lunedì 8 ottobre 2018

I tartufon di Bruxelles



Giorno dopo giorno l’Europa con tutta la sua assurda costruzione si sta rivelando una sorta di dittatura di elites reazionarie che si sono incistate come tarme in un sogno. Giorno dopo giorno il disprezzo della democrazia da parte di questi poteri si fa più visibile e netto, esce dal retroscena dove era rimasto nascosto, per diventare compulsivo. Giorno dopo giorno come in un gioco di specchi  la negazione degli stati e delle nazioni si rivela negazione di cittadinanza, ma lascia anche trapelare la guerra sotterranea per l’egemonia di stati e nazioni.

Tutto questo è visibile proprio in questi giorni dopo la lettera all’Italia scritta dai commissari Moscovici e Dombrovskis la quale attacca la finanziaria, ribattezzata Def dai pretini del montismo, perché “sembra costituire una deviazione significativa dal percorso di bilancio indicato dal Consiglio Ue il che è motivo di seria preoccupazione”. Tutto questo non nasce affatto da considerazioni economiche che del resto i due commissari non sviluppano, anche ammesso che ne siano capaci e che i presupposti delle da cui partono avessero un senso, nasce soltanto dalla volontà di affossare un governo non del tutto prono quanto meno nelle parole e di punire gli italiani che hanno osato votarlo mandando a casa i loro maggiordomi verificati. Altrimenti non si capirebbe per quale ragione non siano stati così severi quando sforamenti anche superiori venivano dai governi amici di Letta e Renzi,  ma soprattutto è assurdo che non stiano bacchettando la Francia che per il 2019 ha annunciato un deficit del 2,8% sul pil, quindi nettamente superiore a quello previsto nel Def e ancora più grave visto
che Parigi, al contrario dell’Italia. ha un saldo primario in rosso. Anzi la cosa è davvero grottesca perché l’Italia è l’unico tra i grandi Paesi dell’Ocse a mantenere un saldo primario, cosa che tuttavia implica sacrifici per i cittadini che l’Ue non solo non riconosce, ma prende a sberleffi dandoci delle cicale. Tutto questo esclude nella maniera più assoluta che l’avvinazzato di Bruxelles, come sta tentando di fare, possa arzigogolare qualche squallido pretesto per giustificare la disparità di trattamento. Ora che queste lettere le scriva Moscovici, grande amico di mon cherie Macron che ormai viene spernacchiato da tutti, è un conto, ma che abbiano anche la benedizione della cricca di Juncker e dei suoi tutori tedeschi rappresenta una sconfessione della stessa idea di Europa e fa apparire in controluce una realtà che molti si ostinano ancora a non vedere con un pervicacia patologica.

In ogni caso, di fronte a queste evidenze  ci si aspetterebbe  che le massime istituzioni italiane prendessero la parola per difendere il Paese, come a suo tempo fece, tanto per proporre un esempio di dignità, il presidente del Portogallo che costrinse in qualche modo Bruxelles ad abbassare la cresta. Vediamo invece che questo non accade, anzi la vecchia guardia  lavora per i grafomani di Bruxelles e persino l’inquilino del Quirinale, bacchetta e lancia allarmi a lui suggeriti da Draghi come del resto rendicontano fedelmente (quale avverbio migliore?) La Repubblica e la Stampa. Chiediamoci soltanto se sia legittimo che un banchiere cerchi di condizionare un governo attraverso un Capo dello Stato e se sia ammissibile che quest’ ultimo si faccia pubblico megafono di tesi quanto meno pretestuose visto che in definitiva è la Bce che fa il prezzo dei titoli con, ma anche senza il quantitative easing. Forse il presidente M. ignora che l’Italia è  il primo mercato obbligazionario europeo e il terzo più grande nel mondo dopo Stati Uniti e Giappone e che dunque un problema sui titoli italiani creato apposta per questioni politiche, diventerebbe immediatamente un problema europeo e di tutto l’ occidente. Quello degli scriventi di Bruxelles e delle quinte colonne italiane è dunque più che altro un bluff che si ritorcerebbe sui suoi autori che di certo non sono kamikaze e che qualcuno comunque fermerebbe prima che possano fare troppi danni.

Intanto però il gioco al massacro ha messo ancora una volta in luce il  fatto che i governi legittimamente eletti sono sotto ricatto dei banchieri e dei loro valletti, che l’Unione conta figli e figliastri proprio come accadrebbe in una falsa unione funzionale ad egemonie continentali allo stesso tempo di Paesi e di politiche elitarie. Tuttavia questa guerriglia ha un senso che viene messo in luce da uno dei quotidiani di riferimento dell’ultraeuropesimo macroniano ovvero Le Figaro il quale qualche giorno fa ha scritto: “Se probabilmente è impossibile per la Ue mettere in ginocchio il governo italiano, sostenere questa guerriglia contro la terza economia della zona euro può anche essere una sfida di esistenza  per la Comunità.  Da parte italiana, se la guerra di attrito con l’Ue si trascina, è probabile che l’elettorato della Lega e del M5S divenga impaziente e che il governo italiano finisca per perdere la forte fiducia in se stessi di cui gode oggi”. Tutto torna adesso, le minacce a cui si presta la razza padrona italiana sono funzionali a rimettere sul trono se stessa. Semplice e squallido.

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