Pensieri su ciò che ci circonda. Media, politica, attualità, libri, film e quant’altro.
venerdì 28 febbraio 2014
Musica, ‘Made in London’: la crescita musciale di Noemi in un album di qualità (dove il meglio non sono i brani di Sanremo)
In un post di qualche giorno fa (clicca qui) avevo scritto dell’impressione che le due canzoni presentate a Sanremo non
fossero il meglio dell’album. Ho ascoltato i brani un paio di volte. Impressione
confermata.
Mi chiedo chi abbia fatto la scelta dei
pezzi per il Festival. Noemi, da sola o in compartecipazione – come logica
discografica vorrebbe – con la Sony?
Vincere un festival non è fondamentale, ma
visto che ci si va in prossimità dell’uscita di un album, il pezzo per Sanremo
dev’essere rappresentativo, deve attirare l’attenzione e invogliare ad
ascoltare i brani del nuovo lavoro. E’ vero che “Bagnati dal sole” è
radiofonico, ma questa caratteristica, in sé, non significa: andiamo in massa
all’ascolto. Anzi. Il rischio è che ci si fermi lì.
Detto ciò, questo ‘Made in London’ segna
indubbiamente una diversa Noemi. Sicuramente dal punto di vista musicale.
Le recensioni che ho letto sono abbastanza
concordi. Personalmente mi ritrovo, in particolare, con alcune valutazioni
fatte in Rockol. L’autore della recensione definisce le canzoni di Sanremo come
non significative dell’album. Con parole diverse siamo arrivati alla medesima
conclusione. Concordo anche con la
Noemi, album ‘Made in London’: recensione Rockol
da: Rockol
di Pop
Topoi
Noemi è una delle interpreti italiane che negli ultimi anni hanno avuto più fortuna nella lotteria degli autori. Lasciando per un attimo da parte doti vocali e immagine, che di certo influiscono sui risultati, le ottime canzoni che le sono toccate o che ha scelto (tra tutte, "L'amore si odia", "Per tutta la vita", "Sono solo parole", "Vuoto a perdere") sono andate a costruire un piccolo ma solidissimo repertorio in poche stagioni. Col terzo album in studio e il terzo Sanremo, Noemi ha però bisogno di imporsi come un'interprete non solo credibile ma anche contemporanea (un aggettivo molto caro a questo festival). I collaboratori stranieri e il viaggio all'estero sottolineano un cambiamento necessario e permettono di promuovere quest'album classificandolo come "di ricerca" o usando definizioni artificiose come "sound di Londra". Premesso che il sound di Londra, ammesso che esista, oggi andrebbe cercato nei territori di Rudimental o Katy B (e di certo non si cattura con un biglietto Ryanair), "Made in London" è un album convincente e molto curato. Lo si intuisce già dal progetto grafico del sempre bravo Paolo De Francesco, lo si capisce già sulle prime note di "Acciaio". È una Noemi nuova, più aggressiva e più sicura malgrado testi in italiano ancora un po' ingenui e la pronuncia imperfetta in quelli inglesi.
Noemi è una delle interpreti italiane che negli ultimi anni hanno avuto più fortuna nella lotteria degli autori. Lasciando per un attimo da parte doti vocali e immagine, che di certo influiscono sui risultati, le ottime canzoni che le sono toccate o che ha scelto (tra tutte, "L'amore si odia", "Per tutta la vita", "Sono solo parole", "Vuoto a perdere") sono andate a costruire un piccolo ma solidissimo repertorio in poche stagioni. Col terzo album in studio e il terzo Sanremo, Noemi ha però bisogno di imporsi come un'interprete non solo credibile ma anche contemporanea (un aggettivo molto caro a questo festival). I collaboratori stranieri e il viaggio all'estero sottolineano un cambiamento necessario e permettono di promuovere quest'album classificandolo come "di ricerca" o usando definizioni artificiose come "sound di Londra". Premesso che il sound di Londra, ammesso che esista, oggi andrebbe cercato nei territori di Rudimental o Katy B (e di certo non si cattura con un biglietto Ryanair), "Made in London" è un album convincente e molto curato. Lo si intuisce già dal progetto grafico del sempre bravo Paolo De Francesco, lo si capisce già sulle prime note di "Acciaio". È una Noemi nuova, più aggressiva e più sicura malgrado testi in italiano ancora un po' ingenui e la pronuncia imperfetta in quelli inglesi.
Innanzitutto, stupisce che le canzoni sanremesi "Un uomo è un albero" e
"Bagnati dal sole" non siano molto rappresentative dell'album. La
prima, ricca di ottoni, era quella che aveva più senso proporre con un'orchestra,
ma quel testo un po’ rétro (e un po' hippie) forse non ha fatto centro; la
seconda, meno originale nella struttura e nei suoni ma più trascinante (Noemi è
riuscita nella difficile impresa di fare battere le mani a tempo alla platea
dell'Ariston), continua a crescere dopo la tiepida accoglienza del pubblico al
televoto, e i passaggi radiofonici che va accumulando ne sono la prova.
È apprezzabile che la cantante si sia
presentata con due brani carichi di ottimismo sul palco delle pene d'amore per
eccellenza, ma l'album offriva opzioni
migliori oltreché più immediate: "Se
tu fossi qui" e "Alba" sono ballate classiche ma molto
suggestive, "Sempre in
viaggio" e "Don't get me wrong" potevano essere due buone
scelte uptempo e avrebbero comunque rappresentato una rottura per Noemi
("Don't get me wrong", che parte con un'introduzione coldplayana e si
chiude con qualche azzeccato accenno di elettronica, si avvale della
collaborazione di Dimitri Tikovoi, il produttore che, tra le altre cose, cambiò
il sound dei Placebo).
Ci sono momenti più deboli, come l'esperimento in inglese "Passenger" (scritta da Jamie Hartman, autore che spazia da Christina Aguilera ai Westlife: non proprio una garanzia) e "Tutto l'oro del mondo" (firmata dall'ex compagno di X Factor Daniele Magro), ma nel complesso "Made in London" rappresenta una svolta per nulla scontata per Noemi. E, per ambizione e coraggio, spazza via tutti i dischi incisi nell'ultimo anno dalle sue colleghe senza cognome.
Ci sono momenti più deboli, come l'esperimento in inglese "Passenger" (scritta da Jamie Hartman, autore che spazia da Christina Aguilera ai Westlife: non proprio una garanzia) e "Tutto l'oro del mondo" (firmata dall'ex compagno di X Factor Daniele Magro), ma nel complesso "Made in London" rappresenta una svolta per nulla scontata per Noemi. E, per ambizione e coraggio, spazza via tutti i dischi incisi nell'ultimo anno dalle sue colleghe senza cognome.
TRACKLIST:
Acciaio
Sempre in viaggio
Passenger
Se tu fossi qui
Se tu fossi qui
Don't get me
wrong
Bagnati dal
sole
Tutto l'oro del mondo
Per cosa vivere
Un fiore in una scatola
Un uomo è un albero
Alba
Decreto Bankitalia: Bruxelles chiede chiarimenti
da: Il Sole 24 Ore
Rivalutazione
Bankitalia, Bruxelles chiede chiarimenti sulla legge
di Laura
Serafini
Un nuovo fronte incandescente si apre per
il neo governo guidato da Matteo Renzi. La Commissione europea ha confermato
l'invio al ministero dell'Economia di una lettera con una richiesta di
chiarimenti sulla legge con la quale è stata disposta la rivalutazione delle
quote della Banca d'Italia, operazione che nelle scorse settimane aveva
infuocato il dibattito politico con la strenua opposizione del Movimento 5
stelle. Bruxelles è uscita allo scoperto dopo le indiscrezioni pubblicate sulla
stampa italiana.
La Commissione Ue ha chiesto alle autorità
italiane maggiori informazioni sul decreto legge del 30 novembre 2013 che
introduce cambiamenti nel capitale e negli azionisti di Bankitalia, per
valutare se contiene aiuti di Stato ad alcune banche» ha fatto sapere in
mattinata l'antitrust Ue, spiegando che per ora è solo una richiesta di
chiarimenti. Nel frattempo anche fonti del ministero dell'Economia hanno
confermato l'arrivo della lettera, precisando che il nuovo ministro Pier Carlo
Padoan «sta ora valutando la missiva».
Mostre, Palazzo dei Diamanti a Ferrara: Henri Matisse
da: Lettera 43
Henri
Matisse in mostra a Ferrara
Ha
cambiato il corso dell’arte del Novecento. Con la vitalità dei suoi colori. E
l’ossessione per la figura femminile. Ora Palazzo dei Diamanti ne celebra il
genio. Fino al 15 giugno.
Gustave Moreau disse un giorno al giovane
Henri Matisse, allora studente alla Scuola di Arti decorative di Parigi: «Voi
riuscirete a semplificare la pittura».
Il tempo avrebbe dato ragione al maestro,
che ebbe il merito di indirizzare l’allievo allo studio dei classici, pur
lasciandolo libero di seguire la sua indole.
Innamorato del colore, rivoluzionario nella
rappresentazione dei piani e delle superfici, Matisse mise al centro della sua
arte la rappresentazione della figura, quella femminile in primis, a cui dedicò
tutta la vita, in una sperimentazione incessante attraverso tecniche diverse. I
punti cardine della sua arte sono al centro della mostra Matisse, la figura. La
forza della linea, l’emozione del colore, a Palazzo dei Diamanti di Ferrara dal
22 febbraio al 15 giugno (tutti i giorni, compresi festivi: 9-19. Per info:
http://www.palazzodiamanti.it/1203).
Decreto Bankitalia: le fesserie di Giuseppe Piero Grillo…
da: Il Fatto Quotidiano
Il
Decreto Bankitalia non è un furto agli italiani
di Bruno
Tinti
Incollo qui di seguito un (lungo) post
del mio amico Antonio Carlucci.
E’ una persona molto intelligente e
informata e – soprattutto – persona che, prima di parlare, pensa e si
documenta.
La rete non è il posto migliore per
chiedere riflessione e obiettività; ma, hai visto mai, qualcuno potrebbe
comprendere la differenza tra informazione e propaganda.
Girano in rete affermazioni, filmati,
servizi tv, articoli dove da semplici cittadini, da giornalisti, da conduttori
di talk show, da influencer sconosciuti vengono asserite terribili verità e
terribili conseguenze a seguito del decreto Banca d’Italia.
Il decreto era lì da tre mesi e tutti
questi esperti se ne sono accorti solo ora, a seguito delle chiassate dei M5S
che, per tre mesi, evidentemente, neanche sapevano che esistesse, sennò si
sarebbero attivati in tempo per opporsi e spiegare le loro ragioni, visto che
al Senato, dove è stato approvato senza colpo ferire, i numeri della
maggioranza di governo sono estremamente scarni e facilmente attaccabili.
giovedì 27 febbraio 2014
Marco Antonio Matteo Renzi: “farò una riforma al mese”..e io faccio una previsione
Azzardo una previsione. Poiché non
sono Otelma Casaleggio, che prevede il futuro, sa quando finirà il mondo, da
quando si voterà solo on line, ecc.., ci sono parecchie possibilità che mi
sbagli. Cosa che non mi dispiacerebbe affatto.
Renzi presenterà ogni
mese un decreto legge o disegno di legge sui temi che ha enunciato. La stampa
“compiacente” - quotidiani e tg - farà da cassa di risonanza con titoli
“fuorvianti” che indurranno l’opinione pubblica a credere che le riforme siano
entrate in vigore (salvo poi chiedersi nel tempo: “ma non avevano detto che…”ma, come, non era stato approvato?...e
via dicendo).
I decreti legge o
disegni di legge, come sancito dalla Costituzione, finiranno in Parlamento che
dovrà approvarli, convertirli in legge.
Con gli attuali meccanismi
parlamentari, i decreti legge e/o disegni di legge del governo Napolitano
III-Renzicchio I, ufficialmente esecutivo di Matteo Renzi, si areneranno. L’opinione pubblica che non segue con costanza o non
conosce le prerogative del potere esecutivo (governo) e del potere legislativo
(Camera e Senato), penserà che le riforme siano state attuate. Saranno
invece abortite tra una commissione e l’altra, tra migliaia di emendamenti.
Milano, inquinamento: “Lo smog di serie B dimenticato dal Comune”
da: Il
Fatto Quotidiano
Lo smog di serie B dimenticato dal Comune di Milano
di Davide D’Antoni
Come andare in apnea.
Prendere una grossa boccata d’ossigeno e poi andar giù negli abissi della città
di Milano fino alla banchina della metropolitana. Pochi metri di profondità e
si trova l’aria più inquinata d’Italia. I numeri sono impressionanti e sono
stati certificati
dall’Arpa Lombardia in uno studio pubblicato 1 anno fa (complimenti ai ricercatori dell’Arpa per l’accuratezza
dei risultati e la vasta campionatura adottata).
Ecco i risultati. Nel periodo 23 marzo – 2 aprile la media
del pm10 rilevata in superficie (centralina Verziere) è stata di 38
microgrammi per metro cubo, nelle banchine delle fermate Piola 187, Cadorna
105, Duomo (linea rossa) 182, Porta Venezia 108, Duomo (linea gialla) 264,
Crocetta 283. Proprio quest’ultima è la stazione dove si trovano gli accumuli
più alti con punte di 327 microgrammi, 10 volte in più dell’esterno. Ruote,
freni e binari contribuiscono a produrre fino al 73% del pm10 accumulato.
All’esterno il vento e la pioggia disperdono gli inquinanti, nell’ambiente
chiuso delle metropolitane no.
Marco Travaglio: “Peccatori e verginelle”
da: Il
Fatto Quotidiano
Diciamo subito che espellere quattro senatori perché
dissentono dalle scelte del loro movimento, dei loro leader e della
maggioranza dei loro gruppi parlamentari, ma senza aver violato la cosiddetta
“disciplina di partito” (o di non-partito), è una pratica assurda e antidemocratica, anche se è stata votata a maggioranza e ratificata dagli iscritti
al blog di Grillo. E, se anche fosse vero che è prevista dal regolamento o dal
non-statuto che dir si voglia, vorrebbe dire che è sbagliato e antidemocratico
il regolamento, o il non-statuto che dir si voglia.
Lo scrivemmo quando
toccò alla senatrice Gambaro e lo ripetiamo a proposito dei senatori Battista,
Bocchino, Campanella e Orellana. Se Grillo e Casaleggio hanno un po’ di sale in
zucca, dovrebbero riunirsi con gli eletti e scrivere un altro non-statuto, più
elastico e meno autolesionista, riaprendo le porte agli espulsi per “reato di
opinione”. E, se gli eletti hanno un po’ di sale in zucca, dovrebbero chiamare
i due leader a Roma e pretenderlo.
È trascorso un anno da
quando i 5Stelle entrarono in Parlamento con 163 rappresentanti, sicuramente troppi per la gracile struttura di un movimento
Media: le alternative a Whatsapp
da: Lettera 43
Whatsapp,
le alternative all'app di Facebook che tutelano la privacy
Ceduta
a Zuckerberg è finita offline. E temendo gli hacker, gli utenti sono scappati.
Scegliendo altre chat. Come Telegram.
Rivali di Whatsapp crescono. All'indomani
dell'acquisto del servizio di messaggi da parte di Facebook e del pesante
blackout del 22 e 23 febbraio, altre piattaforme di comunicazione hanno
iniziato a minare il 'monopolio' della messaggeria istantanea made in Usa.
Per esempio molti utenti hanno deciso di
utilizzare Telegram Messenger, app che permette di scambiarsi messaggi criptati
e che si autodistruggono dopo un determinato periodo di tempo.
LA SCALATA DI TELEGRAM. Con lo scandalo
Datagate che ha allarmato tutti gli utenti di smartphone e web e in una società
costretta a vivere con la paura costante di essere spiati, Telegram Messenger
in poco tempo ha scalato le classifiche delle app più scaricate. Tanto che se
Jan Koum, l'amministratore delegato di Whatsup, ha spiegato che la sua creatura
continua a macinare nuovi utenti (ha parlato di 15 milioni di nuovi clienti
dopo la cessione a Facebook), in
Movimento 5 Stelle: tra espulsioni e probabili scissioni
Litigi
& Scissioni, fine della diversità grillina
Correnti,
faide interne e cavilli regolamentari. Al Senato la resa dei conti: «Siamo
stravolti»
di Marco
Fattorini e Marco Sarti
Correnti, scissioni, faide interne e
minoranze che promettono battaglia. C’era una volta il grillismo. Oggi il
Movimento Cinque Stelle scopre di essere un partito a tutti gli effetti. A far
deflagrare lo psicodramma collettivo è l’espulsione di quattro senatori. «Dopo
svariate segnalazioni dal territorio di ragazzi, di attivisti, che dicevano che
Battista, Bocchino, Campanella e Orellana si vedevano poco e male - scrive
Beppe Grillo sul suo blog - i parlamentari del M5S hanno fatto un’assemblea
congiunta decidendo l’espulsione dei suddetti senatori». Alle 19 di ieri gli
iscritti al Movimento hanno votato in Rete e deciso l’espulsione di tutti e
quattro i senatori: 29.883 sì contro 13.485 no.
Intanto il M5S si scopre partito. Attorno
ai quattro dissidenti si coalizza una corrente di critici. Sul tavolo vengono
messe le dimissioni di altri sei parlamentari. Nel pomeriggio i senatori
pentastellati si incontrano nell’aula della commissione Esteri di Palazzo
Madama per fare il punto della situazione. Le urla
mercoledì 26 febbraio 2014
Marco Travaglio: “Ma ci è o ci fa”
da: Il Fatto Quotidiano
È straordinaria la capacità della politica
e della stampa al seguito di concentrarsi sulle scemenze per non affrontare le
cose serie. Ora, per esempio, pare che i peccati mortali di Renzi davanti alle
Camere siano la prolissità dei discorsi, le mani in tasca, l’omesso Mezzogiorno
e soprattutto i mancati salamelecchi a Sua Maestà re Giorgio I e II. In realtà
– visti i danni o il nulla combinati dai suoi predecessori nel pieno rispetto
del galateo formale, delle promesse parolaie al Sud, ma anche al Nord, ai giovani,
agli anziani, le donne, i bambini e i signori di mezza età, con scappellamenti
continui all’indirizzo del Colle – di questi stantii rituali possiamo
tranquillamente infischiarci.
Le questioni che restano aperte dopo il
doppio passaggio del premier alle Camere sono ben altre e ben più serie, tanto
da suscitare un dilemma inquietante: o Renzi è un genio incompreso che
dissimula abilmente le sue virtù salvifiche, oppure è il più grande bluff mai
visto nella pur ricca tradizione italiana. Cerchiamo di spiegare il perché.
1) Il famoso “foglio excel” con il
cronoprogramma dettagliato del suo governo che aspira a durare quattro anni e
con le relative cifre di copertura finanziaria per le sue promesse da 100
miliardi di euro mal contati, dov’è?
Rai1, la fiction che piace: Braccialetti Rossi
da: Cadoinpiedi
Braccialetti
Rossi, ascolti da record per la fiction tv
L'Italia conquistata dalla storia tratta
dall'omonimo lavoro di Albert Espinosa pubblicato in Italia da Salani. Nella
puntata del 23 febbraio la media di pubblico è cresciuta di quasi 500 mila
spettatori, per uno share del 24,84%.
È il fenomeno televisivo della stagione:
"Braccialetti Rossi" continua a macinare ascolti domenica dopo
domenica. Nella puntata del 23 febbraio la media di pubblico è cresciuta di
quasi 500 mila spettatori rispetto alla scorsa settimana,
raggiungendo 6.733.000 telespettatori per uno share del 24,84%. Le
storie dei ragazzi che hanno appassionato il pubblico televisivo e telematico
nelle scorse settimane continuano dunque ad attirare anche spettatori che non
hanno seguito le prime puntate.
LA SERIE TRATTA DAL LIBRO DI ESPINOSA Tutto merito del tam tam nato sulla rete intorno alla straordinaria storia di un gruppo di ragazzini ammalati di cancro che in ospedale affrontano la vita con tanta forza d'animo e allegria, un racconto in parte autobiografico, tratto dall'omonimo libro Braccialetti Rossi (Salani, 2014) di Albert Espinosa (leggi l'intervista).
Fiducia alla Camera: scambio di “pizzini” (alla Camera) tra Marco Antonio Matteo Renzi e Luigi Di Maio (M5S)
Nell’era
tecnologica, dei cinguettii e delle pagine di facebook, Marco Antonio Matteo
Renzi manda dei “pizzini” a Luigi Di Maio nell’aula della Camera. Che gli
risponde.
Renzi: Scusa l'ingenuità, caro Luigi. Ma
voi fate sempre così? Io mi ero fatto l'idea che su alcuni temi potessimo
davvero confrontarci. Ma è così oggi per esigenze di comunicazione o è SEMPRE
così ed è impossibile confrontarsi? Giusto per capire. Sul serio, senza alcuna
polemica. Buon lavoro. Matteo Renzi".
Di
Maio a Renzi: “Ciao,
1) Guida al regolamento: i banchi del governo devono essere liberi da deputati
quando qualcuno parla in Aula. Il governo è tenuto ad ascoltare i deputati. La
Boldrini doveva richiamare la Polverini. Non lo ha fatto. 2) Forse non è chiaro
che in un anno abbiamo visto di tutto. Abbiamo visto la tua maggioranza votare
in 10 mesi: - 2,5 miliardi di euro di condono alle slot machine - 7,5 miliardi
di euro alle banche - 50 miliardi di euro per gli F-35. Che ti aspettavi gli
applausi? Luigi Di Maio".
martedì 25 febbraio 2014
Barbara Spinelli: “Il potere e il virus del tradimento”
da: Il Fatto Quotidiano
È
fatale: una volta che hai scelto Tony Blair come modello, per forza approdi al
tradimento. Tradimento della sinistra e dell’Europa che pretendi
risuscitare, tradimento di promesse fatte nelle primarie o nei congressi.
Non dimentichiamo il nomignolo che fu dato
al leader laburista, negli anni della guerra in Iraq: lo chiamarono il “poodle
di Bush jr”, il barboncino-lacchè sempre scodinzolante davanti alla finte
vittorie annunciate dal boss d’oltre Atlantico.
Non dimentichiamo, noi che ci siamo
imbarcati nel bastimento della Lista Tsipras, come Blair lavorò, di lena, per
distruggere il poco di Unione europea che esisteva e il poco che si voleva
cambiare.
Fu lui a non volere che il Trattato di
Lisbona divenisse una vera Costituzione, di quelle che cominciano, come la
Carta degli Stati Uniti, con le parole: “Noi, il popolo…”.
Fu lui che si oppose a ogni piano di
maggiore solidarietà dell’Unione, e rifiutò ogni progetto di un’Europa
politica, che controbilanciasse il potere solo economico esercitato dai mercati
e in modo speciale dalla City.
Stefano Feltri: “Debiti di Stato, fisco e scuole, 100 miliardi di promesse"
da: il Fatto Quotidiano
Riciclato
il programma economico di Letta con pochi numeri precisi dietro gli annunci.
Parla di un “cambio radicale delle
politiche economiche”, ma il presidente del Consiglio Matteo Renzi non spiega
come. Nel suo discorso al Senato non c’è l’annuncio della revisione
dell’aliquota sui rendimenti dei titoli di Stato, evocato da Graziano Delrio
domenica, non c’è l’annuncio esplicito di sfondare il vincolo europeo del 3 per
rapporto tra deficit e Pil, nessun accenno alle grandi storie aziendali
(Electrolux, Telecom, Monte Paschi, Fiat) mancano numeri precisi e – ma questo
è un classico dei discorsi di insediamento – ogni riferimento alle coperture
necessarie per mantenere le promesse.
Il discorso al Senato di Renzi parla del
Pil perso, nove punti tra 2008 e 2013 “mentre qualcuno si divertiva”, della
disoccupazione al 12,6 per cento, “sono i numeri di un tracollo”. Ma le
risposte che offre Renzi a questo disastro sono le stesse di cui hanno parlato
gli ultimi due premier, Enrico Letta e Mario Monti. Il primo punto del
programma è “lo sblocco totale, non parziale, dei debiti della Pubblica amministrazione
attraverso un diverso utilizzo della Cassa depositi
Cinema: ’12 anni schiavo’ e ‘The Square’
da: Il Sole 24 Ore
Emoziona
«12 anni schiavo» di Steve McQueen e scuote «The Square» di Jehane Noujaim
di Andrea
Chimento
Profumo di Oscar nelle sale italiane: tra
le uscite svetta «12 anni schiavo» che, forte di 9 nomination, è uno dei grandi
favoriti nella corsa ai prossimi Academy Awards. In lizza per le prestigiose
statuette anche lo sconvolgente documentario «The Square», diretto
dall'egiziana Jehane Noujaim. In seconda fila, da segnalare due commedie:
«Saving Mr. Banks» di John Lee Hancock e «The Lego Movie» di Phil Lord e
Christopher Miller.
Indubbiamente, il film più atteso e
importante è «12 anni schiavo» di
Steve McQueen.
Tratta da una storia vera, la pellicola è
ispirata alle memorie di Solomon Northup, uomo di colore nato libero e
successivamente ridotto in schiavitù negli Stati Uniti di metà ‘800.
Vincitore del Golden Globe per il miglior
lungometraggio drammatico, «12 anni schiavo» è un film che dimostra ancora una
volta lo straordinario talento di
Governo Napolitano III-Renzicchio I: Marco Antonio Matteo Renzi al Senato per la fiducia
da: Lettera 43
Governo
Renzi, l'agenda del premier
Molte
parole. Ma anche programmi precisi. Dai debiti Pa al taglio del cuneo e scuola. Il
piano di Matteo vale 100 mld.
di Gabriella
Colarusso
Nessun canovaccio, addio ghost writer.
Parla a braccio, il presidente del Consiglio Matteo Renzi, nel suo
primo discorso al parlamento. Sessantotto minuti di fila - qualche senatore
sbadigliava, i giornalisti si annoiavano, i più smaliziati già commentavano via
social network il primo “flop” del nuovo premier - e tiene dentro un po' di
tutto: la scuola e l'Europa, l'innovazione digitale che non c'è e il cuneo
fiscale da tagliare, le inefficienze della pubblica amministrazione, della
giustizia, della burocrazia.
DISCORSO DA SINDACO. Un discorso da
sindaco, concreto. Ma che a molti è apparso piatto e non all'altezza del
contesto e del ruolo, privo del necessario spessore programmatico e culturale.
lunedì 24 febbraio 2014
Rai, il fattore ‘F’: Grillo sbaglia, il “buonista” Fazio fa guadagnare la Rai
Grillo
sbaglia: il buonista Fazio fa guadagnare la Rai
Per
ogni euro speso per pagare il conduttore, Rai 3 ne guadagna dieci. L’effetto su
editoria e film
di Antonio
Vanuzzo
Dopo Matteo Renzi,il più odiato da Beppe
Grillo è lui. Fabio Fazio, conduttore di Che tempo che fa? e del Festival di
Sanremo, stipendio pari a 5,4 milioni di euro a stagione per il triennio
2014-2017 più 600mila per presentare la storica kermesse della canzone d’autore
italiana. Tanto? In termini assoluti sì. Eppure, per ogni euro che viale
Mazzini spende per remunerare l’ex frontman di Quelli che il calcio, il
servizio pubblico ne guadagna dieci.
È il “fattore F”. Dia fastidio o meno il
suo piglio perbenista di sinistra, il conduttore ligure – e la Endemol che
produce lo show – ha di fatto creato una filiera. Gli addetti ai lavori delle
case editrici riconoscono l’effetto benefico in termini di vendite delle
interviste agli autori su Rai 3, anche se misurarle numericamente è impresa
ardua. Eppure, ad un’osservazione empirica il fattore F non è affatto una
leggenda, come racconta a Linkiesta un dipendente della libreria Il Trittico
del quartiere Sant’Ambrogio, a Milano, che spiega come i clienti che chiedono
espressamente «quel libro di cui ha parlato Fazio ieri sera» siano sempre di
più.
Marco Travaglio: “Il Vangelo secondo Matteo”
da: Il Fatto Quotidiano
Il governo delle facce nuove” (La Stampa).
“Più donne e giovani” (Corriere). “La nuova generazione”, “Le signore della
competenza” (la Repubblica). “I due partiti maggiori… stanno compiendo un atto
coraggioso. Sanno che per loro questa è l’ultima chiamata. Sanno che non
possono fallire” (Pigi Battista, Corriere). “Questa è l’ultima spiaggia della
Penisola: più in là c’è solo il mare in tempesta e un azzardo pericoloso…
L’Italia ha voglia di novità. È primavera: bisogna cambiare aria nelle stanze e
nel cervello” (Beppe Severgnini, Corriere). “L’Italia, paese considerato
gerontocratico, fa un salto in avanti inatteso e si colloca all’avanguardia in
Europa” (Aldo Cazzullo, Corriere). “Il risultato corrisponde pienamente
all’impegno preso… con una presenza femminile mai verificata prima… Se i fatti
corrisponderanno alle parole molte sofferenze saranno lenite e molte speranze
riaccese” (Eugenio Scalfari, Repubblica). Ecco, questi erano i commenti di
dieci mesi fa sul governo Letta.
Viceversa, ecco quelli sul Renzicchio.
“Giovani e donne: nasce il Renzi-1” (Sole-24 ore). “Un governo giovane e di
donne” (l’Unità). “Giovani e donne, il governo Renzi” (La Stampa). Negli
editoriali, oltre al concetto di ultima spiaggia già usati per Monti e Letta,
si nota lo sforzo sovrumano di rendere credibile l’excusatio
L’Amaca di Michele Serra
da: la Repubblica
Se fossi consulente all’immagine di Matteo
Renzi gli suggerirei di sorridere un poco meno e gongolare solo a tratti,
perché la sua troppo evidente contentezza di governare rischia di urtare lo
stato d’animo prevalente nel Paese: che non è di letizia. Per giunta, nel
continuo sfoggio di se stesso cui è costretto un uomo pubblico, abusare di
sorrisi, battutine e piacionerie conduce inevitabilmente al paragone con il più
inesausto piacione di tutti i tempi, che è Berlusconi. Paragone del tutto
infausto per almeno i due terzi dell’elettorato di Renzi, ai quali il solo
sospetto che il renzismo possa essere un derivato del berlusconismo mette i
brividi.
Si intende che l’ottimismo, specie di
questi tempi, è un bene prezioso; che un’espressione lugubre, un sembiante
depresso non sono opportuni, specie in una persona chiamata ad incarnare
istituzionalmente le buone intenzioni: ma troppo smalto stona perfino sulle
unghie. Usciamo da un ventennio al tempo stesso ingenuo e burino, dove mostrare
la dentiera alle telecamere e dire «guardate quanto sono figo» pareva l’essenza
stessa della politica. Visto che lei parla sempre di futuro ci aiuti, gentile
Matteo, a uscire dal passato.
Salvatore Cannavò e Stefano Feltri: “La rete d’affati delle coop (Tav, Eataly…) è al Lavoro”
da: Il Fatto Quotidiano
C’erano molte ragioni per nominare Giuliano
Poletti ministro del Lavoro. Ma ce n’erano anche tante per non farlo: come
presidente dell’Alleanza della cooperative (Coop rosse più coop bianche) e
storico presidente della Lega coop nazionale è il terminale di un intreccio
imprenditoriale e politico che, a voler essere rigorosi sui potenziali
conflitti di interesse, praticamente gli impedirebbe di toccare qualunque
dossier. Perché la rete delle Coop arriva ovunque: per esempio c’è Obiettivo
Lavoro, un’agenzia di servizi per il lavoro creata nel 1997 dalle larghe intese
tra Coop e Compagnia delle opere (Comunione e liberazione).
Ma le cooperative di cui lui è stato per
anni il più alto rappresentante con la Compagnia delle opere si dividono anche
gli appalti per Expo 2015 a Milano e alcuni dei grandi colossi cooperativi
delle costruzioni sono attivi in progetti ad alta sensibilità politica, come la
Cmc di Ravenna che si occupa dei tunnel Tav Torino-Lione. Per passare dal
macro al micro, tre grandi coop di consumo (Liguria, la piemontese Nova coop e
Coop Adriatica) sono socie di Eataly distribuzione, una delle parti del gruppo
alimentare di Oscar Farinetti, imprenditore molto vicino a Matteo Renzi. E con
Eataly le coop collaborando in tante librerie, tra letteratura e
gastronomia.
Ucraina: Timoshenko libera, Ianukovic in fuga, una crisi economica da affrontare
da: Lettera 43
Ucraina,
il Paese cerca di superare la crisi politica ed economica
Si
apre la transizione. Timoshenko libera. Il braccio destro Turcinov
presidente ad interim. E il partito di Yanukovich lo scarica:
«Responsabile dei morti, ha tradito il Paese». Mentre la sua villa torna allo
Stato.
Lo zar è caduto e i fedelissimi gli hanno
subito voltato le spalle. A un giorno dalla fuga del presidente ucraino
Viktor Ianukovich all'Est e dalla liberazione dell'oppositrice Iulia
Timoshenko, il partito delle Regioni dell'ormai ex capo dello Stato ha
scaricato il suo leader indicando lui e i suoi più stretti collaboratori come
«responsabili» delle violenze di Kiev in cui, tra agenti e insorti, sono morte
almeno 82 persone e 645 sono rimaste ferite.
Nelle piazze e nelle strade della capitale ucraina si prova faticosamente a voltare pagina. E nei suoi palazzi oppositori e dirigenti di un tempo si scambiano i ruoli. I simboli cadono, il potere sta cambiando di mano e a quanto pare tutti vogliono essere pronti alla transizione. Che non si preannuncia facile né politicamente né economicamente. Anche se dal G20 di Sidney la numero uno dell'Fmi, Christine Lagarde, si è detta pronta a offrire fondi alle casse vuote della nazione finita sull'orlo della guerra civile.
Nelle piazze e nelle strade della capitale ucraina si prova faticosamente a voltare pagina. E nei suoi palazzi oppositori e dirigenti di un tempo si scambiano i ruoli. I simboli cadono, il potere sta cambiando di mano e a quanto pare tutti vogliono essere pronti alla transizione. Che non si preannuncia facile né politicamente né economicamente. Anche se dal G20 di Sidney la numero uno dell'Fmi, Christine Lagarde, si è detta pronta a offrire fondi alle casse vuote della nazione finita sull'orlo della guerra civile.
domenica 23 febbraio 2014
Sanremo 2014: vince Arisa con ‘Controvento’
Arisa ha vinto il Festival di Sanremo 2014 con ‘Controvento’. Al secondo Raphael Gualazzi e The Bloody Beetroots con ‘Liberi o no’. Terzo classificato Renzo Rubino con ‘Ora’ che si aggiudica anche il premio della critica come miglior arrangiamento. Il premo della Sala Stampa Radio Tv Web ‘Lucio Dalla’ va ai Perturbazone con ‘L'unica’. Cristiano De Andrè vince il premio 'Mia Martini' e il Premio 'Bardotti' come miglior testo con ‘Invisibili’.
sabato 22 febbraio 2014
Sanremo 2014, serata finale: Noemi, ‘Bagnati dal sole’…si merita molto di più del nono posto
@noemiofficial con più ascolti mi è entrata in testa.Anche se preferisco altri brani dell'album, deve stare tra i primi posti in classifica
— Dany (@eppursimuove8) 22 Febbraio 2014
Sanremo 2014: serata finale, gara e ospiti
da: Tvblog
Sanremo
2014, serata finale: cantanti in gara e ospiti. Chi vincerà?
Il
regolamento della finale
Il sistema di votazione adottato per
stabilire la classifica parziale delle canzoni in gara prevede un 25% derivante
dal televoto, un 25% dalla classifica parziale elaborata alla fine delle
esibizioni di giovedì e un 50% deciso dalla Giuria di Qualità, presieduta da
Paolo Virzì e composta da Paolo Jannacci, Silvia Avallone, Piero Maranghi, Aldo
Nove, Lucia Ocone, Silvio Orlando, Giorgia Surina, Rocco Tanica e Anna Tifu.
Le prime tre canzoni classificate
saranno sottoposte a un’ultima votazione: resettati i televoti precedenti, si
procederà a un nuovo televoto e l’ordine del podio sarà stabilito al 50% dai
telespettatori e al 50% dalla Giuria di Qualità. Nel caso di perfetto al quarto
decimale sarà il Presidente di Giuria a stabilire il vincitore. In pratica non
si ammette un ex-aequo.
I
pronostici della finale
E vediamo la classifica parziale derivata
dal televoto di giovedì, che tante proteste ha suscitato all’Ariston:
Chi ha posto un veto su Nicola Gratteri ministro della Giustizia è un deficiente o un farabutto
Nicola Gratteri è procuratore aggiunto
della Repubblica presso il tribunale di Reggio Calabria. Per il suo impegno
contro la criminalità organizzata calabrese, vive da molti anni sotto scorta.
Qualche anno fa, nella piana di Gioia Tauro, fu scoperto un asernale di armi da
utillizzare per un attentato alla sua persona.
Oltre a ciò, di Nicola Gratteri ricordo, in
particolare, le sue idee e le sue proposte su come cambiare la macchina della
giustizia. Uno dei pochi magistrati non malato di visibilità – diversamente dagli
Ingroia, De Magistris (ora sindaco di Napoli) e Woodcock – competente sulla
questione fondamentale: come dovrebbe essere, per funzionare, la macchina della
giustizia.
Quindi, ribadisco quanto scritto nel
titolo: chi ha posto un veto alla sua nomina- sia egli Napolitano o Alfano o
Berlusconi o chiunque altro -, è un deficiente o un farabutto. O entrambe le
cose.
Di certo, chi ha lo eliminato dalla lista
dei ministri dovrebbe provare una
Marco Travaglio: “Il Renzicchio”
“Ora mi gioco la faccia”, ha detto Renzi. Già fatto.
da: Il Fatto Quotidiano
Bando alle ciance sul premier più giovane e
sul governo più rosa della storia italiana. Chissenefrega della propaganda: il
governo Letta vantava il record dell’età media più bassa, infatti è durato meno
di una gravidanza. Fino a oggi avevamo concesso a Matteo Renzi – come sempre
facciamo, senza preconcetti – il sacrosanto diritto di fare le sue scelte prima
di essere giudicato. Ora che le ha fatte possiamo tranquillamente dire che il suo governicchio è un Letta-bis, cioè un
Napolitano-ter che potrebbe addirittura riuscire nell’ardua impresa di far
rimpiangere quelli che l’hanno preceduto.
Già la lista con cui è entrato al Quirinale presentava poche novità vere, anzi una sola: quella del magistrato antimafia Nicola Gratteri alla Giustizia. Quella che ne
è uscita dopo due ore e mezza di
cancellature a opera di Napolitano è un brodino
di pollo lesso che delude anche le più tiepide aspettative di svolta. E il
fatto che la scure di Sua Maestà si
sia abbattuta proprio su Gratteri la
dice lunga sul livello di non detto dei patti inconfessabili che Renzi ha
voluto o dovuto stringere col partito trasversale del Gattopardo.
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