martedì 23 novembre 2021

Tim: il gioco dell'Opa

 


da: https://www.tag43.it/ - di Occhio di Lince

Lo scontento di Vivendi. I rapporti di Gubitosi con Kkr. Lo scoop di Repubblica e la risposta del Corriere sulla manifestazione di interesse americana. Tutti i retroscena di una guerra appena cominciata. E che farà rotolare molte teste.

Sono anni che Telecom, oggi Tim, ci ha abituato a tutto, ma una cosa così non si era mai vista. Andiamo con ordine. Da mesi l’ex monopolista telefonico versa in cattive acque, come testimonia l’andamento del titolo (circa 10 punti in meno da inizio anno, pericolosamente vicino al minimo di 0,28 euro), tanto da essere stato costretto a due successivi profit warning (anche se mediaticamente mascherati). Il flop dell’offerta commerciale con Dazn delle partite di calcio e la mancanza di un serio piano industriale (preannunciato, ma che ancora non c’è) nonostante Luigi Gubitosi abbia in mano il timone di Telecom dal 18 novembre 2018, espongono l’azienda a seri rischi, con la possibilità di un terzo profit warning relativo all’ultimo trimestre dell’anno.

I contatti tra Gubitosi e il fondo Kkr

Di fronte a questa situazione, l’azionista di maggioranza (con il 23,75 per cento) Vivendi chiama a rapporto l’amministratore delegato, il quale in un surreale vertice a Parigi con Arnaud de Puyfontaine, presidente del consiglio direttivo del gruppo francese, per tutta risposta lancia accuse e minacce. Il rapporto fiduciario si rompe. E Gubitosi che fa? Prende

contatto – direttamente e attraverso suoi emissari – con gli americani del fondo Kkr, che ben conosce perché nell’agosto 2020 ha firmato con loro, o meglio con Kkr Infrastructure, un accordo per farli entrare nel capitale di FiberCop, la nuova società di cui Massimo Sarmi è presidente e Carlo Filangieri amministratore delegato, nella quale sono confluite la rete secondaria di Telecom Italia e la rete in fibra sviluppata da FlashFiber, la joint-venture di Tim (80 per cento) e Fastweb (20 per cento). Naturalmente i francesi se ne accorgono, e in cda Telecom qualcuno ne chiede conto al capo azienda. Ma Gubitosi, per nulla preoccupato che gli si allungasse il naso, giura di non aver sollecitato nessuno, e dice che se Kkr è davvero interessata a Telecom lui non ne sa niente. D’altra parte i contatti sono solo alle battute iniziali.

Le due lettere che sfiduciano di fatto il management Tim

Succede però che tra mercoledì e giovedì scorso arrivino al presidente Salvatore Rossi due lettere pesantissime: una firmata da 11 consiglieri di amministrazione su 15 (cioè ben di più dei diretti rappresentanti di Vivendi in cda) e l’altra del collegio sindacale. In entrambe si esprime viva preoccupazione circa lo stato di salute di Tim e si chiedono provvedimenti drastici da assumere in un cda da convocarsi a brevissimo termine. In pratica un atto di sfiducia palese nei confronti del management. Lì per lì il vertice della società sottovaluta la cosa, tant’è che Rossi, incautamente, convoca il cda per il 17 dicembre. Un mese dopo. Poi un fitto giro di telefonate induce il presidente a rettificare la data di convocazione: 26 novembre. Tutto però esplode alla mezzanotte di venerdì, quando si ha l’anticipazione dell’uscita di Repubblica del sabato: Sara Bennewitz, con uno scoop che spiazza giornali concorrenti e piani alti di Corso Italia a Roma, spiattella la vicenda con dovizia di particolari sotto un titolone in prima pagina.

La spalla del Corriere della Sera per rispondere a Repubblica

Ecco allora la reazione disperata. Gubitosi chiede agli americani di affrettarsi a scrivere una manifestazione d’interesse, che arriva la sera di sabato 20 novembre, accompagnata dall’immediata convocazione di un cda straordinario per oggi pomeriggio. Ma il vero problema è la comunicazione. Non avendo Kkr nessuna presenza in Italia che gli assicuri capacità comunicativa, e dovendo rispondere alla potenza di fuoco messa in campo da Repubblica, ecco che la squadra di Gubitosi – dal braccio destro Carlo Nardello al capo ufficio stampa Simone Cantagallo, marito della pierre Costanza Esclapon de Villeneuve, da sempre vicinissima al manager napoletano (è stata con lui in Wind, Rai e Alitalia), fino alla consulente Giuliana Paoletti – si mette all’opera. Chi può compensare Repubblica? Il Corriere della Sera. Qual è il giornale amico per definizione? Il Corriere della Sera. Qual è la firma di via Solferino che è una garanzia assoluta? L’ottimo Federico De Rosa, che certo non si è mai fatto influenzare dalla coincidenza di avere come consorte Maria Laura Sisti, braccio della Esclapon nella società di consulenza che una volta si chiamava CsC Vision e ora più banalmente Esclapon & Co. E cosa fa De Rosa? Spalleggiato dal vicedirettore Daniele Manca, che da par suo evoca la golden share (uno si aspetta che sia contro il fondo speculativo americano-apolide Kkr, e invece è contro il gruppo industriale francese Vivendi), spara la notizia che Kkr è pronta a papparsi tutta Tim. Naturalmente non viene usata la parola “opa”, ma la si lascia intendere. E si aggiunge, tanto per far vedere che si è equanimi, che Vivendi ha già chiamato a difesa (tradotto: contro-opa) il fondo CvC e l’ex ad di Telecom, Marco Patuano. Peccato che Vivendi stamattina abbia smentito seccamente: «Vivendi nega fermamente di aver avuto discussioni con qualsiasi fondo, e più specificamente con CvC» per un’eventuale offerta pubblica di acquisto su Tim.

Le due strane clausole della manifestazione di interesse di Kkr

Ma veniamo alla notizia principale, l’interessamento di Kkr. Ora, quella del fondo famoso nel mondo per la pratica dello “spezzatino” (comprare gruppi e poi rivenderli a pezzi) è, almeno per ora, una manifestazione d’interesse non vincolante, che ha per di più la stranezza di contenere due clausole. La prima è di offrire quattro settimane per pensarci: si è mai visto uno che vuole lanciare un’opa concedere tutto questo tempo? La seconda: l’offerta è vincolata al fatto che deve avere l’adesione del management. Più chiaro di così, si muore. Vista la malaparata, Gubitosi ha chiesto ai suoi amici americani di lanciargli una ciambella di salvataggio, e loro – da veri signori – non si sono tirati indietro. Ma non soldi, sia chiaro. In sostanza dicono: Gubitosi non si tocca, c’è un mese per trattare. Adesso la risposta tocca al cda Telecom. C’è aria di teste decapitate. Intanto nella serata di sabato un cda durato poco più di tre ore e con momenti si autentico imbarazzo si chiude con i consigliere contrari a Gubitosi che da 11 diventano 13. E un comunicato che rende noti i termini dell’offerta non-binding di Kkr, che si prende quattro settimane per una due diligence che forse nemmeno partirà. Da quanto risulta a Tag43 Cdp ha chiesto di aspettare il cda del 26 novembre per poter discutere con Vivendi il nome del prossimo amministratore delegato. Ma l’argomento sfiducia è già stato introdotto nell’ordine del giorno e quindi non è stato rilasciato alcun mandato a Gubitosi per trattare con il fondo americano.

Nessun commento:

Posta un commento