Tratto
dall’Omelia della Santa Messa per i Migranti
“In questo sesto
anniversario della visita a Lampedusa, il mio pensiero va agli “ultimi” che
ogni giorno gridano al Signore, chiedendo di essere liberati dai mali che li
affliggono. Sono gli ultimi ingannati e abbandonati a morire nel deserto; sono
gli ultimi torturati, abusati e violentati nei campi di detenzione; sono gli
ultimi che sfidano le onde di un mare impietoso; sono gli ultimi lasciati in
campi di un’accoglienza troppo lunga per essere chiamata temporanea. Essi sono
solo alcuni degli ultimi che Gesù ci chiede di amare e rialzare. Purtroppo le
periferie esistenziali delle nostre città sono densamente popolate di persone
scartate, emarginate, oppresse, discriminate, abusate, sfruttate, abbandonate,
povere e sofferenti. Nello spirito delle Beatitudini siamo chiamati a consolare
le loro afflizioni e offrire loro misericordia; a saziare la loro fame e sete
di giustizia; a far sentire loro la paternità premurosa di Dio; a indicare loro
il cammino per il Regno dei Cieli. Sono persone, non si tratta solo di
questioni sociali o migratorie! “Non si tratta solo di migranti!”, nel duplice
senso che i migranti sono prima di tutto persone umane, e che oggi sono il
simbolo di tutti gli scartati della società globalizzata.
Viene spontaneo riprendere l’immagine della
scala di Giacobbe. In Gesù Cristo il collegamento tra la terra e il Cielo è
assicurato e accessibile a tutti. Ma salire i gradini di questa scala richiede
impegno, fatica e grazia. I più deboli e vulnerabili devono essere aiutati. Mi
piace allora pensare che potremmo essere noi quegli angeli che salgono e
scendono, prendendo sottobraccio i piccoli, gli zoppi, gli ammalati, gli
esclusi: gli ultimi, che altrimenti resterebbero indietro e vedrebbero solo le
miserie della terra, senza scorgere già da ora qualche bagliore di Cielo.
Si tratta, fratelli e sorelle, di una
grande responsabilità, dalla quale nessuno si può esimere se vogliamo portare a
compimento la missione di salvezza e liberazione alla quale il Signore stesso
ci ha chiamato a collaborare. So che molti di voi, che sono arrivati solo
qualche mese fa, stanno già aiutando i fratelli e le sorelle che sono giunti in
tempi più recenti. Voglio ringraziarvi per questo bellissimo segno di umanità,
gratitudine e solidarietà.”
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