Pensieri su ciò che ci circonda. Media, politica, attualità, libri, film e quant’altro.
giovedì 31 gennaio 2013
Cinema: cresce la richiesta di film in lingua originale
da:
la Repubblica
"Senza doppiaggio il cinema piace
di più"
Cresce la richiesta di proiezioni in
lingua. Un esempio eclatante è "Django Unchained" di Tarantino: in un
cinema di Roma l'incasso per la versione in lingua originale è superiore. Ne
parlano doppiatori, registi e distributori
di Franco Montini
Il
cinema? Meglio nella lingua originale, basta col doppiaggio. Nell'epoca di
Internet e dell'inglese per tutti, cresce anche la richiesta fra il pubblico
italiano di una maggiore offerta di film non doppiati. La prova? Django Unchained, per esempio, in
programma al cinema Barberini di Roma,
sta incassando più nella versione
originale con sottotitoli che in quella doppiata. D'accordo, le cifre sono
sproporzionate: la versione originale del film di Tarantino a Roma è in
programmazione in un'unica sala, mentre in italiano occupa 47 schermi. Ma è un
segnale.
"La versione originale di un film" dice il regista Marco Tullio Giordana "è sempre preferibile, perché il doppiaggio comporta inevitabilmente un certo tradimento. Doppiare un film non è come tradurre un romanzo, ma come tradurre una poesia: si tratta di un lavoro complicato. Il mio sogno cinefilo è che per tutti film distribuiti in Italia fosse prevista la programmazione di una copia in originale". Non siamo ancora a questo ma le possibilità di vedere un film in versione originale crescono in tutta Italia. A Roma, oltre al Barberini, film in originale si possono trovare al Nuovo Olimpia, e in alcuni giorni all'Alcazar, al Nuovo Sacher, e nelle multisale Lux e Odeon. A Milano proiezioni in originale
Tv, digitale terrestre: Discovery sorpassa La7 e Sky
da:
la Repubblica
Discovery lancia la sfida sorpasso su
La7 e Sky e nuove strategie sul Web
Il
network guidato da Marinella Soldi è oramai il terzo operatore in chiaro per
ascolti: è oltre il 5% e può crescere ancora. Anche perché il management ha
idee molto chiare su come la televisione deve interagire con la rete
di Stefano Carli
Per
più di vent’anni è stato Rai e Mediaset, Mediaset e Rai e nulla più. Per quasi
vent’anni, da quella vendita a Cecchi Gori nel 1995 di Tmc in Italia si è
tentato di realizzare il famigerato “terzo polo” delle tv. E’ passato Cecchi
Gori, è arrivata la Telecom di Tronchetti e poi quella di Bernabè e non è
successo nulla: ascolti fermi poco sopra il 2%. Poi arriva Marinella Soldi, a capo delle attività italiane di Discovery Communications (dal 2005
produce 5 canali per il bouquet pay via
satellite di Sky) che a fine 2010 convince il management Usa che nella tv italiana in chiaro c’è spazio. E due
anni dopo appena, eccola qui: Discovery Italia è il terzo gruppo tv italiano per ascolti sulla tv terrestre. E’ vero
che lo share complessivo di Rai e
Mediaset è ancora lontano (40 e 32% rispettivamente), ma ora, con
l’acquisizione di Switchover Media,
due settimane fa, Discovery ha messo assieme sei canali e uno share che supera il 5% e ha superato di slancio sia La7
(compresi gli ascolti di La7d e di Mtv) e che
Sky. L’ammiraglia di Discovery Italia è Real Time: un canale Factual, ossia di programmi che mettono al centro situazioni quotidiane, dallo shopping alla cucina, dalla compravendita di case
al bricolage, il tutto condito con una sceneggiatura originale delle situazioni
raccontate, che riguardano però personaggi reali, e non sono fiction se non nel ritmo e nella confezione del racconto.
Mummia Berlusconi, la “mossa a sorpresa” su Mediaset: blind trust
da:
la Repubblica
Il Cavaliere tenta la mossa a sorpresa
“Blind trust per Mediaset e minicessione”
L´argomento è stato trattato nei
pranzi del lunedì con i figli. Anche Letta e Verdini informati
di Carmelo Lopapa
Un blind trust per gestire il patrimonio da 4
miliardi di euro. Silvio Berlusconi si prepara ad annunciare il colpo a
sorpresa a chiusura della campagna elettorale. Per spiazzare gli avversari,
tentare di risalire di qualche punto, ma soprattutto «per fare piazza pulita
dell´ultimo baluardo che la sinistra continua a strumentalizzare contro di me»,
come va dicendo. Il Cavaliere è intenzionato a confermare in quell’occasione la
voce che circola con insistenza da giorni nei mercati finanziari. E che
vorrebbe imminente la vendita di una
quota cospicua, sebbene di
minoranza, delle azioni Mediaset.
La
mossa è allo studio almeno da qualche mese. Ne è a conoscenza solo il circolo
ristretto degli uomini di fiducia. Fedele Confalonieri, Gianni Letta, Ennio
Doris, Denis Verdini, Angelino Alfano e, ovviamente, la famiglia. L’argomento è
stato trattato negli ultimi pranzi del lunedì con i figli. E, come già avvenuto
in passato – una prima volta nel 2005
– il progetto del patriarca ha incontrato l’ostilità della figlia Marina e, in
parte, di Piersilvio. Tuttavia, questa volta il centocinquantanovesimo uomo più
ricco al mondo (secondo Forbes), colui che ha visto lievitare il suo patrimonio
negli ultimi 18 anni fino alla soglia dei 4 miliardi, vuole andare fino in
fondo. E la sortita ultima di Bersani
(«Se vinciamo, subito il conflitto di interessi») ha avuto l´effetto della
classica goccia. Affidamento del
patrimonio a un consorzio di garanti, dunque. E poi vendita di una fetta. Ma a
chi?
Mummia Berlusconi vuole La7 ma…senza pagarla
da:
Il Fatto Quotidiano
Cairo vuole La7 per l’amico B. Ma
senza pagarla
Il
presidente del Torino incasserebbe in dote da Telecom più di 100 milioni di
euro
di Carlo Tecce
La
notizia va rovesciata: non è Urbano
Cairo che compra La7, ma è Telecom Italia che regala La7 a Cairo. Per conto di
un terzo: Mediaset. Lo scioglilingua riassume mesi e mesi di trattative più
o meno farlocche, più o meno inutili: perché non esiste un investitore, nazionale
o straniero, disposto a pagare un barcone che affonda sotto il peso di perdite
(100 milioni) e debiti (200) e un contratto pubblicitario capestro proprio con
la stessa Cairo Comunicazioni. Perché la multinazionale
telefonica vuole tenersi la struttura, i famigerati multiplex di frequenze, e disfarsi
di La7 a qualsiasi prezzo: proprio perché – e la società non smentisce –
l’acquirente avrà la dote. Questo significa che la Telecom verserà un contributo, stimato in oltre 100 milioni di euro, per assorbire
il passivo ormai consolidato nei bilanci. In sostanza: Cairo avrà La7 a
costo zero da Telecom, anzi incasserà appunto più di 100 milioni, anche se – il
7 febbraio – il cda annuncerà la cessione per una cifra non più che simbolica. La
domanda che circola nelle redazioni romane di via Novaro, già visitate da
Giuseppe Ferrauto, il braccio operativo di Cairo, è la seguente: l’operazione
conviene più a Cairo – che non produce contenuti televisivi e non dispone di
grossa liquidità – oppure a un suo vecchio amico?
Non ci sono visioni
postume: il vecchio amico è Silvio Berlusconi, il riflesso è la fragile
Mediaset, che soffre gli acuti di La7
con Enrico Mentana, Michele Santoro, Corrado Formigli e l’intera squadra
messa in piedi, giocatore
Quelli della…”superegione del nord”: Lega, come distruggere l’ospedale Valdese di Torino
da:
la Repubblica
Mario Pirani: “Mettiamoci le tette”,
come la Lega ha distrutto l’ospedale di Varese
Una
delle professioni più falsificate e
prive di prove specifiche di competenza è quella del “tecnico”. Basta
riflettere sulle capacità valoriali di quanti si fregiano dell’improprio
aggettivo per rendersi conto della vacuità proclamata. I nostri tecnici, nel migliore dei casi, godono di qualche competenza numerica
(dal geometra al contabile) e tanto più la materia delle loro fatiche
scolastiche è intrisa da equazioni tanto più si reputano padroni dello scibile.
Si vedano ad esempio i concorsi per
direttore generale in sanità i cui vincitori non sono quasi mai medici ma “tecnici” di altra provenienza. Quando non
vigono paradossi all’incontrario dove lo scettro spetta solo all’ingegnere. È
il caso dell’assessore regionale alla Salute del Piemonte, Paolo Monferino, che
rifiuta ogni qualifica politica di assessore od altro, unica apprezzabile
essendo per lui quella di ingegnere. Forse perché vantando una ascendenza Fiat
deve considerare il passaggio per viale Marconi un titolo supremo a vita. Il
che spiegherebbe la protervia con cui sta distruggendo uno degli opifici più
popolari della città, l’ospedale Valdese
di Torino.
Cosa
importa che sia uno dei più qualificati
centri di specializzazione per la mammella in Italia? Un ospedale secondo
nella Regione per numero di interventi, e riferimento di eccellenza per diagnosi
e cura del tumore mammario, il Valdese, sorto
nel 1861 al centro del popolare quartiere di San Salvario, gode di grandissima
popolarità, anche dopo le chiusure degli ultimi mesi, soprattutto fra le donne. Per due motivi: 1) la riuscitissima attività dei “service”, animati
mercoledì 30 gennaio 2013
Luca Mercalli: Prepariamoci / 3
Quando,
dove e come queste crisi si svilupperanno non ci è dato saperlo, ma le
probabilità che si verifichino sono elevate e non c’è tempo da perdere. Più che
salvare il pianeta, dobbiamo salvare noi stessi! Quindi l’unica cosa intelligente
da fare è preparare, in fretta, il proprio piano B.
Il
piano A è la vostra vita di tutti i giorni. La sveglia suona, accendete la luce
se è inverno, fate la doccia calda, fate colazione con prodotti ben sigillati
in confezioni che mostrano campi di grano e famiglie sorridenti, salite in
auto, vi mettete in strada sfidando il traffico, accendete il computer in
ufficio, andate a mensa e potete permettervi di lasciare la metà del cibo nel
piatto sapendo che verrà buttato nei rifiuti, tornate a casa e pensate al fine
settimana quando andrete a fare più o meno le stesse cose a qualche centinaio
di chilometri da casa vostra, magari con un volo low-cost. In tutte queste
operazioni l’acqua esce dai rubinetti, la corrente fluisce nei cavi, il gas
sibila dal bruciatore, la benzina viene fuori dalle pompe, il caldo dai
radiatori, il freddo dai condizionatori, le fognature portano via le sozzure, i
camion portano via i rifiuti, altri camion portano cose da mangiare, altri
camion portano molte cose utili e ancor più camion ne portano di inutili, i
treni partono e arrivano, anche se in ritardo, gli aerei decollano e atterrano,
gli ospedali, magari così così, ma vi curano, lo Stato più o meno vi tutela. Ma
avete un piano B nel caso tutto ciò che oggi date per scontato non sia più così
facilmente disponibile? Ovviamente no.
Questa
non è per niente una profezia di sventura, ma vuole essere una realistica presa
di coscienza della fragilità del nostro sistema ambientale ed economico, così
che una piccola parte del nostro cervello, elabori giorno dopo giorno pezzi di
B che potrebbero sempre tornare utili. Se poi non ce ne sarà bisogno, meglio
così!. Invece diamo l’impressione di camminare come sonnambuli in un campo
minato.
Depeche mode: nuovo singolo ‘Heaven’, a marzo l’album ‘Delta Machine’
da: TMNews
Depeche
Mode, il 26 marzo esce l'atteso "Delta machine"
Dal
primo febbraio il singolo "Heaven" anticipa il nuovo album
Si intitola "Delta Machine", è il
13esimo album dei Depeche Mode. La data dell'uscita in tutto il mondo
dell'atteso nuovo disco della rock band inglese è il 26 marzo. Ma già da
venerdì primo febbraio con il video in anteprima su Vevo e in radio sarà
possibile ascoltare "Heaven", il primo singolo estratto dall'album.
"Delta Machine", registrato lo scorso anno tra Santa Barbara e New York, è prodotto da Ben Hillier e mixato da Flood. L'album è disponibile oltre che in versione standard anche in edizione deluxe, un doppio cd con quattro brani aggiuntivi e un libro con copertina rigida di 28 pagine, contenente scatti firmati dall'artista Anton Corbijn.
Dopo la pubblicazione del nuovo album, i Depeche Mode partiranno per un tour europeo, anticipato da una data all'Hayarkon Park di Tel Aviv il 7 maggio. Terranno 34 concerti in 25 paesi europei e si esibiranno allo Stadio San Siro di Milano il 18 luglio e allo Stadio Oimpico di Roma il 20 luglio, prima di concludere la tournée europea a Minsk, in Bielorussia, il 29 luglio. Seguirà un tour in Nord America.
"Delta Machine", registrato lo scorso anno tra Santa Barbara e New York, è prodotto da Ben Hillier e mixato da Flood. L'album è disponibile oltre che in versione standard anche in edizione deluxe, un doppio cd con quattro brani aggiuntivi e un libro con copertina rigida di 28 pagine, contenente scatti firmati dall'artista Anton Corbijn.
Dopo la pubblicazione del nuovo album, i Depeche Mode partiranno per un tour europeo, anticipato da una data all'Hayarkon Park di Tel Aviv il 7 maggio. Terranno 34 concerti in 25 paesi europei e si esibiranno allo Stadio San Siro di Milano il 18 luglio e allo Stadio Oimpico di Roma il 20 luglio, prima di concludere la tournée europea a Minsk, in Bielorussia, il 29 luglio. Seguirà un tour in Nord America.
Cinema, ‘Argo’: la rivincita di Ben Affleck
da: la Repubblica
Solo
chi cade può risorgere: la rivincita di Ben Affleck
Dopo
il trionfo ai Golden Globe e ora ai Sag, "Argo", il film da lui
diretto e interpretato, è dato favorito nella corsa agli Oscar, insieme a
"Lincoln". Ritratto di un divo dalla carriera non sempre liscia, come
dimostra lo scivolone con Jennifer Lopez. Ma il tempo (e il talento) gli hanno
dato ragione
di Claudia
Morgoglione
Facile, ora, darlo come favorito nella
corsa alla statuetta più pesante, l'Oscar per il miglior film. Ovvio, adesso -
dopo il trionfo ai Golden Globe, e quello fresco fresco ai Sag Awards
assegnati questa notte dall'associazione attori americani - scommettere sul
fatto che sia lui, il Ben Affleck regista (e protagonista) del bellissimo e
tesissimo Argo, il vero avversario di Steven Spielberg e del suo Lincoln,
nella Notte delle Stelle del 24 febbraio. Ma la realtà è che - malgrado il
successo di pubblico e soprattutto di critica ottenuto in tanti paesi del mondo
- in molti, all'exploit del divo e della sua pellicola, non crededevano fino in
fondo. Soprattutto qui in Europa. Perché era più semplice puntare su autori
storicamente adorati dai cinefili come il Quentin Tarantino di Django
Unchained o la Kathryn Bigelow diZero Dark Thirty; o su clamorosi outsider
come il debuttante Benh Zeitlin di Re della terra selvaggia.
VIDEO: LO SHOCK DI BEN PREMIATO
PREMI SAG: FOTO - CINEMA - TV
TRAILER ARGO
Digitale terrestre, frequenze tv da assegnare: fuori gara Rai, Mediaset e Telecom
da: Milano Finanza
Frequenze
tv, fuori gara Rai Mediaset e Telecom
di Roberto Sommella
di Roberto Sommella
Cambia l’asta delle frequenze tv e, come
anticipato da MF-Milano Finanza,
restano fuori i big della televisione generalista: Rai, Mediaset e Telecom. L’Agcom
ha concluso il primo giro di consultazioni per redigere ex novo il bando di
gara per la vendita dei multiplex digitali (il governo Berlusconi aveva
stabilito l’assegnazione gratuita delle frequenze
61-69 MegaHertz, l’esecutivo Monti ha deciso di venderle al miglior
offerente). Che cosa cambia rispetto alla prima bozza dell’Agcom?
I lotti messi all’asta non sono più di cinque
multiplex ma solo di tre piattaforme
di canali: verranno vendute solo le frequenze che coprono oltre il 90% del
territorio e che danno luogo a una concessione ventennale e non quinquennale.
La decisione di Marcello Cardani e colleghi tira fuori tutti i network
preesistenti sulla piattaforma televisiva digitale (appunto Rai, Mediaset e
Telecom) e permetterà solo ai nuovi
entranti, Sky e Discovery Channel in primis, di partecipare all’asta. Il
governo si attendeva 1 miliardo da questa asta ma è lecito ridurre di almeno la
metà l’incasso previsto. Gli altri due
multiplex che inizialmente erano stati messi all’asta andranno invece agli operatori telefonici e quindi in questo
caso rientrerà in gioco Telecom. Il consiglio dell’Autorità, ha poi ricordato
il presidente Cardani in un nota, ha approvato uno schema di provvedimento che
è stato tempestivamente trasmesso alla Commissione europea. In quella sede l’Agcom
si è riservata di concludere gli approfondimenti tecnici volti a migliorare la qualità dei multiplex messi in gara
attraverso la soluzione
Serie tv americane: Homeland, la seconda stagione su Fox
da:
http://www.kataweb.it/tvzap/
Torna
Homeland, la verità non dorme mai
Bentornati a Carrie, Nicholas, Saul e a
tutti gli altri protagonisti di una delle migliori serie di tutti i tempi. Ci
mancavano.
La seconda
stagione di ‘Homeland – Caccia alla spia’, la serie amata dal presidente
Usa Obama e realizzata dagli autori di ’24′, arriva in prima visione italiana su Fox da mercoledì
30 gennaio in prima serata.
Già trionfatrice agli Emmy e ai Golden
Globe (miglior serie tv drammatica, miglior attrice Claire Danes e miglior
attore protagonista Damian Lewis) e definita da Wall Street Journal come “la
miglior serie tv drammatica mai vista in tv”, si è imposta proprio ieri in
questa categoria anche ai Producer Guild Awards, i premi dei produttori
americani.
Nella prima stagione avevamo lasciato la
protagonista Carrie Mathison
Elezioni 2013, confronto tv tra candidati: Carlo Freccero sul no di Berlusconi
da:
la Repubblica
“Silvio non può confondersi con altri cinque.
Vince solo se trasforma il duello in uno show”
“Il segretario pd invece si avvantaggia dalla sfida a sei, si mostra come uomo di buonsenso”
“Il segretario pd invece si avvantaggia dalla sfida a sei, si mostra come uomo di buonsenso”
di Giovanna Casadio
«L’Unto
del Signore non può rassegnarsi a essere uno dei tanti». Carlo Freccero,
direttore di Rai4, esperto di comunicazione, spiega che «non è per paura», ma
per necessità dello «show» che Berlusconi dice “no” al confronto a sei in tv.
Il Cavaliere teme il confronto
televisivo?
«Non
credo. Piuttosto Berlusconi non vuole “banalizzarsi”».
Mentre a Bersani conviene?
«Il
leader del Pd si avvantaggia nella sfida a sei».
Berlusconi insomma rende poco nel
confronto tv con tutti i candidati premier?
«Le
risposte brevi, sintetiche, non fanno al caso suo. Nei tempi contingentati non avrebbe tempo per le battute. Invece ha
bisogno del colpo a sorpresa. Gli è indispensabile fare l’uomo di spettacolo,
perché quando fa il politico è irritato, diventa nervoso».
Ma a un faccia a faccia il Cavaliere
ha detto che ci starebbe.
«Appunto.
La condizione ottimale per Berlusconi
sono i faccia a faccia: lui contro l’altro, con Bersani e con Monti. Ma con
Ingroia come potrebbe cavarsela? Con l’ex giudice non sarebbe uno scontro politico
ma da aula giudiziaria».
Marco Travaglio: “Alta strategia”
da: Il Fatto Quotidiano
La notizia sensazionale è che le partite,
per vincerle, bisogna giocarle. Mai visto nessuno che tenti la fortuna al
Totocalcio senza acquistare e compilare la schedina, o alla Lotteria senza
comprare il biglietto. Invece il Pd s'era illuso di vincere le elezioni senza
fare campagna elettorale. Un paio di colpi d'immagine – il ritiro di D'Alema e
Veltroni (solo dal Parlamento, s'intende), le primarie, l'esclusione di tre o quattro inquisiti su una dozzina - e basta: poi si aspetta che arrivi il 25 febbraio senza far niente. Fermi e soprattutto zitti, al massimo qualche detto popolare emiliano biascicato masticando il sigaro.
Veltroni (solo dal Parlamento, s'intende), le primarie, l'esclusione di tre o quattro inquisiti su una dozzina - e basta: poi si aspetta che arrivi il 25 febbraio senza far niente. Fermi e soprattutto zitti, al massimo qualche detto popolare emiliano biascicato masticando il sigaro.
Chè, appena ti muovi o dici qualcosa,
finisci sempre per scontentare qualcuno. La geniale strategia poteva funzionare
nel novembre 2011, con lo spread a 600 e il Cainano in ritirata. Se si fosse
votato subito, anche gli elettori più smemorati avrebbero asfaltato il
centrodestra, avendo sotto gli occhi i disastri del governo B. Invece le volpi
di Via del Nazareno decisero di dare ascolto a Napolitano, altro supergenio, e
rinviarono le elezioni appoggiando il governo Monti con una maggioranza
dominata dal solito B. Il quale ebbe 14 mesi per inabissarsi, far dimenticare
le sue vergogne, dissociarsi dalla politica dei tecnici che puntualmente
appoggiava ma senza farsene accorgere, anzi illudendo i presunti avversari che
si sarebbe ritirato. Quando poi il Rieccolo è ricicciato fuori, rispedendo
Angelino Jolie fra la servitù, cannoneggiando Monti e i comunisti, occupando le
tv dalla Prova del Cuoco alle previsioni del tempo e riacciuffando qualche
punto nei sondaggi, gli strateghi del Nazareno non ci volevano credere. Infatti
pensarono bene di dar la colpa della presunta rimonta a Santoro, solo che il Cainano aveva sfidato Servizio Pubblico, mentre Bersani nemmeno si avvicina.
In realtà non c'è nessuna rimonta: B. è inchiodato al 18,5%, la metà dei voti
del 2008, e non arriva al 30 nemmeno con tutta l'Armata Brancaleone di
leghisti,
L’Amaca di Michele Serra
da: la Repubblica
Si capisce che Alessandra Mussolini si sia
imbufalita, negli studi televisivi di La7, perché qualcuno (Andrea Scanzi del
Fatto) le ha detto di non avere alcun rispetto di nonno Benito. Si è imbufalita
perché l’opinione di Scanzi – che condivido e sottoscrivo – è risuonata alle
sue orecchie come un inatteso eccesso polemico, quando non è che la normale trasposizione
colloquiale della Costituzione italiana e di tutte
le convenzioni europee. Il fascismo, in Europa, è al bando. La sua apologia, in Italia, è fuori legge. Questo non basta, ovviamente, a impedirne le varie forme di reviviscenza. Ma basta, almeno, a far capire a fascisti e nazisti che non sono bene accetti nella pur larga famiglia democratica. Se Mussolini si risente perché qualcuno le ricorda in pubblico che il nonno, fondatore del fascismo e principale ispiratore di Hitler, non merita rispetto, è perché in decine, centinaia, migliaia di dibattiti, per anni, per rassegnazione o per ignavia o per cinismo, nessuno ha ritenuto importante dirglielo. In Germania un eventuale nipote Otto Hitler andrebbe in televisione a dire che il nonno fu una brava persona? O condurrebbe una vita ritirata, intagliando orologi a cucù?
le convenzioni europee. Il fascismo, in Europa, è al bando. La sua apologia, in Italia, è fuori legge. Questo non basta, ovviamente, a impedirne le varie forme di reviviscenza. Ma basta, almeno, a far capire a fascisti e nazisti che non sono bene accetti nella pur larga famiglia democratica. Se Mussolini si risente perché qualcuno le ricorda in pubblico che il nonno, fondatore del fascismo e principale ispiratore di Hitler, non merita rispetto, è perché in decine, centinaia, migliaia di dibattiti, per anni, per rassegnazione o per ignavia o per cinismo, nessuno ha ritenuto importante dirglielo. In Germania un eventuale nipote Otto Hitler andrebbe in televisione a dire che il nonno fu una brava persona? O condurrebbe una vita ritirata, intagliando orologi a cucù?
Barbara Spinelli: ‘Silvio il nostalgico’
da: la Repubblica
Silvio
il nostalgico
di Barbara
Spinelli
Sarebbe stata una buona idea mantenere il
sangue freddo davanti a Berlusconi, il giorno che a Milano ha parlato del
fascismo (video),
e chiedergli come mai Mussolini avesse
"per tanti versi fatto bene", eccettuate le leggi razziali. Fece bene quando uccise Matteotti, incarcerò gli oppositori? Quando inviò l'esercito in Etiopia, ordinandogli di
usare i gas asfissianti a scopo di sterminio? Quando entrò in guerra accanto a Hitler, e non per
evitare una vittoria tedesca troppo vasta ma convinto da sempre che urgeva
vendicare l'oltraggio del '14-18? Oppure fece bene perché seppe governare
accentrando tutti i poteri, reintroducendo la pena di morte, soggiogando
l'amministrazione della giustizia? Quando si incontra un politico provocatore,
che consapevolmente sceglie il giorno in cui si ricorda la Shoah per inquinare
il consenso antifascista da cui è scaturita la Costituzione, è sempre la
seconda domanda quella che conta, che aiuta a capire, e la seconda domanda
purtroppo è mancata.
Ma in fondo quel che vorremmo sapere lo
sappiamo già, perché Berlusconi non è caduto
dal cielo: né oggi né nel '94. Perché quel consenso è stato gracile sempre,
a dispetto delle commemorazioni, e lui quest'oscurità italiana la sa,
l'attizza, ne fa tesoro. Non aveva mai parlato in questo modo del
fascismo, ma sul Regime, e sulla Resistenza, ha già detto in passato cose sufficienti. Ha già detto che Mussolini "non ha ammazzato nessuno;
mandava la gente
Monte dei Paschi di Siena: “la banda del 5%”
da:
la Repubblica
Mps, Baldassarri e la banda del 5% I
pm senesi: "La situazione è incandescente"
L'ex capo della finanza, avrebbe
guadagnato una percentuale su ogni operazione. Secondo Antonio Rizzo, ex
funzionario della banca d'affari Dresdner, sentito il 13 ottobre 2008 dai pm di
Milano, la "commissione" per fare affari con il Monte dei Paschi era
del 5% e doveva essere corrisposta a Baldassarri e a Matteo Pontone, il
riferimento di Mps a Londra. La Lutifin incassa in realtà lo 0,5% pari a
600mila per una intermediazione da 120milioni di euro di un bond dell'Mps
Gianluca Baldassarri e Matteo Pontone,
rispettivamente all'epoca capo della
finanza di Mps e responsabile della
filiale di Londra di Monte dei Paschi di Siena, erano conosciuti come "la banda del cinque per cento perché su ogni
operazione prendevano tale percentuale". A rivelarlo nell'inchiesta
milanese sulla finanziaria svizzera Lutifin che riguarda anche un derivato
comprato da Mps a Dresdner è Antonio Rizzo, ex funzionario della banca d'affari
tedesca, sentito il 13 ottobre 2008 dai pm di Milano. Le carte ora sono passate
ai pm senesi. "La situazione è esplosiva e incandescente, stiamo parlano
del terzo gruppo bancario italiano", ha sostenuto il procuratore di Siena,
Tito Salerno. Il ministro dell'economia, Vittorio Grilli, tende invece a
gettare acqua sul fuoco.
Quanto all'inchiesta, nel verbale, Rizzo racconta di un incontro che si svolse nel 2007 tra lui, il suo superiore Lorenzo Cutolo e Massimilano Pero, che si occupa
Monte dei Paschi di Siena, vigilanza: gli occhi chiusi di Bankitalia
da: Il Fatto Quotidiano
Monte
dei Paschi, così Bankitalia ha chiuso gli occhi davanti ai conti
Dopo
l'acquisto di Antonveneta il Monte dei Paschi ha fatto di tutto per far sparire
le perdite. E gli ispettori dell'istituto diretto da Mario Draghi lo sapevano
di Marco
Lillo
La Banca d’Italia, allora diretta dal
presidente della Bce Mario Draghi,
nel 2010 aveva gli elementi per capire
che i conti di Monte Paschi di Siena erano truccati. O almeno molto sospetti. Sarà pur vero
che “la vera natura di alcune operazioni
riguardanti il Monte dei Paschi di Siena riportate dalla stampa [cioé
dal Fatto, ndr] è emersa solo di recente,
a seguito del rinvenimento di documenti
tenuti celati all’autorità di Vigilanza e portati alla luce dalla nuova
dirigenza di Mps”, come ha comunicatoBankitalia pochi giorni fa. E sarà
pur vero che il contratto
con Nomura sul derivato Alexandria che nascondeva un buco di
almeno 220 milioni è stato nascosto
nella cassaforte dell’ex direttore generale Antonio Vigni dal 2009
fino al 10 ottobre 2012. Ma è anche vero che la Banca d’Italia aveva davanti ai suoi occhi una sequenza di
fotogrammi nitidi che formavano un film. Ma nessuno ha voluto capirne la vera
trama.
Il
miliardo per Antonveneta
Prima scena: l’acquisizione
di Antonveneta. Per arrivare ai 10
miliardi richiesti dal Banco Santander, Mps chiede ai suoi amici di sottoscrivere anche un miliardo di obbligazioni convertibili in
azioni. È il F.R.E.S.H. (Floating Rate Equity-linked Subordinated Hybrid
Preferred Securities) sottoscritto
per
martedì 29 gennaio 2013
Carlo Maria Martini: Le età della vita / 5
Per
la spiritualità indù la rinunzia ai propri beni significa la capacità di
presentarsi con la mano destra aperta per ricevere umilmente il pane
quotidiano. Tradotto nel linguaggio della cultura occidentale significa che
occorre sempre più riconoscere che la nostra vita dipende dagli altri e godere
di questo fatto.
E’
certamente difficile per i ricchi sopportare di diventare poveri, come
dimostrano gli esempi evangelici di Nicodemo e del giovane ricco, ma in questo
si può gustare una partecipazione più autentica del Vangelo. Fa parte di tale
impoverimento anche l’indebolimento fisico cui si va incontro con il passare
degli anni. Perciò il Vangelo di Giovanni, che esemplifica il cammino del
cristiano ed è un Vangelo segnato dalla profondità mistica, riduce tutto
all’essenziale.
I
vecchi devono imparare a ritirarsi dalle loro responsabilità e contemplare
maggiormente l’unità delle cose. In questo senso l’anzianità può durare molto
meno delle altre fasi della vita e non dipende dall’età anagrafica. Ciò
significa che le età della vita non possono ridursi solamente alla biografia.
Esse hanno una durata diversa che non è possibile determinare a priori. Bisogna
interpretare ciascuno alla luce di un cammino spirituale che tenga conto della
maturità raggiunta.
Anche
lo stile di preghiera varia nelle diverse età della vita. E’ molto importante
vedere se la nostra preghiera corrisponde o meno alla nostra età. La preghiera,
infatti, matura via via con la ricchezza interiore, ma nel tempo della
vecchiaia può tornare a essere semplice e spontanea come quella dei fanciulli.
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Biblioteca ideale: I 200 anni di ‘Orgoglio e Pregiudizio’
da: La Stampa
I
200 anni di “Orgoglio e pregiudizio”, la storia d’amore per ogni generazione
Venne
pubblicato per la prima volta il 29 gennaio del 1813. Con il tempo, è
diventato uno dei libri più letti al mondo
di
Cynthia Sgarallino
Era il 29 gennaio del 1813 e per la prima
volta veniva pubblicato “Orgoglio e pregiudizio”, forse il più romantico dei
romanzi della scrittrice inglese Jane Austen.
Il romanzo era rimasto senza editore per un
po’ di tempo. Nessuno poteva immaginare che sarebbe diventato uno dei libri più
letti del pianeta. E non solo da ragazze adolescenti, anzi.
Cos’è che ancora ci incanta e ci fa
commuovere?
Mentre leggiamo del tempo che non passa mai
nelle giornate delle sorelle Bennet, delle loro ambizioni, dei loro sogni e
delle loro aspirazioni, dei loro capricci e delle loro debolezze, le storie
intrecciate di Jane e di Elizabeth ci trasportano e ci travolgono.
Chi non avrebbe voluto sentirsi chiedere
per ben due volte in sposa dopo aver risposto no la prima volta? La nobiltà
d’animo, a volte l’ingenuità o l’assenza di calcolo di Elizabeth ci rapiscono,
forse perchè appartengono a quella sfera di
Tv, ‘Canal Grande’ di Antonio Dipollina
da: la Repubblica
La
fiera della nostalgia
Se non c’è una gara oggi in tv non vai da
nessuna parte. E così a I migliori anni – RaiUno il sabato sera – hanno creato
un ibrido innestando nella vecchia formula una sfida tra cantanti di media
levatura (o chissà) che aggiornano classici della canzone. Il tutto richiamando
addirittura Canzonissima. L’ibrido è indigesto e soprattutto nulla può contro
lo strapotere di Canale 5 che propone Italia’s Got Talent (fenomeni comuni da
baraccone in azione – successo assicurato nei secoli). Così da un lato non c’è
l’effetto Tale e Quale (il recente successo di Carlo Conti, ipergrottesco coi
travestimenti da big) mentre l’assetto storico del programma si annacqua e
soccombe di fronte ai passaggi ripetuti negli anni – e quando arrivano gli
inediti, nientemeno che Keith Emerson, per dire, passano e vanno. Finisce con
la fiera della nostalgia. E diventa tripudio di rivolta anti-tecnologie e di
com’era bello quando c’era il telefono fisso, che era scomodo sì ma faceva
anche tante cose buone.
Festival Sanremo 2013: le 28 canzoni in gara, i voti di Gino Castaldo
da: la Repubblica
Sanremo,
ecco le 28 canzoni in gara: un'edizione con musica di alta qualità
Due
brani per ogni cantante in gara: uno sarà escluso. Noi li abbiamo sentiti in
anteprima. La 63ª edizione del Festival al via il 12 febbraio
di Gino
Castaldo
La vera notizia, quasi da lasciare
sgomenti, è che la media qualitativa delle canzoni che ascolteremo al festival,
dal 12 febbraio su RaiUno, è sorprendentemente alta, considerando gli scempi
del passato. Se ne avranno a male quelli che prediligono il trash, quelli che
Sanremo preferiscono immaginarlo come un gigantesco bersaglio su cui scagliare
velenose freccette, ma quest'anno va così.
Certo la presenza di Fabio Fazio e di Mauro
Pagani lasciava già presagire qualcosa del genere, e anche le dichiarazioni del
conduttore sono esplicite: "Vedi mai che questa volta riusciamo davvero a
portare l'attenzione sulle canzoni?", anche perché i tempi grigi impongono
costi contenuti, niente sprechi per i superospiti. "Mai rifare il già
fatto", ribadisce, smentendo anche la possibile presenza di complici come
Saviano e Gramellini.
Difficile capire al momento se risulterà efficace questa abbondanza di canzoni, ben ventotto solo per i big (con inevitabile preoccupazioni dei giovani di essere sbattuti a tarda notte) e soprattutto questa formula del doppio brano, uno dei quali cadrà per strada, come nuovo meccanismo di gara. Di sicuro si evita così l'eliminazione dei cantanti, che è sempre sembrata inutilmente umiliante, e magari la formula può incoraggiare le partecipazioni di rango.
Media: ‘Italia2013.me’, giornalismo con i sociale media
da: http://www.huffingtonpost.it/
Il
nostro esperimento per imparare a fare giornalismo con i social media
"Perché lo fai questo Italia2013.me?"
mi hanno chiesto in tanti. Perché voglio imparare. Perché amo il giornalismo,
mi appassiona la rete e mi interessa capire se possiamo spostare l'asticella un
po' più in alto. Mi interessa vedere se riusciamo a trovare nuovi modi di
produrre contenuti, utilizzare i social network e raccontare storie.
E perché le elezioni sono un grande fatto
collettivo, l'unico a tenere catalizzata l'attenzione di un paese per trenta
giorni filati (ci sarebbero anche i mondiali di calcio, in effetti, ma manca un
anno e mezzo). Dal nostro punto di vista, queste elezioni sono un laboratorio:
il laboratorio ideale per un esperimento. Il più grande esperimento di citizen
journalism forse.
Questo progetto parte da lontano. Da due
fatti che mi erano rimasti nella mente da un po'. Il primo riguarda le ultime
elezioni in Iran. Le tragiche elezioni del giugno 2009. Ricordo il regime in
crisi, le piazze piene, i primi utilizzi massicci dei social per raccontare al
mondo quello che stava accadendo, l'hashtag #iranrevolution. E una vignetta del New
York Times.
Il presidente Ahmadinejad aveva deciso di
espellere tutti i corrispondenti stranieri perché la smettessero di raccontare
la violenta repressione in atto. Nella vignetta si vede una piazza piena, tutti
con un braccio alzato per tenere in mano un telefonino puntato sul balcone
presidenziale. E lì, Ahmadinejad con un consigliere che gli dice: "Questi
sono tutti corrispondenti!".
Donne: l’Europa delle diseguaglianze
da: Lettera 43
Donne,
l'Europa delle disuguaglianze
In
Ue c'è un divario tra Nord e Sud sulle quote rosa. In Germania tre su quattro
lavorano. In Italia solo una su due: peggio di noi c'è solo Malta.
di Barbara
Ciolli
In Germania tre donne su quattro lavorano e
il loro stipendio è inferiore di appena il 2% delle buste paga maschili,
secondo i dati dell'Istituto dell'economia tedesca di Colonia (Iw).
Che dire poi della Scandinavia, che vanta
punte d'occupazione femminili superiori al 90% e donne casalinghe
orgogliosamente in via di estinzione?
In Italia si apre invece l'abisso della
diseguaglianza, fotografato dall'Istat a fine 2012. Nord e Sud sono due mondi
agli antipodi, quasi come fino a 20 anni fa lo erano l'Est e l'Ovest in
Germania. Se al settentrione le lavoratrici raggiungono quota 70% come nel Nord
Europa, al di sotto di Roma la percentuale crolla al 35% (la più bassa
dell'Unione europea), per una media nazionale del 50% che, nella classifica
Eurostat del 2011, quanto a maglia nera ci pone davanti solo a Malta e, dopo la
crisi del 2008, Grecia.
IL 34% È SENZA REDDITO.
Nell'ultimo anno, quasi il 34% delle italiane tra i 25 e i 54 anni non ha
percepito reddito, una madre su quattro ha perso il lavoro a due anni dal parto
e, tra le senza impiego, il 47% non ha accesso al conto corrente del compagno.
Su questo spaccato da Dopoguerra pesa,
certo, la crisi che, decimando i
contratti tra i giovani, ha colpito anche le donne. Ma, per le
maggiori esperte di occupazione
Ustica, Dc9 Itavia: Corte di Cassazione, fu un missile ad abbatterlo
da: La Stampa
Ustica,
la Cassazione: “Fu un missile”
Stato
condannato a risarcire le vittime
La
sentenza conferma il parere della Corte d’Appello di Palermo: non è stata
garantita la sicurezza
La tesi che fu un missile ad abbattere il
Dc9 dell’Itavia ad Ustica «è abbondantemente e congruamente motivata». È quanto
si legge nella sentenza con la quale la terza sezione civile della Corte di
Cassazione ha respinto il ricorso presentato dal ministero della Difesa e delle
Infrastrutture e Trasporti e ribadito che i parenti delle vittime del disastro
vanno risarcite.
Era stata la Corte d’Appello di Palermo,
nel giugno del 2010, ad accogliere la domanda di risarcimento avanzata da
alcuni dei parenti delle vittime. «Non c’è dubbio - scrivono i giudici - che le
amministrazioni avessero l’obbligo di garantire la sicurezza dei voli e che
l’evento stesso dimostra la violazione della norma cautelare».
In tema di responsabilità civile, infatti,
dal momento che «l’omissione di una condotta rileva quale condizione determinativa
del processo causale dell’evento dannoso soltanto quando si tratti di omissione
di un comportamento di cautela imposto da una norma giuridica specifica, ovvero
da una posizione del soggetto che
Il sistema bancario italiano: le diverse “filosofie” di Monti e Draghi
da: Lettera 43
Monte
Paschi, lo scontro tra Monti e Draghi
Derivati,
future, opacità. Lo scandalo Mps letto alla luce degli ultimi 20 anni. Di lotta
per la riforma del sistema finanziario.
di Marco
Mostallino
Nelle banche deve prevalere il «principio
della specializzazione se si vogliono evitare crac paurosi». Parole come
pietre, pesanti di fronte allo scandalo che rischia di toccare fino alle
fondamenta il Monte dei Paschi di Siena.
LA RIFORMA DEL SISTEMA. Parole profetiche e attuali che, però, sono datate
gennaio 1991. Erano dirette, tra gli altri, contro Mario Monti, a quel tempo regista (insieme con il banchiere
statale Mario Sarcinelli) della riforma
del sistema bancario del quale il sesto governo Andreotti stava mettendo le
fondamenta.
Le pronunciò nell'ambito di una furiosa battaglia politico finanziaria l'allora vice direttore generale di Bankitalia Antonio Fazio, divenuto poi governatore e infine travolto da scandali e inchieste, fino a dover passare la mano a Mario Draghi, oggi al vertice della Bce.
Le pronunciò nell'ambito di una furiosa battaglia politico finanziaria l'allora vice direttore generale di Bankitalia Antonio Fazio, divenuto poi governatore e infine travolto da scandali e inchieste, fino a dover passare la mano a Mario Draghi, oggi al vertice della Bce.
MONTI
CONTRO DRAGHI. Fazio e Via Nazionale, allora guidata
da Carlo Azeglio Ciampi, uscirono sconfitti. Prevalse la liberalizzazione voluta da Monti e nemmeno un perplesso Draghi,
allora giovane economista in arrivo dalla Banca mondiale, riuscì a fermare la
spinta del Professore verso uno svincolo quasi totale degli istituti dai
controlli pubblici.
Monte di Paschi di Siena: ipotesi truffa, giro di bonifici per 17 miliardi
da: Il Fatto Quotidiano
Mps,
ora si valuta anche l’ipotesi di truffa. Al setaccio bonifici per 17 miliardi
L'inchiesta
trova nuovi spunti e segue nuove tracce. Ci sono i miliardi che viaggiano da
una parte all’altra dell’Europa e arrivano fino in Asia, operazioni finanziarie
complessissime corrisposte per cassa, dunque cash, mancanza di una "due
diligence" formale, prezzi che lievitano di 4 miliardi in due mesi.
Intanto la Fondazione sembra pronta a mettersi da parte. Incontro Grilli Draghi
L’inchiesta su Mps - deflagrata
con lo scoop del Fatto Quotidiano su un accordo segreto per truccare i conti -
trova nuovi spunti e segue nuove tracce. Quelle di tanti soldi, troppi per
l’acquisto di Antonveneta per esempio. Ma non solo. Ci sono i
miliardi che viaggiano da una parte all’altra dell’Europa e arrivano fino
in Asia, operazioni finanziarie complessissime corrisposte per cassa,
dunque cash, mancanza di una “due diligence” formale, prezzi che lievitano di 4
miliardi in due mesi, una montagna di operazioni sui derivati, da sempre
un rischio per gli investitori, che potrebbero celare aggiustamenti di
bilanci e nascondere la verità agli organi di controllo, nuove
ipotesi di reato che si affacciano sulla scena: più la procura di Siena scava
sull’acquisizione di Antonveneta da parte del Monte dei Paschi, più la partita
diventa complessa e ampia.
Al vaglio l’ipotesi di truffa ai danni
degli azionisti. A cominciare dai reati contestati agli indagati, che sarebbero
meno di dieci, tra cui ci sarebbe anche l’ex presidente di Monte Paschi di
Siena Giuseppe Mussari (notizia mai confermata ma neppure mai smentita): i
magistrati – anche alla luce delle carte arrivate da Milano sui derivati
dell’operazione Alexandria con la bancaNomura – starebbero
infatti valutando se sia ipotizzabile anche il reato di truffa ai
danni degli azionisti. Un’ipotesi, questa, che andrebbe ad aggiungersi a quelle
già avanzate di manipolazione del mercato, ostacolo alle funzioni dell’autorità
di vigilanza, aggiotaggio.
lunedì 28 gennaio 2013
Festival di Sanremo 2013: le 28 canzoni
da: Corriere della Sera
Sanremo,
Fazio: «Sarà il Festival della musica»
Ecco
le 28 canzoni ascoltate (e votate) per voi
Dalla
malinconia di Cristicchi alle sorprese «Mononota» di Elio e «Sai» di Gualazzi:
i brani in anteprima
Fabio Fazio e Mauro Pagani sono convinti di
aver fatto la scelta giusta. «Sarà il Festival delle canzoni e della musica»,
annunciano presentando nella sede della Rai le 28 canzoni, due per ogni «big»
in gara, quest’anno a Sanremo. Non ci saranno grandi ospiti, o almeno non c’è
la corsa a cercarli. Fazio dice di aver già fatto un Festival di quel tipo,
aggiunge che non ci sono soldi e non si dice interessato ad avere qualcuno tanto
per. Nelle canzoni c’è sempre tanto amore, tanta melodia, si sfoggiano le
ugole, ma ci sono, anche nelle questioni di cuore, leggerezza e ironia. Ecco le
prime impressioni dopo un preascolto riservato agli addetti ai lavori, visto
che i brani devono restare segreti fino all’Ariston. Ogni artista ne porta due
e alla prima esecuzione una viene esclusa con un voto diviso al 50% fra
giornalisti della sala stampa e televoto.
I
CANTAUTORI DELLA GENERAZIONE 35-45 - Silvestri gioca su un
doppio binario. L’impegno politico del racconto di una giornata di protesta in
piazza caratterizza la degregoriana «A bocca chiusa» (voto 8 e mezzo). Se passa
lo scoglio dell’esclusione «contro» la paracula «Il bisogno di te» (fra
«Salirò» e i Fine Young Cannibals, 6 e mezzo) potrebbe prendere il volo.
Serie tv, ‘In treatment’: versione italiana su Sky con Castellitto e regia di Saverio Costanzo
da: La Stampa
Castellitto:
metto la tv (e me stesso) sul lettino
Costanzo
dirige la versione italiana della serie cult “In treatment”
Qualcuno potrebbe addirittura
scandalizzarsi. Si può trattare la psicanalisi come se fosse una soap-opera?
Anzi, meglio, si può immaginare«un Posto al sole scritto da Sigmund Freud»? La
risposta è sì. Lo ha dimostrato In treatment, basato sul format israeliano Be
Tipul, ideato dal regista e sceneggiatore Hagai Levi, e adesso la versione
italiana prova a bissare il successo della serie Usa realizzata da Hbo e
divenuta subito culto.
Nell’assaggio, presentato ieri sul set, a
Formello, poco fuori la capitale, c’è un Castellitto impeccabile nei panni
dell’analista Giovanni alle prese con i suoi pazienti. Sul divano, sotto il suo
sguardo acuto, scorrono le loro vite. Un marito stressato (Adriano Giannini) e
una moglie frivola (Barbora Bobulova), una bella ragazza che si è innamorata
del suo terapeuta (Kasia Smutniak), un poliziotto infiltrato (Guido Caprino)
che non riesce a liberarsi dai fantasmi di un’indagine sanguinosa: «Le parole -
dice il protagonista - evocano immagini, sono come fiori che si schiudono.
Durante ogni seduta viene fuori un pezzo dei personaggi, l’analista è come un
confessore, una iena buona che si nutre dei pazienti».
Gli sceneggiatori di In treatment made in
Italy (Ludovica Rampoldi, Stefano Sardo,
Crack Monte dei Paschi di Siena: patto acquirente/venditore per truccare i conti
da: Corriere della Sera
Il
patto con Santander e Jp Morgan
Adesso
spunta una lettera segreta
Tra
i testimoni Cardia, figlio dell'ex presidente Consob: L'accordo per far salire
il titolo e nuove speculazioni sospette
Un patto
tra acquirente e venditore per truccare i conti e far salire il prezzo di
Antonveneta. Un accordo non scritto tra gli spagnoli del Santander e gli italiani di Monte Paschi per dividersi la «plusvalenza» di quell'affare. Gli atti contabili, le
comunicazioni interne, le relazioni trasmesse agli organi di vigilanza
sequestrate otto mesi fa per ordine della magistratura di Siena e analizzate
dagli specialisti della Guardia di Finanza, hanno consentito di trovare indizi
concreti su questo intreccio illecito. E di aprire una nuova fase d'indagine
che si concentrerà sui testimoni da ascoltare. Personaggi che potrebbero
conoscere dettagli inediti di quanto accadde nel 2007 quando Santander acquistò
la banca per 6,3 miliardi di euro e appena due mesi dopo riuscì a venderla a
Mps per 9,3 miliardi di euro con un'aggiunta di oneri che fecero lievitare la
cifra a 10,3 miliardi. Un ulteriore miliardo che potrebbe rappresentare la
«stecca» aggiuntiva e coinvolge direttamente Jp Morgan.
L'armadio
dei documenti - Nell'elenco c'è anche il banchiere Ettore Gotti Tedeschi, ex presidente dello
Ior e da vent'anni responsabile di
Santander per l'Italia che ha più volte incontrato l'ex presidente
Giustizia, sentenza Diaz: Ernesto Lupo (Cassazione), “manca il reato di tortura”
da: L’Huffington Post
Il
primo presidente della Cassazione Ernesto Lupo apre l'anno giudiziario:
"Sulla giustizia servono larghe intese". E dopo la sentenza sulle
violenze alla Diaz chiede il reato di tortura
La giustizia è una di quelle
"tematiche cruciali" su cui il Parlamento che uscirà dalle imminenti
elezioni dovrà impegnarsi in "sforzi convergenti" e "contributi
responsabili alla ricerca di intese". Con queste parole, il primo
presidente della Cassazione, Ernesto Lupo, che riprendono quelle contenute nel
discorso di fine anno del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, apre
la sua relazione che verrà trasmessa in diretta tv, a partire dalle 11. E chiede l'introduzione del
reato di tortura dopo la sentenza della Cassazione sulle violenze alla scuola
Diaz durante il G8 di Genova.
Larghe intese su giustizia. Accogliendo
una sollecitazione sempre dal capo dello Stato, Lupo esorta tutti - anche sul
"piano giuridico e giudiziario, oltre che su quello economico e
politico" - a dare vita a una "vera e propria controffensiva
europeista" per realizzare "un futuro di integrazione e democrazia
federale, che è condizione per contare ancora, tutti insieme, nel mondo che è
cambiato e che cambia". Il presidente della Cassazione, nell'aula magna
del Palazzaccio alla presenza delle più alte cariche istituzionali, sottolinea
che "si tratta di un cimento difficile ma affascinante, che ricorda molto
quello che impegnò tutte le forze vive della società, quando, quasi mezzo
secolo fa, a metà degli anni '60 entrai in magistratura. "Il riferimento
agli anni '60 - prosegue Lupo - evoca immediatamente una grande stagione di
impegno giuridico e giudiziario per l'inveramento della Costituzione, intesa
come norma cogente e vincolante per tutte le istituzioni e come solenne
promessa rivolta ai cittadini e alle future generazioni di un'età di giustizia
e di diritti".
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