da: https://ilmanifesto.it/ - di Massimo Serafini
L’hanno chiamata “Operazione Mattei”, cioè con il nome di uno dei più geniali industriali italiani del dopoguerra. Forse hanno pensato che quel nome avrebbe valorizzato il tentativo del nuovo governo italiano di fare dell’Italia un grande deposito di gas per distribuirlo poi nell’intera Europa, liberandola dalla sua cronica dipendenza da quello russo. Per questo motivo la presidente del consiglio Meloni è andata in Algeria, ovviamente accompagnata dal presidente dell’Eni a mendicare un aumento delle sue forniture, e per la stessa ragione il ministro degli esteri Tajani si è recato in Egitto, il paese che ha ucciso Giulio Regeni e tiene in ostaggio Patrick Zaki.
Dubito che Enrico Mattei avrebbe apprezzato che il suo nome fosse speso per qualificare una delle operazioni più retrograde come questa, anzi sono convinto che essendo un grande innovatore, oggi metterebbe la sua intelligenza e capacità imprenditoriale al servizio delle fonti di energia rinnovabile.
Al di là del nome l’intera operazione rafforza il sospetto che il paese del sole, del vento e con il più grande patrimonio idroelettrico europeo non utilizzerà queste sue materie prime ma rimarrà ancorato all’energia fossile che fa male al clima e costa cara per quanti soldi vengano buttati per contenerne il prezzo.