da: Corriere della Sera
Così il nuovo redditometro
Il nuovo
misuratore pronto entro fine ottobre. I commercialisti: «Rischio che studi di
settore diventino strumento di repressione»
di Lorenzo Salvia e Isidoro
Trovato
Quella contro l'evasione
fiscale «è una guerra» e «mi devo convincere che non siamo soli». Il direttore
dell'Agenzia delle entrate, Attilio Befera, parla davanti alla commissione
Finanze della Camera. I deputati lo incalzano sulla solita questione,
Equitalia, la severità dei controlli. E lui, in Parlamento, è costretto quasi a
difendersi: «Da quando sono direttore abbiamo recuperato oltre 40 miliardi di
euro di evasione. Sentendo i vostri interventi ho la sensazione che questi
soldi li abbiamo presi a cittadini onesti, vessati. Credo non sia questa la
realtà». Una guerra, appunto. E il nuovo redditometro è una delle battaglie.
«Ci stiamo lavorando, spero a breve» di averlo a disposizione, ha detto ieri Befera.
«Preferisco ritardare un po' ma avere uno strumento efficace. Stiamo facendo
due forme di redditometro, uno per la selezione preventiva e uno per le
attività di controllo ». Un meccanismo in due tempi che darà la possibilità al
contribuente di dimostrare la compatibilità delle proprie spese con il reddito
dichiarato prima di far scattare gli eventuali controlli.
Ma a quasi un anno dalla
presentazione siamo ancora alla
sperimentazione. Il redditometro servirà a scovare gli evasori confrontando il
reddito dichiarato dal contribuente con il suo tenore di vita, letto attraverso
una serie di voci «spia»: non solo la barca o la macchina di lusso, ma anche le
spese per la colf, per il cellulare, per l'asilo o l'università dei figli, fino
all'abbonamento in palestra, alla parcella del veterinario, alle donazioni alle
onlus. In tutto cento indicatori, divisi in sette grandi categorie, che
disegnano la capacità di spesa del contribuente e quindi stimano il suo reddito
«presunto». Se quel reddito presunto dovesse essere troppo al di sotto di
quello dichiarato, il Fisco potrà far scattare i controlli.
Il sistema è stato
presentato la prima volta il 25 ottobre scorso. La
sperimentazione doveva durare pochi mesi, per essere pronti a giugno. Ma
restano ancora alcuni nodi da sciogliere, come il peso da assegnare a ciascuna
di quelle cento voci spia e la definizione di quanto il tenore di vita debba
essere più basso del reddito dichiarato per far scattare i controlli. Non ci
sono soltanto problemi tecnici, però. La questione è anche politica. E c'è
anche chi pensa che questo strumento possa essere considerato troppo invasivo.
Il timore vero, infatti, è che il redditometro si trasformi in uno studio di
settore applicato a 22 milioni di famiglie e 50 milioni di contribuenti. Le
spese rilevate nelle categorie- campione avranno un peso nel calcolo del
reddito ma a questo verrà aggiunto anche un coefficiente di moltiplicazione in
base all'area geografica e al nucleo familiare. In poche parole, il reddito di
chi acquista un'auto in una regione dal reddito medio- basso sarà conteggiato
con un "peso specifico" superiore rispetto a chi compra la stessa
auto in una regione a reddito più alto. E poi ancora bisognerà calcolare il
numero dei familiari per un totale di 55 gruppi omogenei che genereranno il
calcolo finale.
«Si tratta di un meccanismo
concettualmente giusto — afferma Claudio
Siciliotti, presidente dei commercialisti — ma c'è un rischio concreto:
potenzialmente il redditometro può diventare strumento automatico e assumere valore
legale comportando l'inversione dell'onere della prova a carico del
contribuente. È vero che Befera, meritoriamente, ha più volte ribadito che
questo sarà solo uno strumento che servirà a segnalare i casi più a rischio per
far scattare accertamenti più approfonditi. Ma il timore è che in futuro ci
possa essere un inasprimento del suo utilizzo. Si tratta di una preoccupazione
prospettica legata soprattutto alla presenza dei coefficienti, gli stessi che
tanti problemi hanno creato negli studi di settore. Stavolta però non saremmo
più in presenza di 5 milioni di partite Iva ma di 50 milioni di contribuenti».
Il nuovo redditometro consentirà anche una verifica «fai da te» a posteriori:
grazie a un software messo a disposizione dei singoli contribuenti e dei
commercialisti, chi vorrà potrà inserire i propri dati (e spese) e verificare
se quanto ha intenzione di dichiarare rientrerebbe nei parametri stimati o
farebbe accendere un campanello d'allarme al fisco. E magari ritoccare la
dichiarazione.
Nessun commento:
Posta un commento