giovedì 1 giugno 2023

Bocconiani in guerra: il duo Boeri-Perotti attacca Giavazzi sul Pnrr

 


Al confronto con i bocconiani i Medici e i Pazzi erano pervasi da infinito e duraturo amore…


da: https://www.tag43.it/ - di Andrea Muratore 

 

 

Poche categorie sono più litigiose dei giornalisti, ma una non teme in questo senso rivali: quella degli economisti. Da diverse settimane su Corriere della Sera e Repubblica sta andando in scena un vero e proprio braccio di ferro tra alcuni dei più noti cattedratici del Paese appartenenti, è questo il punto, allo stesso ateneo: la Bocconi.

Pnrr e asili nido, Boeri e Perotti contro Giavazzi

All’Università Bocconi di Milano sono tre i duellanti: da un lato, Francesco Giavazzi, già editorialista del Corsera, docente in America, il liberista è stato super-consulente e stratega delle nomine dell’ex premier Mario Draghi. Dall’altro, Tito Boeri e Roberto Perotti. Studiosi di macroeconomia e politiche pubbliche, sono da tempo firme di Repubblica per la quale curano una rubrica settimanale d’economia e finanza. L’oggetto del contendere è il Pnrr, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, su cui da tempo i due bocconiani hanno iniziato a cannoneggiare mettendo in dubbio le capacità di chi il Pnrr lo ha scritto. Cioè lo staff economico di Draghi, ergo Giavazzi.

Quest’ultimo, dalle colonne del Corriere della Sera, ha più volte difeso la scelta di Giorgia Meloni di spendere fino all’ultimo euro del Pnrr. In continuità con il caveat di Mario Draghi sul tema. «L’Italia ha voluto prendere troppi soldi, e ora non sa come spenderli efficacemente»,

hanno sottolineato Boeri e Perotti il 20 maggio scorso su Repubblica, criticando in particolare la miopia in uno dei primi progetti a essere ridimensionati, quello sugli asili nido. Seccata la replica di Giavazzi in una lettera inviata personalmente a Maurizio Molinari, direttore del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari. Boeri e Perotti sono accusati di «confondere i lettori sulle responsabilità di gestione del Pnrr da parte di ministri differenti appartenenti a governi diversi, e nel farlo offrire una giustificazione a chi, nel governo in carica, opera per cancellare il piano». Nelle parole di Giavazzi risuona l’accusa di “Draghicidio 2.0”. L’economista stigmatizza infatti la scelta della Lega di aprire alla possibilità di rinunciare a una parte dei fondi.

Antiche ruggini tra economisti

Una guerra a distanza che ha fatto riemergere le storiche rivalità interne alla Bocconi, nonostante il patto di non belligeranza tra “draghiani” e fedelissimi di Mario Monti  stretto nei mesi successivi al ritorno in ateneo dello stesso Giavazzi, attivissimo sui Master in Business Administration. Mentre il Rettore Francesco Billari guarda avanti, prova a parlare di temi come il caro affitti a Milano e immagini un’università più inserita nel tessuto milanese, sono le grandi questioni di respiro nazionale a tenere banco. E sotto le ceneri covano antiche rivalità che le scelte future in ateneo potranno ulteriormente riaccendere. I ben informati ricordano che sulle posizioni economiche Giavazzi e il duo della minor spesa si sono divisi da tempo. Ripudiato, sulla scia dell’amico Oliver Blanchard, il credo neoliberista dopo la Grande Recessione, Giavazzi nel 2014 propose assieme all’allora rettore di Via Sarfatti Guido Tabellini un maxi-piano fiscale di tagli alle imposte da promuovere in sinergia con il quantitative easing dii Draghi. Strategia bocciata da Perotti, allora consigliere economico di Matteo Renzi, che accusò i colleghi di promuovere un piano da 80 miliardi di spesa e un «insormontabile problema di azzardo morale». Insomma, in parole garbate, di scarsa competenza tecnica.

Le diverse anime della Bocconi spesso in contrasto tra loro

Scaramucce tra economisti che si riflettono sicuramente sulle gerarchie di potere interne, con Giavazzi che dopo l’alternanza al vertice che ha condotto Billari e il neo-presidente Andrea Sironi, ex rettore e successore di Monti, ai vertici dell’ateneo studia come riconquistare quota da “draghiano”, rodato dall’esperienza romana, aprendo al tempo stesso un fronte con la maggioranza. Mentre Boeri e Perotti tifano Pnrr fino a un certo punto, iniziando a far emergere come il “tutti per Draghi” che aveva contraddistinto gli economisti di punta nascondesse in realtà posizioni, per usare un eufemismo, sfumate. La carsica querelle ora è venuta alla luce e non manca di punte di asprezza. Dal canto suo la Bocconi, negli scorsi decenni tempio del neoliberismo più ortodosso, deve fare i conti con le sue diverse anime spesso, come nel caso in questione, in aperto conflitto tra loro. C’entrano il potere, i rapporti tra Giavazzi (e Draghi) e l’ateneo di cui è stato simbolo, le relazioni con l’attuale governo. Ma anche antiche rivalità personali. Che gli economisti, si sa, non dimenticano mai.

Nessun commento:

Posta un commento