Uno dei presepi nella Chiesa S.Angelo di Milano |
Pensieri su ciò che ci circonda. Media, politica, attualità, libri, film e quant’altro.
martedì 24 dicembre 2019
Natale 2019: piccolo e grande mondo italiano…
Quanto è piccolo questo paese che vorrebbe
l’uomo forte, che parla a slogan, che parla alla pancia, che parla di argomenti
vitali per il paese senza conoscere.
Come è piccolo questo paese, che corre,
spintona, per comprare regali e regalucci perché così vuole il Natale
consumistico (ma non c’era la crisi? ah..sì…ci sarà post feste).
Come è piccolo questo paese, che da più di
settant’anni è sprovvisto di una classe politica seria, capace di governare, di
affrontare problemi e risolverli (sì, certo, De Gasperi altro livello rispetto
alla pochezza dei giorni nostri ma c’era l’”ombrello” americano).
Come è piccolo questo paese, che grida ai
politici ladri ma non perde occasione per imitarli: dai furbetti che trovano
ogni modo per evadere tasse, per non pagare il dovuto, da coloro che sono privi
di ogni senso della collettività.
Come è grande questo paese, fatto di persone
che sacrificano la loro vita privata per la giustizia, per combattere mafia e
corruzione.
Come è grande questo paese, fatto di
persone che attendono verità e giustizia, che non coltivano odio ma il giusto
desiderio di giustizia.
Come è grande questo paese, fatto di
persone che vivono in paesi e città colpiti da terremoti,
Madre Teresa di Calcutta: E’ Natale
E' Natale ogni volta
che sorridi a un fratello
e gli tendi la mano.
che sorridi a un fratello
e gli tendi la mano.
E' Natale ogni volta
che rimani in silenzio
per ascoltare l'altro.
E' Natale ogni volta
che non accetti quei principi
che relegano gli oppressi
ai margini della società.
E' Natale ogni volta
che speri con quelli che disperano
nella povertà fisica e spirituale.
lunedì 23 dicembre 2019
Inchiesta su Open, adesso Casaleggio è un caso: riveli i suoi clienti
Polemiche
sui contratti con il patron di Moby, Onorato. Che si difende: non mi aspettavo
favori
«Non mi aspettavo favoritismi». Si difende
così l’armatore della Moby, Vincenzo Onorato, finito sotto la lente
della Uif, l’Unità antiriciclaggio di
Bankitalia, per aver versato fondi
alla Fondazione Open di Matteo Renzi, ma anche alla società che gestisce il
blog di Beppe Grillo e alla Casaleggio associati, per consulenze di
comunicazione.
«Operazioni
sospette» che hanno fatto scattare un’indagine mirata ad accertare
che non ci siano state contropartite normative in suo favore. Ma siccome una legge sull’imbarco dei marittimi sulle navi
italiane è stata varata (e salutata con favore da Onorato) anche la Ue ha aperto un’istruttoria su
presunti «aiuti di Stato» alla Moby, che ha ereditato la Tirrenia ed è titolare di una convenzione con lo Stato da 72 milioni di euro l’anno
per il monopolio di alcune rotte. E
così accuse di «conflitto di interessi»
arrivano per voce di Anna Maria Bernini dal partito di Silvio Berlusconi, da
sempre bersaglio di analoghi attacchi dai 5 Stelle.
Ma cosa
è accaduto? La Moby ha stilato un
«contratto di partnership» da 120 mila
domenica 22 dicembre 2019
Natale, tempo di regali: quello di Renzi ai signori delle Autostrade…
da: Il Fatto Quotidiano - di Vincenzo Iurillo
Natale, tempo di regali e di soccorso renziano ai signori delle
Autostrade, come insegnano i precedenti della rivolta di ieri in consiglio
dei ministri.
Riavvolgiamo il nastro al dicembre del 2017, quando il crepuscolare governo Gentiloni, con
Graziano Delrio ai Trasporti e Renzi segretario del Pd, approva un emendamento ad hoc alla manovra di bilancio
per salvare la quota del 40% di lavori
in house alla rete autostradale, senza
dover passare per le forche caudine delle gare d’appalto, chissà mai
dovessero essere vinte da altre imprese.
Dopo il lungo pressing su Renzi e i
sindacati, il provvedimento rende felici
i Benetton e i Gavio e le loro aziende di costruzione: Itinera, Abc,
Sicogen, Sea, Interstrade, Sina della famiglia Gavio e Pavimental e Spea di Autostrade
per l’Italia (Benetton). Senza
quell’emendamento, sarebbe definitivamente entrata in vigore una norma del
codice degli appalti congelata da due anni, che vincolava al 20% i lavori
in house del totale delle opere autostradali.
Per blindare
l’operazione, un altro emendamento affida all’Anticorruzione (Anac) il
controllo del rispetto delle quote. Il provvedimento ricalca, in sostanza, gli impegni assunti da Renzi durante il tour in
treno per l’Italia, parlando con i lavoratori delle concessionarie autostradali
a Casale Monferrato, terra dei Gavio. Secondo un calcolo dell’Ance,
l’associazione dei costruttori, in questo modo sono stati sottratti al mercato
15 miliardi di euro di lavori.
Il filo che collega il mondo renziano ad Autostrade per l’Italia (Aspi) passa
anche per lo studio legale di Alberto
Bianchi, ex presidente della Fondazione Open e affidatario nel 2016 di una
consulenza per conto della Toto Costruzioni Generali, un incarico riguardante
la chiusura di un contenzioso con Aspi.
Antonio Padellaro: Rai, Salini cacci la politica prima che la politica cacci lui
da: Il Fatto Quotidiano
Gentile dottor Salini, chiunque leggendo la
sua gravissima denuncia sulla indegna gabbia nella quale i partiti (o meglio le
conventicole che si richiamano a questo o a quel capataz) tengono prigioniera
la Rai potrebbe chiedersi se da parte sua non sia inevitabile un gesto
definitivo. Perché non convoca quanto prima il Cda per comunicare la sue
autonome e inappellabili decisioni sulle nomine, prendere o lasciare?
Se i consiglieri decidessero di votarle
contro si assumerebbero essi davanti al Paese la pesantissima responsabilità di
avere compromesso il presente e il futuro dell’azienda, e di avere mortificato
il proprio ruolo per squallide beghe da bottega. Ma neppure si può escludere
che di fronte a un ultimatum secco e senza appello questi signori (ma soprattutto
i loro dante causa) ci penserebbero parecchio prima di mandare in frantumi
l’attuale assetto di potere, e soprattutto le loro poltrone.
Lei ha dichiarato di non avere proceduto
alla nomine “per tenere unito un consiglio che vive le stesse divisioni della
politica”. Mi scusi, ma non riesco trovare nella frase un nesso coerente tra il
disperato tentativo di tenere unito un consesso specchio delle “divisioni della
politica”, con il successivo grido di dolore sulla “politica che deve restare
fuori”. Perché della due l’una. O si decide a cacciare la politica lontano
dalle decisioni che spettano ai vertici aziendali, e dunque a lei in prima
persona. O la “politica”, quella peggiore, alla fine troverà il modo di
liberarsi di lei, magari con la scusa che non è all’altezza del compito.
Infatti, alla sua denuncia la prima reazione del solito, molesto Anzaldi (che
parla a nome del Pd senza essere mai smentito) ha il suono di un ceffone: “Non
faccia la vittima, lavori se ne è capace”.
A questo punto, ne converrà, diventa
difficile per l’opinione pubblica assistere allo spettacolo
sabato 21 dicembre 2019
Mina e Ivano Fossati: L’infinito di stelle
Album meraviglioso. I brani sono uno più
splendido dell’altro. Fossati inconfondibile. Mina più interprete che cantante.
Popolare di Bari e la MIFID: come profilo il cliente per rifilargli il bidone
da: La Stampa - di Gianluca Paolucci
“Solo
300 clienti non possono comprare”. Così la Bari piazzava azioni ai
risparmiatori
La
relazione di Bankitalia del 2017 sulla vendita dei prodotti allo sportello per
sostenere il capitale. Spunta un audio dell’ex ad De Bustis: manager
irresponsabili, truccati persino i conti delle filiali
Su oltre 50 mila clienti della Bari, solo 300 avevano un profilo «conservativo»,
ovvero puntavano al mantenimento del capitale investito. Malgrado più della metà, oltre 26 mila, avesse
indicato per gli investimenti di voler prioritariamente proteggere il proprio capitale.
Per convincere i clienti a sottoscrivere le azioni, indispensabile per
rafforzare il capitale e tenere in piedi la banca, venivano impartite apposite istruzioni alla rete di
questo tenore: «L’azione Banca Popolare di Bari non è quotata in Borsa quindi
il valore non risente di oscillazioni giornaliere». E poi: «Il prezzo del titolo è sempre stato in continua ascesa nel tempo».
Sono alcuni dei passaggi di una lunga relazione che Bankitalia invia alla Consob il 23 gennaio del 2017, al termine di una lunga ispezione sulla banca terminata con esito «parzialmente sfavorevole » nel novembre precedente.
Sono alcuni dei passaggi di una lunga relazione che Bankitalia invia alla Consob il 23 gennaio del 2017, al termine di una lunga ispezione sulla banca terminata con esito «parzialmente sfavorevole » nel novembre precedente.
Su richiesta della stessa Consob, gli
ispettori di Bankitalia conducono una serie di approfonditi accertamenti sulle
modalità di collocamento ai clienti delle azioni e delle obbligazioni della
banca stessa.
A differenza delle popolari venete, a Bari
i prestiti «baciati» (per sottoscrivere azioni, ndr.)
venerdì 20 dicembre 2019
Ex Ilva, il piano del Governo ha un costo di 3 miliardi
da:
https://www.ilsole24ore.com/ - di Carmine
Fotina e Giorgio Pogliotti
Ore
decisive per sbloccare il negoziato, in campo Conte il patron di Mittal. l 30
dicembre l’udienza del Riesame sull’altoforno 2. Slitta a gennaio il Dl Taranto
Con il negoziato sull’ex Ilva in stallo, la
soluzione per far ripartire il confronto è nelle mani del premier Giuseppe
Conte e del patron della multinazionale franco-indiana Lakshmi Mittal. Se i
contatti avranno esito positivo, il governo è disposto a mettere sul piatto nel
complesso 3 miliardi di euro, tra
vecchie e nuove risorse. Di questi, circa 1
miliardo sarebbero necessari per l’ingresso nell’equity di AmInvestco Italy,
con una partecipazione che, stando alle novità delle ultimissime ore,
oscillerebbe tra il 30 e il 49%.
Una
Newco per il progetto del preridotto
Inoltre 900 milioni-1 miliardo servirebbero
a costituire una Newco mista per produrre il minerale di ferro preridotto con
il gas necessario per alimentare i due forni elettrici che dal 2023, secondo il
piano del governo, dovrebbero affiancare gli altiforni 4 e 5 consentendo una
parziale decarbonizzazione con produzione annuale a 8 milioni di tonnellate.
Trattandosi di una Newco aperta alla
partecipazione di produttori di acciaio (si parla ancora di Arvedi), che
potrebbe contare anche su finanziamenti europei per il green new deal, non
sarebbero tutti soldi a carico del bilancio pubblico.
Altri
300 milioni per Taranto
A tutto ciò si aggiunge l’impegno per il “Cantiere
Taranto” contenuto nel Dl, valutabile
Aziende che investono in Italia: Ferrero, utili 2019 a + 9% e investimenti per 213 milioni
Utili
Ferrero a +9%. Investimenti in Italia per 213 milioni. Salomone nuovo
presidente. Per
i ricavi la crescita è stata del 3%
Il boom dei biscotti alla Nutella si vedrà
nel prossimo esercizio. Ma i conti chiusi prima del lancio di Biscuits sono
comunque da record. Ferrero spa,
holding delle attività italiane del gruppo, ha registrato un utile di 222,2
milioni di euro, in crescita di 18,3 milioni di euro rispetto all’esercizio
precedente (+8,9%).
Nel dettaglio, Ferrero Commerciale Italia
ha registrato un fatturato di 1.475,5 milioni di euro nel periodo settembre
2018-agosto 2019, in crescita dell’1,7% in confronto all’esercizio precedente,
con un utile netto di 35 milioni di euro. Ferrero Industriale srl, attiva
attraverso i 4 stabilimenti italiani di
Alba, Pozzuolo Martesana, Balvano e Sant’Angelo dei Lombardi, ha realizzato
un fatturato pari a 622,4 milioni di euro (6,9%) e un utile dell’esercizio di
43,7 milioni. Confermata la centralità
dell'Italia in termini di investimenti industriali: nell'esercizio
investiti 213 milioni nei 4 poli produttivi.
Quanto alla governance, Bartolomeo Salomone (da oltre 40 anni nel
gruppo e già
giovedì 19 dicembre 2019
‘Ndrangheta, blitz dell’antimafia di Catanzaro: tra gli arrestati nomi che ritornano
Nomi
che ritornano
Tra le persone arrestate nel blitz
dell'antimafia di Catanzaro ci nomi che ritornano: Pittelli (ex senatore FI), Adamo
(PD)..
Erano stati coinvolti in passate inchieste dell'allora procuratore di Catanzaro De
Magistris, prima che le indagini gli furono tolte.
De Magistris era partito da un
imprenditore, Saladino, molto legato
alla politica e ad appalti pubblici, ad agenzie di lavoro con assunzioni
controllate: forse se quelle indagini fossero andate avanti (sconquassando
quegli equilibri politici in Calabria), avremmo tolto parte del grave peso che
affonda il sud.
Questa lotta
alla mafia e ai rapporti tra mafia e
politica dovrebbe stare in cima alle
‘Ndrangheta, maxi-operazione con 334 arresti: fuga di notizie, blitz anticipato di 24 ore
da: https://www.ilfattoquotidiano.it/
- di Andrea Tudno
‘Ndrangheta,
Gratteri: “Fuga notizie, sapevano dei 330 arresti”. Il mega-blitz per “smontare
la Calabria come i Lego” anticipato di 24 ore
ll
rischio era quello di "perdere tutto", come ha spiegato il
procuratore capo di Catanzaro dopo la mega-operazione che ha smantellato le
cosche di 'ndrangheta del Vibonese e ricostruito i legami e gli affari con
l'imprenditoria e la politica: "Ieri sera siamo impazziti: anticipare
l’azione programmata di 3mila carabinieri non è cosa facile, non eravamo
pronti. Ma grazie a tutti gli uomini in campo è stato possibile anticipare
tutto"
Un anno a “ballare” con le fughe di notizie,
fino all’ultima, negli scorsi giorni, che ha costretto i 3000 uomini dei carabinieri
impegnati nel blitz a riorganizzarsi dopo tre anni e mezzo di indagine. Il
rischio era quello di “perdere tutto”, come ha spiegato il procuratore capo di
Catanzaro Nicola Gratteri dopo la mega-operazione che ha smantellato le cosche di ‘ndrangheta del
Vibonese e ricostruito legami e affari con imprenditoria e politica. Così
inquirenti e investigatori hanno dovuto accelerare, ridisegnando tempi e mappa
dei 330 arresti, intervenendo in alcuni casi sui treni a bordo dei quali gli
indagati stavano per partire verso il Nord. Roba da “impazzire”, ha ammesso lo
stesso magistrato.
Guida all’impeachment di Donald Trump
da: https://www.internazionale.it/
- di Alessio Marchionna
I 435 deputati della camera dei
rappresentanti degli Stati Uniti votano il 18 dicembre per decidere se mettere
in stato d’accusa il presidente Donald Trump. Ecco come si è arrivati fin qui e
cosa potrebbe succedere nelle prossime settimane.
Cos’è
l’impeachment?
È una procedura, prevista dalla
costituzione degli Stati Uniti, per destituire i funzionari governativi che
sono accusati di “tradimento, corruzione, altri crimini gravi e illeciti”. Si
sviluppa in due fasi: nella prima la camera avvia l’indagine contro il
funzionario e decide se incriminarlo (basta una maggioranza semplice); a quel
punto si apre un vero e proprio processo al senato (dove servono due terzi dei
voti favorevoli per decretare la destituzione).
Nei circa 240 anni di storia degli Stati
Uniti la procedura di impeachment è stata aperta 19 volte: 15 volte contro
giudici federali (tra cui un giudice della corte suprema), una volta contro un
segretario di gabinetto, una volta contro un senatore e due volte contro un
presidente.
Il primo
presidente a essere incriminato e processato fu Andrew Johnson nel 1868,
tre anni dopo la fine della guerra civile. Era accusato, tra le altre cose, di
aver licenziato il segretario alla guerra contro il volere del congresso.
Johnson si salvò per un solo voto. Il suo processo ebbe importanti implicazioni
sul rapporto tra potere esecutivo e legislativo, che è un tema di scontro
ancora oggi negli Stati Uniti.
Popolare di Bari, che strano il silenzio imbarazzato della politica
da: https://www.fanpage.it/
- di Francesco Cancellato
Il
giorno dopo lo scoop di Fanpage.it tutti i giornali parlano delle frasi dei
vertici della Popolare di Bari, dei “conti truccati”, dei legami con
Bankitalia, delle “ragioni strategiche altissime” che giustificherebbero il
salvataggio dell’istituto. Tutti, tranne la politica: Pd e Cinque Stelle
gettano acqua sul fuoco, la Lega tace. Ed è un silenzio che fa molto rumore.
Tace
il Pd, tacciono i Cinque Stelle, tace la Lega. Parla solamente Italia Viva,
per bocca di Davide Faraone e del suo
leader Matteo Renzi, che a suo tempo – va ricordato – fu l'unico a porre in tempi non sospetti la
questione della Banca Popolare di Bari e a chiedere, tra mille polemiche,
un cambio della guardia ai vertici di Bankitalia. E mai silenzio fu più strano
e irreale di quello successivo allo scoop di Fanpage.it e alla pubblicazione
delle registrazioni della riunione in cui Gianvito
Giannelli e Vincenzo De Bustis, presidente e amministratore delegato della
Banca Popolare di Bari, raccontano ai dipendenti che i conti della banca sono
stati truccati, che la gestione degli ultimi tre, quattro anni è stata
“cattiva, irresponsabile, esaltata”, ma che – tranquilli! – la banca non è in
pericolo perché “per ragioni strategiche altissime” la vigilanza (Bankitalia) e
la politica (il governo) hanno deciso che debba essere salvata.
Silenzio.
Nonostante dello scandalo siano piene le prime pagine dei giornali e le domande
siano molte, a dire il vero. La prima: non si è accorto, chi doveva vigilare,
che persino i conti
mercoledì 18 dicembre 2019
Abusi sui minori, Papa Francesco abolisce il segreto pontificio
Il
Papa infatti abolisce il segreto pontificio per quelli commessi su minori o
adulti vulnerabili da esponenti delle Chiesa. Lo fa con una nuova Istruzione
“Sulla riservatezza delle cause”
Ancora più trasparenza nella lotta contro
gli abusi. Il Papa infatti abolisce il segreto pontificio per quelli commessi
su minori o adulti vulnerabili da esponenti delle Chiesa. Lo fa con una nuova
Istruzione “Sulla riservatezza delle cause”.
Le nuove norme stabiliscono che
l’esclusione del segreto sussista «anche quando tali delitti siano stati
commessi in concorso con altri delitti» e che «non può essere imposto alcun
vincolo di silenzio a chi effettua la segnalazione» di un caso, nonché «alla
persona che afferma di essere stata offesa e ai testimoni».
Quanto alle conseguenze dell’Istruzione,
l’abolizione del segreto pontificio se da un lato modifica l’ordinamento
giuridico canonico, dall'altro significa che diventa più facile la
collaborazione con le autorità civili, qualora una legge dello Stato preveda
l’obbligo di denuncia da parte di chi sia a conoscenza dei fatti.
martedì 17 dicembre 2019
I fedelissimi di Francesco per le finanze vaticane
Da
Guerrero Alves fino a Tagle: chi sono e che compiti avranno gli uomini messi
dal papa in posti chiave della Curia. Dove continua a ridursi la presenza
italiana.
Il Vaticano ha da qualche settimana un nuovo super ministro per l’economia, Juan
Antonio Guerrero Alves, gesuita,
spagnolo di 60 anni che ha ricoperto nel tempo diversi incarichi
organizzativi e di governo nella Compagnia di Gesù. È quello che si può
definire un uomo di fiducia del papa, un
ministro più ‘politico’ che
‘tecnico’; evidentemente dopo tanti ‘stop and go’ nel cammino di riforma
delle finanze d’Oltretevere, Francesco ha deciso che sono davvero pochi quelli
di cui ci si può fidare: fra questi rientrano certamente i gesuiti il cui
ruolo, non a caso, sta crescendo sia in Curia che nel collegio cardinalizio.
LA
SFIDA DI GUERRERO E MARX
Il compito primario di padre Guerrero è
quello di portare a termine uno dei
passaggi chiave nel percorso di trasformazione
delle finanze vaticane, ovvero la pubblicazione dei bilanci del piccolo
Stato del papa. Un tassello che manca da diversi anni, nonostante gli annunci e
le promesse fatte a partire dal 2014. Per far questo, tuttavia, il nuovo
prefetto della segreteria per l’Economia dovrà riuscire a pianificare e razionalizzare le spese, verificare gli sprechi e le
necessità reali di ogni ufficio vaticano, coordinare entrate e uscite.
Queste attività sono esercitate dalla segreteria in collaborazione con un altro
importante organismo, figlio anch’esso della riforma istituzionale voluta dal
Papa: vale a dire il Consiglio per
l’economia guidato dal cardinale
Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e capo della Conferenza episcopale
tedesca.
Le larghissime intese di Salvini anti-Conte le vuole anche Renzi
da: Il Fatto Quotidiano - di Wanda Marra
Nelle conversazioni
settimanali tra Matteo Salvini e Matteo Renzi è entrata anche la
possibilità di un governo di unità nazionale.
La
convenienza per il fu Rottamatore è evidente: scongiurerebbe le elezioni,
che comunque continuano a essere un’ipotesi sul tavolo, dopo la manovra e dopo
l’Emilia-Romagna. E si riposizionerebbe con il centrodestra in maniera graduale
e non troppo smaccata. Più complicata la condizione di Salvini. Per lui, la
strada maestra sono le urne. Ma potrebbe ancora una volta non riuscire a
ottenerle, persino nel caso della caduta del governo giallorosso. Troppo forti
le resistenze del Parlamento ad auto-sciogliersi. E allora, lo scenario da
scongiurare con forza è quello di una legislatura che continua, con lui fuori
dai giochi. Perché se le elezioni sono dietro l’angolo, può capitalizzare gli
insuccessi del Conte 2. Altrimenti, il logoramento avanza.
“Mettiamoci tutti intorno a un tavolo e
risolviamo le emergenze nazionali. E poi si vota”. Così ieri il leader della
Lega ha ribadito la svolta riformista, dopo che sabato a Milano, con una mossa
a sorpresa, aveva lanciato l’idea di un comitato
di salvezza per l’Italia su cinque priorità (risparmio, infrastrutture,
burocrazia, politiche di crescita e tutela della salute). Peraltro, “supportata” da un’intervista di Giancarlo
Giorgetti a La Stampa, che si spinge a evocare per la guida di questo (ipotetico) esecutivo Mario Draghi.
L’ex sottosegretario l’idea di un comitato
nazionale l’aveva lanciata già due mesi fa. Allora, il leader del Carroccio lo
aveva sconfessato, ora sembra sposare le sue posizioni. In realtà, i
lunedì 16 dicembre 2019
È ufficiale: il M5S è morto, nasce il PDC cioè il Partito Di Maio-Casaleggio
Il
capo politico e l’erede del fondatore ristrutturano il Movimento come un
partito della prima repubblica, ma utilizzando neologismi distopici a buon uso
degli allocchi. Recuperano pure Taverna e Toninelli, non potrà che essere un
successo
Non chiamatelo più Movimento cinque stelle,
ma PDC il Partito Di Maio Casaleggio. Questo è il dato centrale della ristrutturazione
interna avvenuta nelle scorse ore nel partito di maggioranza relativa. Il vento
“movimentista” delle sardine non ha attecchito dalle parti di Luigi Di Maio,
nonostante le parole di pubblico apprezzamento, anzi ne ha acuito la deriva
personalistica e aziendale.
Nelle scorse ore, una platea assai scarsa,
solo un quarto degli aventi diritto, ha votato la prima grande riforma interna
del partito di Casaleggio. È stata una risposta a tante emergenze: ai sei
milioni di voti persi tra le Politiche e le Europee, al fallimento del governo
con Salvini, alle difficoltà del governo e a un certo attivismo del cosiddetto
“Partito di Conte”.
La nuova
organizzazione prevede una squadra di sei persone accanto al Capo politico,
Luigi Di Maio, referenti per le funzioni organizzative tipiche di qualsiasi
organizzazione politica: Campagne
elettorali, Attivismo, Comunicazione, Enti locali, Coordinamento e Affari
interni, Formazione e Personale. Un tempo si sarebbe chiamata “segreteria nazionale” ma la liturgia aziendalista
incarnata dall’Erede-Fondatore Davide Casaleggio costringe al neologismo.
La soluzione è che i membri della segreteria nazionale si chiameranno “facilitatori
organizzativi nazionali”.
Popolare di Bari (ma non solo) ci risiamo: altra pessima gestione aziendale, altro salvataggio pubblico
Siamo alle solite: ennesimo crac bancario,
ennesimo salvataggio a spese degli italiani. Solo di quelli che pagano le tasse,
ovviamente.
Orbene (si fa per dire):
- ammesso e non concesso che la Banca d’Italia
abbia fatto ispezioni e rilevato l’inosservanza di norme che dovevano garantire
trasparenza, correttezza, nell’esercizio dell’attività bancaria;
- posto che, gli organi di vigilanza -
dalla Banca d’Italia all’ente più inutile, cioè la Consob - non possono
sostituire un cda di “famiglia” con un cda di amministratori competenti e onesti;
- perché siamo sempre alle solite, vale a
dire: perché cattivi amministratori possono mandare a scatafascio un’azienda
mettendo a rischio posti di lavoro e/o risparmi, come nel caso di un’azienda
bancaria, e si deve ricorrere a interventi pubblici che costano alla
collettività incolpevole.
Quando vedremo in questo paese presunti
manager (strapagati) pagare per la loro incapacità e/o disonestà? Le invocate
nazionalizzazioni non sono certo la risposta. Se le aziende private e
pubbliche, non sono gestite con criteri effettivamente manageriali, da persone
competenti e responsabili, nazionalizzare significa buttare soldi pubblici.
Cio che serve, ciò che manca sono: criteri,
regole, controlli, norme che attribuiscano responsabilità e consentano di
rimuovere vertici aziendali incapaci o disonesti. Ci vogliono strutture
aziendali adeguate, ruoli aziendali assegnati a competenti, ricambio dei primi
e secondo livelli aziendali, una delle condizioni per limitare il rischio di
politiche gestionali
Salvataggio Popolare Bari: fatti, amnesie e ipocrisie
Il
decreto salva Popolare di Bari approvato dal consiglio dei ministri sta
provocando dibattito e polemiche.
Il decreto salva Popolare di Bari approvato
ieri sera dal consiglio dei ministri ha provocato dibattito e polemiche (anche
se i contorni dell’operazione non sono del tutto chiari e non si sa ancora se e
come il Fondo interbancario di tutela dei depositi interverrà).
Il governo ha approvato un decreto che
stanzia 900 milioni per la holding pubblica Invitalia (controllata al 100% dal
ministero dell’Economia) perché finanzi il Microcredito centrale (di proprietà
di Invitalia) con l’obiettivo di acquisire quote della Banca Popolare di Bari,
commissariata venerdì scorso dalla Banca d’Italia. Tra i fini, c’è quello di
creare una banca d’investimento con l’impegno di sostenere le imprese del
Mezzogiorno, dice l’esecutivo giallo-rosso.
C’è chi si è stracciato le vesti per la
“nazionalizzazione” di una banca. Se così fosse, non sarebbe la prima volta. In
Italia esiste già una banca dello Stato: è il Monte dei Paschi di Siena. Il
ministero dell’Economia e delle Finanze, infatti, ha il 68,247% del gruppo Mps.
Certo, gli impegni assunti dal Tesoro con la Commissione di Bruxelles prevedono
che dal 2021 il Mef molli la presa, ma per ora lo Stato italiano – ha calcolato
il Sole 24 Ore – sta perdendo 5,5 miliardi dei 6,9 investiti in Mps.
Banca Popolare Bari, ecco i compensi di De Bustis e Jacobini
da: https://www.startmag.it/
- di Gianluca Zappa
Tutti
i dettagli sui compensi del consiglio di amministrazione della Popolare di
Bari, ora commissariata, quando era guidata da Vincenzo De Bustis. Nomi,
tabella e importi
Arriva il salvataggio della Banca popolare
di Bari: ieri sera il governo ha
approvato un decreto che stanzia 900 milioni per Invitalia (100% Mef) perché finanzi il Microcredito centrale
(controllato da Invitalia) e gli consenta di acquisire quote della banca.
Tra gli obiettivi c’è quello – secondo
l’esecutivo giallo-rosso – di creare una
banca d’investimento, che nascerebbe dalla ‘scissione’ delle acquisizioni
fatte dal Mediocredito centrale: l’impegno è sostenere le imprese del
Mezzogiorno.
“Il governo è al fianco dei risparmiatori e
dei dipendenti della banca”, ha dichiarato il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri (Pd).
Nei prossimi giorni saranno definiti i
termini del piano industriale per il rilancio dai commissari della banca,
Mediocredito centrale e Fondo mcc e il Fondo interbancario di tutela dei
depositi (Fitd), che interverrà con sue risorse. La fumata bianca arriva dopo
due giorni di scontro e tensioni nel governo.
Il sistema bancario italiano: Bankitalia e Consob hanno dormito sui casini della Popolare di Bari?
da: https://www.startmag.it/
- di Nicola Borzi
L’agonia
della Popolare di Bari è avvenuta sotto lo sguardo sostanzialmente indifferente
delle autorità di vigilanza. Il post di Nicola Borzi, già giornalista del Sole
24 Ore esperto di finanza e ora free-lance, su Facebook
La quarta fase della crisi bancaria
italiana si avvia a esplodere.
Dopo le quattro risoluzioni del 22 novembre 2015 di altrettante banche
di dimensioni medio piccole (Etruria,
Marche, CariFe e CariChieti), dopo il crack di Mps a fine 2016 e la fine di
Popolare Vicenza e Veneto Banca del 2017, ora è il turno di Carige, di Popolare di Bari e
nuovamente di Mps.
Il tutto avviene sotto lo sguardo
indifferente delle autorità di vigilanza. Né
Banca d’Italia, per le questioni creditizie, né Consob, per quelle di
salvaguardia degli investitori, hanno trovato niente da dire sulla sospensione
delle azioni illiquide della Popolare di
Bari, che coinvolge oltre 70mila azionisti collocati quasi totalmente in
un’area del Sud Italia che un tempo era in ripresa e che ora invece si troverà
a subire i contraccolpi di questa crisi.
domenica 15 dicembre 2019
Aforismi e Pensieri: Abramo Lincoln
Potete ingannare tutti per
qualche tempo, o alcuni per tutto il tempo, ma non potete prendere per i
fondelli tutti per tutto il tempo.
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