mercoledì 26 aprile 2023

Evasione, il condono di destra: no ai processi, sì alla prescrizione

 


da: Il Fatto Quotidiano – di Giacomo Salvini

Lo scudo penale ferma solo le inchieste, non l’estinzione del reato. Gatta (UniMilano): “Così è un incentivo a evadere le tasse”

Lo scudo penale per alcuni reati di evasione fiscale introdotto dal governo Meloni nel decreto Bollette di fine marzo si arricchisce di un nuovo particolare: chi vuole aderire alla “pace fiscale” potrà vedersi sospendere il processo e aspettare la prescrizione del reato, che invece continuerà a correre. In questo modo, come dice il professore ordinario di Diritto Penale all’Università di Milano, Gian Luigi Gatta, già consulente dell’ex ministra della Giustizia Marta Cartabia, la norma produce una sorta di “incentivo all’evasione fiscale”.

Nel decreto Bollette approvato dal Consiglio dei ministri il 28 marzo, infatti, era entrata una norma che non era prevista dalle bozze iniziali, voluta dal viceministro dell’Economia Maurizio Leo (Fratelli d’Italia).

Prevede la non punibilità penale per tre fattispecie di reato: l’omesso versamento di ritenute per più di 150mila euro, l’omesso versamento di Iva sopra i 250mila euro e l’indebita compensazione con crediti oltre i 50mila euro. Insomma, niente processo per chi decide di aderire alla “pace fiscale”. Il principio è chiaro: se paghi tutto il dovuto, non sarai perseguito penalmente. Quindi chi vuole usufruirne si vedrà sospendere il processo fino al pagamento dell’ultima rata del debito e solo allora si vedrà condonata la parte penale.

Inizialmente, com’era successo anche a dicembre nella legge di Bilancio e come rivelato dal Fatto, il testo entrato in Consiglio dei ministri prevedeva anche un ulteriore reato, cioè la dichiarazione infedele, poi depennato. Ma il blitz sui reati di omesso versamento è riuscito. E nel testo pubblicato in Gazzetta Ufficiale è stato aggiunto un altro comma: potrà accedere allo scudo penale anche chi ha deciso di non pagare finendo a processo o è stato addirittura condannato in primo grado.

Ora, mentre il decreto è in discussione in Commissione Finanze alla Camera, si scopre un elemento in più: se nel periodo in cui il contribuente deve mettersi in regola col fisco il processo penale a suo carico è sospeso in attesa del pagamento di tutte le rate, la prescrizione invece continuerà a correre. Un meccanismo confermato da due esponenti di governo. Un paradosso, tanto più che il testo del decreto non prevede un tempo limite entro cui il contribuente può mettersi in regola: se la legge sui reati tributari del 2000 prevedeva un tempo massimo di sei mesi, la legge di Bilancio del 2022 allunga la “pace fiscale” a cinque anni.

“È del tutto irragionevole – spiega il professor Gatta – non sembra una svista (a meno di non pensare a un macroscopico errore) perché la disposizione già presente nella legge penale tributaria, presa a modello dal governo (la legge 74 del 2000), prevede la sospensione della prescrizione del reato”. Gli effetti, aggiunge il docente, saranno quelli di una scappatoia per gli evasori: “La prescrizione o l’improcedibilità potrebbero maturare durante il periodo in cui il processo è sospeso e il contribuente sta versando a rate quanto dovuto. Se la rateizzazione è prevista per un periodo superiore al termine di prescrizione o di improcedibilità, il contribuente potrà ottenere l’estinzione del reato, o un esito analogo, senza versare interamente quanto dovuto.

Detto in altri termini, si incentivano gli evasori a sfruttare la nuova procedura per ottenere la prescrizione del reato o l’improcedibilità in appello. Lo Stato sarebbe due volte vittima dell’evasione fiscale”. Inoltre, conclude Gatta, la causa di non punibilità con sospensione di cinque anni del processo “si pone in contrasto con gli obiettivi del Pnrr di riduzione dei tempi medi dei processi” e il rischio che si prescrivano i reati fiscali “va sempre valutato anche in rapporto agli obblighi di contrasto all’evasione assunti dal Paese in ambito internazionale”.

Un meccanismo che Gatta ha denunciato l’11 aprile in audizione in Commissione Finanze chiedendo ai parlamentari di modificare il testo “esplicitando” la sospensione della prescrizione per evitare “possibili dubbi interpretativi”. E così hanno fatto tutti i partiti di opposizione. Pd, M5S e Alleanza Verdi e Sinistra hanno presentato emendamenti al decreto per chiedere di sopprimere la norma. Ma se questo non sarà possibile, tutti i gruppi di opposizione, compresi Italia Viva/Azione con Enrico Costa, hanno chiesto che almeno venga congelato anche il decorrere della prescrizione con il processo. Ma tra i partiti di governo non c’è la volontà di accogliere le richieste, spiegano due esponenti della maggioranza.

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