contenuti dei backup e dei dati registrati nei server dei social network e non solo (o non più) nei dispositivi.
I dati cancellati possono essere recuperati?
In molti casi, le più moderne tecniche di indagine forense, consentono di recuperare i dati cancellati.
Anche dei messaggi privati inviati tramite Instagram?
A prescindere da quanto può essere stato modificato o lasciato sul server di Instagram, possono esserci tracce. Nella timeline del log possono rimanere tracce delle stringhe della digitazione successivamente cancellate. Oppure si possono rinvenire in precedenti back up del dispositivo.
Perché solo il telefono?
Nei moderni smartphone la sim non è destinata a registrare informazioni diverse da quelle che già si possono trovare nel dispositivo, vale per la rubrica e anche per gli sms. Quindi bene ha fatto la Procura di Milano a non sequestrare la sim, della quale già comunque conosceva il numero, a prescindere dalla circostanza che fosse intestata allo studio legale di cui fa parte il padre dell’indagato, che è anche parlamentare.
Serviva passare dalla giunta delle autorizzazioni?
Lo
smartphone acquisito all’indagine era indubbiamente utilizzato dal giovane La Russa
e non dal padre. In troppi casi parlamentari hanno attivato decine di utenze a
proprio nome dandole in uso a parenti, amici, amanti e collaboratori, pensando
di potere così estendere le garanzie di “immunità telefonica” prevista per i
parlamentari. Questo non è ammissibile e il corretto operato della Procura di
Milano ne è l’ulteriore dimostrazione.
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