venerdì 9 luglio 2021

Vaccini: seconda dose in anticipo? Non in Lombardia

 


Con il governo Draghi non è cambiato nulla. Ogni regione fa quell'organo sessuale maschile che gli pare. E la Lombardia non brilla certo. Se paragonata, ad esempio, al Lazio.

Nonostante l'Ema abbia invitato ad anticipare la seconda dose di Astrazeneca (post 4 settimane dalla prima) per assicurare maggiore copertura alla variante Delta che sta crescendo di giorno in giorno, lo spostamente della data è previsto solo per posticipare. E non si capisce per quale motivo la seconda dose di Astrazeneca a Milano viene data dopo minimo 63 giorni quando per mesi ci hanno martellato i timpani dicendo che la seconda dose doveva essere inoculata tra le 10 e le 12 settimane. E allora, per quale motivo non anticipare a meno di 63 giorni?

 

da: https://www.corriere.it/ - di Paolo Mereghetti

Infruttuoso un tentativo all’hub di viale Scarampo. È possibile solo posticiparla. Illuminante la risposta se si chiede il motivo del «No»: «Perché no»

Singolarità della Sanità lombarda. Mentre tutti (dal premier Draghi al Ministro della Sanità al Commissario Figliuolo) invitano gli italiani ad accelerare con la seconda dose di vaccino per prevenire nuovi contagi e varianti estere, a Milano si tira dritto, sordi agli inviti più autorevoli.

Ieri mi sono presentato all’hub di viale Scarampo per chiedere che mi fosse anticipata di 7 (leggi: sette) giorni la seconda dose di AstraZeneca prevista il 4 luglio. Sono un ultrasettantenne (con due chemio alle spalle) che il 20 aprile ha ricevuto la prima dose: dopo sessantanove giorni (leggi: nove settimane e sei giorni) volevo anticipare la seconda dose dovendo seguire la settimana prossima per il Corriere il Festival di Cannes, dove più o meno 4mila giornalisti si accalcheranno per trovare un posto in sala.

Anticipando il secondo vaccino di una settimana speravo in una copertura maggiore. Lo auspicano tutti, quasi ogni giorno, per avvicinarsi il più in fretta possibile all’immunità di gregge. Ma questo auspicio (che ha spinto persino alcune Regioni a ridurre drasticamente l’intervallo tra una dose e l’altra di AstraZeneca) non è quello dei medici di viale Scarampo: dopo aver superato la freddezza di un’addetta al ricevimento pronta a ironizzare sul fatto che volessi andare a un festival (le ho detto che è il mio mestiere ma la cosa non sembrava interessarla molto), sono stato ascoltato da un giovane funzionario di nome Fabio che si è incaricato di trasmettere la mia richiesta a un «responsabile» sanitario, ma mi sono sentito dire che «il medico» aveva detto di no. Ma perché? ho chiesto. La risposta, degna del miglior Jannacci, è stata: perché no!

Dimenticavo: quando ero ancora fiducioso nella possibilità offerta dalla Sanità lombarda di modificare la data, avevo già scoperto sul sito della Regione che «modificare» vuol dire solo posticipare: potevo spostarlo più in là, tra il 7 e il 13 di luglio.

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