Condivido e sottoscrivo…
da: https://www.rockol.it/ - di Mattia Marzi
Diodato gioca in un altro campionato
Non ha il physique du role della popstar, ma classe da vendere: la recensione di "Così speciale".
Un incidente di percorso. Un fortunato incidente di percorso, verrebbe da dire. Detta così può sembrare brutale, ma in fin dei conti la vittoria al Festival di Sanremo con “Fai rumore”, tre anni fa, è stata questo, per Diodato. Un allineamento degli astri che hanno reso una popstar un cantautore che non ha mai avuto esattamente il physique du role della popstar: fa le cose a modo suo, secondo i suoi tempi, senza inseguire mode e tendenze.
Diodato ha sempre giocato in un campionato a parte, sin dall’esordio con “E forse sono pazzo”. Troppo delicato e romantico per entrare nei circuiti della scena cosiddetta “alternativa”, troppo schivo, timido, riservato per sgomitare nella scena pop. Quello che ha continuato a raccontare, in musica, con dischi come “Cosa siamo diventati” e “Che vita meravigliosa”, il cantautore pugliese lo rivendica ora in “Così speciale”, il suo quarto album di inediti, che arriva a trentasette mesi dal trionfo a Sanremo e in qualche modo ne rappresenta una reazione. È un lavoro di forti contrasti sia musicali che tematici, allo stesso tempo romantico e ricco di caos, con ballate e pezzi più movimentati. “Un album con canzoni che hanno come filo conduttore la vita”, dice lui.
Non si è lasciato travolgere dal peso delle aspettative, anche se hanno rischiato di spingerlo a una battistiana impasse (o almeno così sembra ascoltando bene quello che dice nei testi: “E adesso cos’è questa paura che mi chiude in gabbia?”, canta ad esempio in “Così speciale”, il singolo che dà il titolo al disco e che ne ha anticipato l’uscita). Tutt’altro. L’unica “Fai rumore 2.0”, se così possiamo definirla, è la canzone che ha ispirato il titolo dell’album. Una ballata che parte piano e voce ma poi si apre in un crescendo strumentale fortemente emotivo. Per il resto Diodato si diverte a spaziare e a spiazzare. Dall’apertura con fiati quasi mariachi di “Ci vorrebbe un miracolo” all’elettronica di “Che casino”, a volte non sembra neppure di ascoltare un suo disco: nei pezzi di “Così speciale” Diodato riesce a creare un interessante connubio tra il suo stile di scrittura introspettivo, solido e intenso e la ricerca di un suono dinamico e mai prevedibile.
L’album è tutto suonato. Non è una frase fatta. È stato registrato in buona parte in presa diretta, senza ulteriori sovraincisioni, con musicisti in carne ed ossa. Diodato lo sottolinea anche nella cartella stampa. E non per sentirsi migliore dei trapper o dei ragazzini a cui per sentirsi fenomeni basta un pc e un software di composizione musicale con qualche loop pre-impostato. Ma per sentirsi semplicemente diverso: “Mi piace sentire il legno degli strumenti che vibra, le persone”, ha detto il cantautore nella nostra intervista. Prodotto e mixato da Tommaso Colliva, già vincitore di un Grammy con “Drones” dei Muse, che in questi anni ha messo mano ai dischi di - tra gli altri - Calibro 35, Afterhours, Ghemon, l’album vede gli interventi di musicisti come Daniel Plentz e Fabio Rondanini alla batteria, Roberto Dragonetti al basso, Raffaele Scogna al pianoforte, Massimo Martellotta ai sintetizzatori, Carmelo Patti agli archi.
Che guardi al brit rock d’oltremanica di Radiohead e dintorni o alla canzone d’autore francese, il cantautorato di Diodato in “Così speciale” si conferma elegante, ricercato, da outsider. Ne viene fuori un album dalla forte identità sonora, che riesce a passare dall’intimità di un piano e voce ad arrangiamenti più corposi e potenti, che subilimano i concetti espressi nei testi - dal racconto della matassa esistenziale di una mente che cerca di evadere alla ricerca di stimoli sempre nuovi di “Così speciale” alla frustrazione legata ai desideri di “Se mi vuoi” - in una catarsi sonora.
Non avrà il physique du role della popstar, ma Diodato ha classe e talento da vendere.
TRACKLIST
01. Ci vorrebbe un miracolo (03:23)
02. Così speciale (04:15)
03. Ormai non c'eri che tu (03:59)
04. Che casino (02:44)
05. Occhiali da sole (03:57)
06. Buco nero (03:17)
07. Ci dobbiamo incontrare (03:32)
08. Se mi vuoi (03:34)
09. Lasciati andare (03:04)
10.
Vieni a ridere di me (05:02)
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