Se c’è un principio, un valore nel quale
credo fermamente questa è l’onestà. Totale. Quindi: anche mentale.
E’ vero che un’onestà mentale totale e
continua è pressochè impossibile. Ma è altrettanto vero che si è tanto più
onesti quanto si è oggettivi, dotati di senso critico, capaci di ascoltare e
ragionare con gli altri. Quando si ha attenzione verso la persona. Quando non
si fanno prevalere interessi individuali o vezzi personali.
Matteo Renzi ha concesso un’intervista al Corriere della Sera nella quale, dice
lui: parla contro il suo interesse e per
il bene del paese.
Da chi l’ho già sentita ‘sta roba da quasi vent’anni…Vi viene in mente qualcuno?
Da chi l’ho già sentita ‘sta roba da quasi vent’anni…Vi viene in mente qualcuno?
Nell’intervista
dice
cose pertinenti. Direi: ragionevoli.
Peccato che ci sia un’omissione. Una omissione che mi fa concludere che su di lui difficilmente cambierò idea. Se,
come dicono i sondaggi, alle prossime elezioni vincerà, dovrò aspettarmi un
ventennio di Renzi dopo aver subito il ventennio di Berlusconi (mai votato
neppure una volta per colui che è assolutamente convinto di agire per il bene
di tutti).
E’ ora che prenda in considerazione
l’ipotesi di trasferirmi all’estero. A sapere quali sono i paesi coinvolti
dalla terza guerra mondiale, evito uno di questi. Casaleggio potrebbe darmi
qualche indicazione precisa sui paesi o aree che – sostiene lui – nel 2020
scateneranno la terza guerra mondiale?
Oppure scrivo a Monti. Lui che frequenta la
lobby del gruppo Bilderberg dovrebbe saperne qualcosa…
Al momento, sono in Italia. E assisterò
alla vittoria di uno che non ha tra le sue principali caratteristiche la dote
numero uno di chi vuole esercitare una delega da parte degli italiani: l’onestà
mentale.
Sia chiaro. Ciò che esprime nell’intervista
ha un senso. Certo. Lui si esprime sempre per compiacere ascoltatore e/o
lettore.
Ma fa
un’omissione. Grave. Come è grave che Aldo Cazzullo – che, evidentemente, non rientra nella categoria dei radical
chic che Renzi cita come suoi avversari (in questo, simbiosi totale con una che soffre
di manie di persecuzione: Maria De Filippi) - non gli chieda: ma al posto di Bersani, cosa avrebbe fatto nel dopo elezioni?
E allora, la domanda la faccio io. La
faccio a quel Renzi che pensa al paese, che non può aspettare. Perchè servono
azioni, soluzioni. C’è qualcuno ce non è d’accordo?
Dato il risultato elettorale, con un Pd che
non ha ottenuto la maggioranza al Senato, cosa doveva fare Bersani?
Cerca di formare un governo con i voti del
Pdl. Cercare i voti del M5S. Optare per nuove elezioni?
Non è una domanda difficile. Vero Cazzullo?
Vero Renzi?
Certo. Se al posto di Bersani ci fosse
stato Renzi, il Pd avrebbe ottenuto – secondo sondaggisti e “autorevoli”
giornalisti – un risultato migliore. Probabilmente una maggioranza per
governare.
Ma poiché il risultato elettorale ha dato questo
esito: un Pd senza numeri per governare autonomamente o con Lista
Civica, Bersani che doveva fare? Un governo con il Pdl? Che magari, ci stava. Perchè Berlusconi e cagnolini al seguito hanno sempre pensato all'interesse del paese.
'Marc'Antonio Matteo Renzi, risponda. Oggi.
E, invece, lo farà quando sarà riaperta ufficialmente la
campagna elettorale. Si esprimerà circa l'atteggiamento avuto dal Pd nei confronti del Pdl. Dirà qualcosa che servirà per compiacere ulteriormente gli elettori tradizionalmente di
centro-destra. Ne perderà a sinistra. Ma potrà comunque stare tranquillo. I
voti che perderà a sinistra, questa volta, non andranno a Grillo.
Giuseppe Piero Grillo, da un mese a questa
parte, è il miglior alleato di Renzi..Gli sta facendo gioco.
Quanto meno….Marc’Antonio Matteo Renzi veda
di ringraziarlo..
da: Il Corriere della Sera
Renzi:
«Ora patto con il Pdl oppure alle urne Bersani si è fatto umiliare dagli
arroganti M5S»
Il
sindaco di Firenze: basta vivacchiare, bisogna avere le idee chiare. Riuniamo i
gruppi e lanciamo una proposta forte
di
Aldo Cazzullo
«Pensiamo a cos'è successo nel mondo dal 25
febbraio a oggi. In Vaticano c'era ancora Ratzinger; in un mese è stata scritta
una pagina di storia. Il pianeta corre. E l'Italia è totalmente ferma. Le
aziende chiudono. La disoccupazione aumenta. E la politica perde tempo. La
tempistica prevista dalla Costituzione va rispettata. Ma qui si sta facendo
melina. Si rinvia tutto alla scelta di un presidente della Repubblica più
sensibile a dare l'incarico a Tizio o a Caio. Ma questo alimenta
l'antipolitica. La vera moralità non è solo tagliare i costi; è rendere efficiente
quel che fai».
Matteo
Renzi, cosa dovrebbe fare il Pd? Un governo con il Pdl, o no?
«Il Pd deve decidere: o Berlusconi è il
capo degli impresentabili, e allora chiediamo di andare a votare subito; oppure
Berlusconi è un interlocutore perché ha preso dieci milioni di voti. Non è
possibile che il noto giurista Migliavacca un giorno proponga ai grillini di
votare insieme la richiesta di arresto per Berlusconi, che tra l'altro non è
neanche arrivata, e il giorno dopo offra al Pdl la presidenza della convenzione
per riscrivere la Carta costituzionale. In un momento si vagheggia Berlusconi
in manette, in un altro ci si incontra di nascosto con Verdini. Non si può
stare così, in mezzo al guado. Io ho tutto l'interesse a votare subito. Ma
l'importante è decidersi».
Se
si torna a votare subito con Bersani candidato premier, lei che fa?
«Guardi, non nego che fino a qualche
settimana fa la mia valutazione passava dal capire cosa potevo fare da grande.
Ma in questo momento è secondario quel che fa Renzi o quel che fa Bersani. Qui
c'è una crisi talmente profonda che una sola cosa conta davvero: quel che fa
l'Italia. Io parlo contro il mio interesse. In tanti mi dicono: "Matteo
stai buono, non fare interviste, stai zitto, tanto la prossima volta tocca a te".
Ma io non ragiono in questo modo. Non voglio stare buono così qualcosa mi
tocca. Non voglio essere cooptato da altri. Non voglio essere l'ultimo di
quelli che c'erano prima. Semmai vorrei essere il primo di una fase nuova. E mi
stupisco quando sento dire da alcuni dei nostri: "Non possiamo fare questa
cosa perché gli italiani non ci capirebbero". Non sono gli italiani che
non ci capiscono; siamo noi che non capiamo loro. Come se gli italiani fossero
meno capaci di noi di intendere o di volere....».
Quindi
il Pd secondo lei dovrebbe fare un accordo con Berlusconi.
«Non necessariamente. Deve smettere di fare
melina. Non parto dall'accordo con Berlusconi. Parto dal fatto che si devono
avere idee chiare. O si va a votare, e la cosa non mi spaventa; anche se, ad
andare in Parlamento, non trovi un deputato convinto in cuor suo che si debbano
sciogliere le Camere, per quanto nessuno abbia il coraggio di dirlo fuori.
Altrimenti si fa un patto costituente da cui nasce la Terza Repubblica. Qui
invece si punta a prendere tempo e a eleggere un capo dello Stato che ci dia
più facilmente l'incarico di fare il nuovo governo».
Lei
chi vedrebbe al Quirinale?
«Si figuri se mi metto a fare dei nomi.
L'importante è che sia una personalità autorevole, scelta pensando ai prossimi
7 anni, non alle prossime 7 settimane».
Ma
il Pd deve scegliere il capo dello Stato con Grillo o con Berlusconi?
«Non si deve partire dagli equilibri
tattici, ma dalle persone. Si trovi una candidatura forte; poi chi ci sta ci
sta. Allo stesso modo, per il governo si deve partire dalle cose da fare».
Quali
cose?
«Anziché vivacchiare, rendiamo utile questo
tempo. Bersani riunisca fin dalla prossima settimana i gruppi parlamentari. Non
l'ennesima direzione che diventa una seduta di autocoscienza; i gruppi parlamentari,
che tra l'altro sono quasi tutti bersaniani. Giovani in gamba, persone di
valore, che però si sono riuniti finora, credo, solo tre volte. Lanciamo una
proposta forte. Il sindaco d'Italia: una nuova legge elettorale, grazie a cui
si sa subito chi ha vinto. Abolizione del Senato, che diventa la Camera delle
autonomie, con i rappresentanti delle Regioni e i sindaci delle grandi città
che vanno a Roma una volta al mese e lavorano senza ulteriori indennità; così
il Parlamento è più efficiente e costa la metà».
Sono
leggi costituzionali. Ci vuole tempo.
«In sei mesi si può fare. Come anche
l'abolizione delle Province; per davvero però, non per finta come si è fatto
finora. Se invece riteniamo che lo spazio per parlare con il centrodestra non
ci sia, allora andiamo a votare. Ma in fretta».
Comunque
il patto costituzionale passa attraverso un accordo di governo con il Pdl.
Proprio quello che Bersani esclude.
«Andare al governo con Gasparri fa
spavento, lo so. Non a caso io sono pronto a votare subito. Ma se il Pd ha
paura delle urne deve dialogare con chi ha i numeri. Il Pd avanzi la sua
proposta, senza farsi umiliare andando in streaming a elemosinare mezzi
consensi a persone come la capogruppo dei 5 Stelle, che hanno dimostrato
arroganza e tracotanza nei nostri confronti».
Che
impressione le ha fatto quella diretta?
«Mi veniva da dire: "Pierluigi, sei il
leader del Pd, non farti umiliare così!". Ho pensato a cosa doveva provare
una volontaria che va a fare i tortellini alla festa dell'Unità: credo ci sia
rimasta male nel vedere il suo leader trattato così, alla ricerca di un
accordicchio politico».
Grillo
è il vero vincitore delle elezioni, con lui si dovrà pur parlare.
«Se avessimo fatto ciò che dovevamo fare
Grillo non arrivava a doppia cifra. Se un marziano fosse arrivato in Italia il
25 febbraio, avrebbe visto tre leader tutti e tre convinti di aver vinto o
comunque di essere andati bene, più un quarto, Monti, che diceva: in pochi
giorni non potevo fare di più. Nel frattempo l'economia attraversa una crisi
drammatica. E noi passiamo le giornate a farci spiegare dalla Lombardi, con
un'arroganza che non si vedeva dai tempi della Prima Repubblica, cosa siamo e
cosa non siamo? Rivendico il diritto alla dignità della politica, che è una
cosa seria. Noi non dobbiamo inseguire Grillo. Facciamo noi i tagli alla
politica, aboliamo il finanziamento pubblico ai partiti e poi vediamo chi
insegue».
Ci
sono i dieci saggi al lavoro.
«Cosa ci possono dire di nuovo Violante e
Quagliariello? Non sono certo la soluzione, al più possono essere concausa
della crisi. Lo dico con grande rispetto per il presidente Napolitano: dare la
colpa a lui per l'impasse è come dare la colpa al vigile se in città c'è
traffico. Ma ora il Pd deve avere un sussulto di orgoglio: via il Senato, via
le province, legge elettorale dei sindaci. Una gigantesca operazione di
deburocratizzazione, con una grande scommessa sull'on line. E un piano per il
lavoro, che dia risposte al dolore delle famiglie e alle sofferenze delle
imprese. Vedo invece che hanno ancora rinviato il decreto per pagare i debiti
della pubblica amministrazione, e mi chiedo: ma questi da quanto tempo non
vanno in un'azienda?».
Ce
l'ha con Monti?
«Monti ha fatto un lavoro importante,
soprattutto all'inizio. Ora deve proseguire, fino a quando non avremo un nuovo
governo».
E
Berlusconi? Come sono in realtà i vostri rapporti? E' vero che le ha proposto
di fare un partito insieme?
«Macché. L'ho visto quattro volte in vita
mia. Ad Arcore, com'è noto. All'inaugurazione dell'alta velocità. In prefettura
a Firenze nel 2006. E, nel novembre 2011, a San Siro, dove lui era per il Milan
e io per il mio amico Pep Guardiola. Non lo vedo da allora. L'accusa di
intelligenza con il nemico è tipica di una parte del nostro schieramento. Io
non voglio Berlusconi in galera. Voglio Berlusconi in pensione».
E
intanto va da Maria De Filippi.
«La polemica su Amici è emblematica di un
astio ideologico verso gli italiani che non sopporto. Rivendico il diritto e il
dovere di parlare ai ragazzi che seguono Amici, che non sono meno italiani dei
radical chic che mi criticano. Io voglio cambiare l'Italia mentre una parte
della sinistra vuole cambiare gli italiani. Sono due cose diverse...».
Ma
perché andarci proprio con il "chiodo"?
«Chi mi rimprovera di aver scelto un
abbigliamento alla Fonzie forse si sente un po' Ralph Malph».
Se
si torna a votare, lei chiederà al Pd nuove primarie?
«Sì. Non posso essere legittimato dal
gruppo dirigente che intendo cambiare. Ma in questo momento non mi pongo il
problema. Certo non posso dimettermi da italiano. Voglio bene al Pd, ma prima
ancora voglio bene all'Italia. E non riesco a restare in silenzio di fronte
allo spettacolo di una politica che continua a pescare la carta "tornate
al vicolo corto". Dobbiamo dare un orizzonte al Paese, perché anche le
aziende che vanno bene o i privati che potrebbero consumare oggi sono
rannicchiati, impauriti».
Lei
vorrebbe una politica finanziata solo da privati. Ma così, dice Bersani, la
faranno soltanto i ricchi. Gli imprenditori che la finanziano non le hanno mai
chiesto qualcosa in cambio?
«A
Firenze ho varato un piano regolatore a volumi zero: non si può più costruire,
solo restaurare; non mi sono certo fatto condizionare da interessi privati. E
poi in Italia abbiamo il più grande finanziamento pubblico ai partiti
dall'Occidente; non mi pare che questo abbia dissuaso i ricchi dal fare
politica».
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