La
seconda parte della conferenza stampa con le domande dei giornalisti è
disponibile qui.
"Al Presidente della Repubblica
Italiana,
ho chiesto questo incontro, di cui la
ringrazio per la sollecitudine, per esprimerle direttamente le mie
preoccupazioni sulla situazione economica, sociale e politica del Paese
convinto che misure urgenti e straordinarie, pari a quelle di un’economia
di guerra, non possano più aspettare oltre, neppure un giorno.
L’Italia si avvia verso la catastrofe. Chi è oggi al governo del Paese è
responsabile dello sfacelo, sono gli stessi che ne hanno distrutto l’economia.
Questa classe politica non è in grado di risolvere alcun problema. E’ essa
stessa il problema. Il Governo delle Larghe Intese, voluto fortemente da lei,
tutela soltanto lo status quo e gli interessi di Berlusconi, che in qualunque
altra democrazia occidentale non sarebbe ammesso ad alcuna carica pubblica, e
tanto meno in Parlamento. La Nazione è una pentola a pressione che sta per
saltare, mentre, ormai da mesi, il Governo Letta si balocca con il rinvio
dell’IMU
e la cancellazione di un punto dell’IVA senza trovare una soluzione. I numeri dello sfacelo sono sotto gli occhi di chiunque voglia vederli, e sono drammatici. Il tasso di disoccupazione più alto dal 1977, il crollo continuo della produzione industriale, che si attesterà a meno tre per cento nel 2013, la continua crescita del debito pubblico che è arrivato a 2.040 miliardi di euro, il fallimento delle imprese che chiudono con il ritmo di una al minuto, una delle tassazioni più alte d’Europa, sia sulle imprese che sulle persone fisiche, gli stipendi tra i più bassi della UE, il crollo dei consumi, persino degli alimentari, l’indebitamento delle famiglie. E’ una Caporetto e sul Piave non c’è nessuno, sono tutti nei Palazzi a rimandare le decisioni e a fare annunci. Il Parlamento è espropriato dalle sue funzioni, la legge elettorale detta Porcellum è incostituzionale e i parlamentari sono stati nominati a tavolino da pochi segretari di partito. Il Governo fa i decreti legge senza che sia dato il tempo minimo per esaminarli e il Parlamento approva a comando. Non siamo più da tempo una repubblica parlamentare, forse neppure una democrazia.
e la cancellazione di un punto dell’IVA senza trovare una soluzione. I numeri dello sfacelo sono sotto gli occhi di chiunque voglia vederli, e sono drammatici. Il tasso di disoccupazione più alto dal 1977, il crollo continuo della produzione industriale, che si attesterà a meno tre per cento nel 2013, la continua crescita del debito pubblico che è arrivato a 2.040 miliardi di euro, il fallimento delle imprese che chiudono con il ritmo di una al minuto, una delle tassazioni più alte d’Europa, sia sulle imprese che sulle persone fisiche, gli stipendi tra i più bassi della UE, il crollo dei consumi, persino degli alimentari, l’indebitamento delle famiglie. E’ una Caporetto e sul Piave non c’è nessuno, sono tutti nei Palazzi a rimandare le decisioni e a fare annunci. Il Parlamento è espropriato dalle sue funzioni, la legge elettorale detta Porcellum è incostituzionale e i parlamentari sono stati nominati a tavolino da pochi segretari di partito. Il Governo fa i decreti legge senza che sia dato il tempo minimo per esaminarli e il Parlamento approva a comando. Non siamo più da tempo una repubblica parlamentare, forse neppure una democrazia.
Il debito pubblico ci sta divorando, paghiamo di interessi circa 100 miliardi
di euro all’anno, che crescono ogni giorno. Solo quest’anno per non fallire
dovremo vendere 400 miliardi di euro di titoli. Le entrate dello Stato sono di
circa 800 miliardi all’anno, un euro su otto serve a pagare gli interessi sul
debito. Né Berlusconi, né Monti, né Letta hanno bloccato la spirale del debito
pubblico, checresce al ritmo di 110 miliardi all’anno. Gli interessi sul debito
e la diminuzione delle entrate fiscali, dovute al fallimento di massa delle
imprese, alla disoccupazione e al crollo dei consumi, rappresentano la certezza
del prossimo default.
Non c’è scelta. Il debito pubblico va ristrutturato. Gli interessi annui
divorano la spesa sociale, gli investimenti, la ricerca. E’ come nella Storia
Infinita, dove il Nulla divorava la Realtà: l’interesse sul debito sta
divorando lo Stato Sociale. Si può rimanere nell’euro, ma solo rinegoziando le
condizioni. O attraverso l’emissione di eurobond che ritengo
indispensabile o, in alternativa, con la ristrutturazione del nostro debito,
una misura che colpirebbe soprattutto Germania e Francia che detengono la
maggior parte del 35% dei nostri titoli pubblici collocati all’estero. Non
possiamo fallire in nome dell’euro. Questo non può chiederlo, né imporcelo
nessuno. A fine 2011 i titoli di Stato italiani presenti in banche o
istituzioni estere erano il 50%, le nostre banche grazie al prestito della BCE
dello scorso anno, prestito garantito dagli Stati e quindi anche da noi, si
sono ricomprati circa 300 miliardi dall’estero, tra titoli in scadenza e rimessi
sul mercato, questo invece di dare credito alle imprese. E siamo scesi al 35%.
E’il miglior modo per fallire. Quando ci saremo ricomprati tutto il debito
estero e non avremo più un tessuto industriale collasseremo e la UE rimarrà a
guardare, come è successo in Grecia. Ora disponiamo di un potere
contrattuale, ora dobbiamo usarlo.
L’Italia ha l’assoluta necessità di aiutare le imprese con misure
come il taglio dell’Irap, una tassazione al livello della media europea, con
servizi efficienti e meno costosi, con la protezione del Made in Italy
assegnato solo a chi produce in Italia e con l’eventuale applicazione di dazi
su alcuni prodotti. Allo stesso tempo è urgente l’introduzione del reddito
di cittadinanza, nessuno deve rimanere indietro. Ci preoccupiamo dei problemi
del mondo quando non riusciamo ad assistere gli anziani e non diamo possibilità
di lavoro ai nostri ragazzi che devono emigrare a centinaia di migliaia.
Reddito di cittadinanza e rilancio delle PMI sono possibili da subito con il taglio
ai mille privilegi e alle spese inutili. Ne elenco solo alcuni.
Eliminare le province, portare il tetto massimo delle pensioni a 5.000 euro,tagliare
finanziamenti pubblici ai partiti e ai giornali, riportare la gestione
delle concessioni pubbliche nelle mani dello Stato, a iniziare dalle
autostrade, perché sia l'Erario a maturare profitti e non aziende private come
Benetton o, dove questo non sia possibile, ridiscutere le condizioni, eliminare
la burocrazia politica dalle partecipate dove prosperano migliaia di dirigenti,
nazionalizzare il Monte dei Paschi di Siena, eliminare ogni grande opera
inutile come la Tav in Val di Susa e l'Expo di Milano, ridurre
drasticamente stipendi e benefit dei parlamentari e di ogni carica pubblica,
cancellare la missione in Afghanistan,fermare l'acquisto degli F35. Potrei
continuare a lungo. Queste misure non possono essere prese dall’attuale classe
politica perché taglierebbe il ramo su cui si regge.
Questo Parlamento non è stato eletto dagli italiani, ma dai partiti e dalle lobby.
Non può affrontare una situazione di emergenza nazionale, di economia di
guerra, perché deve rispondere ai suoi padrini, non ai cittadini.
Le chiedo perciò di fare abrogare l’attuale legge elettorale in
quanto incostituzionale, di sciogliere il Parlamento e di ritornare alle urne.
L’autunno è alle porte insieme al probabile collasso economico. I problemi si
trasformeranno da politici a sociali, probabilmente incontrollabili. Non
c’è più tempo. Lei ha volutamente tenuto sulle sue spalle grandi responsabilità
quando avrebbe potuto e forse dovuto declinarle. Lei è ormai diventato lo
scudo, il parafulmine di partiti che non hanno saputo né governare, né
riformarsi e da ritenersi, nel migliore dei casi, degli incapaci. Non è questo
il suo compito, ma quello di rappresentare gli interessi del popolo
italiano." Beppe Grillo
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