“poiché i genitori di Giulio Regeni hanno emozionato l’opinione pubblica, occorreva dare una qualche risposta alle loro sollecitazioni. La politica è comunicazione, suvvia. Dunque, non più pezzi di ricambio per gli F-16. L’Egitto non avrà difficoltà ad ottenerli dagli amici del Golfo e noi potremo dire che l’Italia ha ‘fatto qualcosa’, sia pure dopo cinque mesi e in quel modo timoroso”.
da: Il Fatto Quotidiano
Salutata
come una prova di fermezza dalla vasta area dell’informazione renziana, la
decisione del Senato di sospendere le
forniture di pezzi di ricambio per gli aerei F-16 egiziani appare,
se osservata nei suoi passaggi formali, una prova di contorsionismo che non fa onore al governo e all’Italia.
Il relatore della proposta, Gian Carlo Sangalli (Pd), è parso
quasi imbarazzato e ha tenuto a dire
che l’iniziativa voleva segnalare la volontà italiana di conoscere la verità
sulla morte di Giulio Regeni, ma non andava interpretata come un atto ostile all’Egitto di
al-Sisi, di cui restiamo amici. Il sottosegretario Della Vedova ha
rinunciato ad esporre la posizione del governo, casomai al Cairo si fossero
risentiti, e si è rimesso alle volontà
dell’aula. La destra ha lamentato che gli F-16 egiziani sono impegnati nella guerra alterrorismo, in cui siamo alleati di al-Sisi. Nei giorni successivi il governo, come ha scoperto Antonio Pitoni perilfattoquotidiano.it, ha autorizzato la società Area ad esportare in Egitto un “sistema di monitoraggio delle comunicazioni su rete funzionante con protocollo internet”, insomma un software di spionaggio elettronico.
dell’aula. La destra ha lamentato che gli F-16 egiziani sono impegnati nella guerra alterrorismo, in cui siamo alleati di al-Sisi. Nei giorni successivi il governo, come ha scoperto Antonio Pitoni perilfattoquotidiano.it, ha autorizzato la società Area ad esportare in Egitto un “sistema di monitoraggio delle comunicazioni su rete funzionante con protocollo internet”, insomma un software di spionaggio elettronico.
Non
è il caso di cercare una logica in tutto questo: non c’è.
Fatte salve non poche eccezioni, i
parlamentari non sentono bruciare sulla pelle lo scandalo dell’uccisione di
quel ragazzo, né delle altre migliaia di uccisioni avvenute nello stesso
modo. Ma poiché i genitori di Giulio
Regeni hanno emozionato l’opinione pubblica, occorreva dare una qualche
risposta alle loro sollecitazioni. La politica è comunicazione, suvvia.
Dunque, non più pezzi di ricambio per gli F-16. L’Egitto non avrà difficoltà ad
ottenerli dagli amici del Golfo e noi potremo dire che l’Italia ha ‘fatto
qualcosa’, sia pure dopo cinque mesi e in quel modo timoroso. Dal che si
capisce che Giulio Regeni e l’Italia, quest’Italia, non erano fatti per
intendersi. Troppo diritto e rigoroso
Regeni, troppo fiacco e contorto il Paese quale si mostra in Parlamento e
nell’informazione. Non si intendono neppure adesso che Giulio è morto. Leggi
cronache e dichiarazioni in cui avverti una specie di risentimento, si vuole
Regeni spia della Perfida Albione, oppure uno sprovveduto, comunque strumento
di un complotto per screditare al-Sisi e il suo estimatore Renzi.
Nessun giornale ha evitato di lordarsi con queste supposizioni, tuttora
riproposte in internet da schiere di impudichi trolls.
Così non sorprende che dopo cinque mesi
Parlamento e informazione tuttora tacciano sulle dichiarazioni di
stima e di amicizia verso al-Sisi che Renzi fece in tre diverse occasioni,
quando già il rais egiziano era noto al mondo per aver fatto massacrare 1150
egiziani inermi in una giornata. Pare sia normale, in questa Italia, lodare
come grande statista e amico fraterno un criminale di quella statura. In ogni
caso non colpisce, non impressiona. Eppure non è questione di esperienza
del mondo, un tratto che manca alle biografie della classe politica. Anche chi del pianeta conosce solo le
spiagge di moda è in grado di intendere cosa è un sistema di potere che ammazza
con la tortura. Se non ci riesce è perché gli mancano i fondamentali:
alcuni valori universali, la dignità, quel minimo di compassione che permette
di sentirsi parte di una comunità umana. Quel di più in virtù del quale la
mera gestione degli interessi nazionale diventa una politica estera.
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