lunedì 19 febbraio 2024

Apple, Spotify e il Dma: ecco perché Cupertino rischia una multa Ue da 500 milioni

 


da: https://www.ilsole24ore.com/ - di Francesco Prisco

Condizioni capestro a chi usa altre piattaforme di streaming da dispositivi come l’iPhone: per l’Ue è tempo di cambiare

Il destino certe volte sa essere molto ironico. Prendete il caso di Apple: fu la prima azienda al mondo, nel pieno della crisi discografica innescata da Napster, a indicare alla musica incisa una strada per tornare a fare utili. Si chiamava iTunes e sembra già roba di un secolo fa. Dopo poco più di 20 anni rischia la prima multa dall’Antitrust europeo della sua storia proprio per una faccenda che ha a che fare con la musica. Secondo la ricostruzione del Financial Times, a inizio marzo l’Ue dovrebbe comminare a Cupertino una sanzione da 500 milioni nell’ambito della vertenza con Spotify sullo streaming musicale.

Lo scenario dello streaming

Tutto parte nel 2019, quando ormai è chiaro che la musica da bene (il vinile, la musicassetta, il cd che andavo a comprare uscendo di casa) è diventata un servizio (l’ascolto in streaming con abbonamento premium o inserzioni pubblicitarie). Spotify, ex startup svedese fondata da Daniel Ek, è la piattaforma leader a livello globale di questo nuovo business e un anno prima si è pure quotata Wall Street raccogliendo grandi entusiasmi dagli investitori. Anche Apple si è buttata sul business, lanciando nel 2015 l’app Apple Music, erede di quello che precedentemente era stato iTunes. E così comincia ad attuare pratiche che puntano a indirizzare i possessori di device Apple come l’iPhone verso la propria piattaforma di streaming. A discapito della concorrenza.

La denuncia di Spotify

Spotify non ci sta e l’11 marzo 2019 presenta un esposto contro Apple alla Commissione europea: la Mela morsicata, sostengono i suoi avvocati, «ha creato una situazione “insostenibile” imponendo regole in continua evoluzione e una “tassa” del 30% per le applicazioni che competono con Apple Music». Circostanze che avrebbero portato la società svedere ad aumentare “artificialmente” gli abbonamenti mensili per il suo servizio premium tramite l’app store Apple. Il ceo della Mela Tim Cook rispedisce le accuse al mittente e denuncia: «Dopo avere usato per anni l’App Store per far crescere esponenzialmente le sue attività, Spotify punta a mantenere tutti i benefici del sistema di App Store, inclusi gli alti ricavi generati dai clienti dell’App Store, senza versare il dovuto».

L’istruttoria di Bruxelles

La Commissione europea apre però un’istruttoria per abuso di posizione dominante. A Bruxelles si tengono delle udienze: nel corso di una di queste, a giugno scorso, Apple afferma di aver già affrontato ogni possibile problema di concorrenza all’inizio del 2022. Qualche mese prima, l’azienda aveva accettato per la prima volta di consentire alle app di pubblicizzare prezzi più bassi per gli abbonamenti al di fuori dell’App Store. C0me riconoscere a Spotify o ad altri sviluppatori di inviare e-mail ai clienti per informarli di prezzi più bassi se si abbonano online anziché attraverso l’App Store. Sforzi che, a quanto pare, non appaiono sufficienti all’Antitrust Ue, se sono vere le indiscrezioni riportate dal Financial Times sull’imminente multa.

Il Digital Markets Act

Lo scenario verso il quale l’Unione europea veleggia, d’altra parte, è quello del Digital Markets Act, il nuovo regolamento della Commissione europea per le Big Tech che riguarda Alphabet (Google), Amazon, ByteDance (Tiktok), Meta (Facebook), Microsoft e appunto la stessa Apple. Dal 7 marzo gli sviluppatori - e tra questi Spotify - potranno condividere i dettagli di offerte, promozioni e modalità di pagamento più convenienti senza condizioni capestro da parte dei giganti tecnologici. Con questo nuovo scenario, secondo Spotify, «se vorrete acquistare un abbonamento Premium, un audiolibro o se vorrete passare da un piano individuale a uno Duo o familiare per risparmiare, potrete farlo con un paio di semplici click. Al momento non è possibile passare da un abbonamento Free a un abbonamento Premium all’interno dell’app e non ci è nemmeno permesso di dirvi quanto costano i nostri vari abbonamenti, come potete risparmiare o dove acquistarli». A prescindere dallo smartphone che si utilizza. E questo potrebbe cambiare le carte in tavola più della sanzione stessa.

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