da: http://www.glistatigenerali.com/ - di Stefano
Graziosi
Il fuoco incrociato su Donald Trump si fa
ogni giorno più intenso. E non si può certo dire che lui non ci metta del suo.
Lo scandalo Russiagate sembra stringersi progressivamente intorno al
presidente, mentre le sue strategie di difesa lasciano alquanto a desiderare.
Nel pieno dell’indagine, ha silurato improvvisamente il direttore dell’FBI,
James Comey, offrendo il fianco a quanti lo accusano di avere qualcosa da
nascondere. Subito dopo, è stata la volta dell’informazione di intelligence
condivisa con il Cremlino: a seguito della rivelazione del Washington Post, il
presidente prima ha smentito tutto, salvo poi fare una giravolta, ammettendo
che quell’informazione sensibile, effettivamente, la aveva passata ai russi.
Una figura barbina, che ha costretto alla retromarcia anche quanti,
nell’amministrazione, si erano spesi nella smentita (McMaster in primis). Il
tutto mentre l’ipotesi dell’impeachment torna a circolare insistentemente e
qualcuno mormora già come altamente probabile che l’attuale vicepresidente,
Mike Pence, possa presto ascendere al più alto scranno della Casa Bianca. Ed
ecco allora che, in questo marasma, vale forse la pena di analizzare con più
calma la situazione, evidenziando in particolare due ordini di problemi: uno
tecnico e l’altro squisitamente politico.