mercoledì 12 aprile 2017

Massimo Gramellini: Gli amici di Morgan



Nel far notare che………per merito di Morgan si parla di Amici, programma televisivo che non sta suscitando attrattiva, interesse, se non…………………….nei bimbiminkia….riporto l’articolo di Massimo Gramellini. 
Eh…sì… Come scrive Gramellini: “in una sala da tè non puoi arrabbiarti se non ti servono una pinta di birra. Puoi scegliere di non metterci piede. Ma se ci vai, devi accettare il contesto”. Ecco. Marco Castoldi in arte Morgan non sa trovare quel punto di equilibrio che gli consentirebbe di gestire il contesto. Concendondosi qualche eccesso, ma rientrando per dimostrare che c’è anche altro in lui. Ed è quel qualcos’altro della sua personalità artistica che può far piacere il tè e la birra….

Massimo Gramellini: Gli amici di Morgan

da: Corriere della Sera

Morgan è familiare a tutti coloro che vorrebbero possedere la sua intelligenza e invece temono di avere il suo carattere. L’ultima è che si è licenziato da «Amici», la Canzonissima del ventunesimo secolo dove prestava pregiata opera di insegnante.
A offenderlo è stato l’ammutinamento dei suoi allievi, da lui pubblicamente definiti dei «bimbiminkia». «Amici» produce cantanti di batteria, è il fordismo applicato allo spettacolo. Il contrario dell’artigianato di lusso, dunque di Morgan.
Nella mente genialmente diabolica della De Filippi la sua presenza avrebbe aggiunto l’ingrediente della diversità a una formula ormai un po’ scontata, rendendola perfetta. Non ha funzionato, non funziona quasi mai. I fuoriclasse sono negati per il comando delle organizzazioni umane perché non hanno l’umiltà necessaria a comprendere e motivare i mediocri. Morgan voleva «morganizzare» i ragazzi di «Amici» ed è stato respinto come un corpo estraneo. Però quando ha firmato il contratto conosceva le regole del gioco. In una sala da non puoi arrabbiarti se non ti servono una pinta di birra. Puoi scegliere di non metterci piede. Ma se ci vai, devi accettare il contesto. E andartene urlando la tua diversità non fa altro che renderti uguale a tanti altri che, non riuscendo a fare i conti con il mondo, gli attribuiscono la colpa di non essere alla loro altezza. Vero, il mondo è spesso ottuso. Ma non c’è niente di più ottuso che dire a un ottuso che è ottuso. Perché, essendo ottuso, non ti capisce. E pensa che l’ottuso sia tu.

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