da: Lettera 43 –
di Alessandro Da Rold
Il
prete condannato a 4 anni e 9 mesi
per cinque abusi sui ragazzini. Ma per il procuratore sono stati un
centinaio, fin dagli Anni 90. Mai denunciati dal movimento di don Giussani. La
storia.
Bisogna partire dalle parole del
procuratore Roberto Di Martino, concesse ai cronisti locali fuori dall'aula del
tribunale di Crema, per capire la condanna a 4 anni e 9 mesi di carcere per
pedofilia inflitta a don Mauro Inzoli, 66 anni, prete un tempo ai vertici di
Comunione e liberazione, il movimento fondato da don Luigi Giussani.
«Gli episodi sono a mio avviso un
centinaio, tra il 1995 e il 2008», ha detto Di Martino, che aveva proposto sei
anni di reclusione di fronte al gup dopo che la difesa di Inzoli, gli avvocati
Neri Diodà e Corrado Limentani, aveva chiesto il rito abbreviato.
La sentenza è comunque pesante,
considerando che il rito abbreviato dà il diritto allo sconto di un terzo della
pena, ma riguarda 'solo' cinque casi e ha
tenuto conto del risarcimento dei minori, tra i 12 e 14 anni, con 25 mila euro a testa.
tenuto conto del risarcimento dei minori, tra i 12 e 14 anni, con 25 mila euro a testa.
REATI
TRA IL 2004 E IL 2008. I fatti contestati sono tra il 2004 e il
2008, quando Inzoli era rettore al liceo
linguistico Shakespeare e parroco della chiesa della Santissima Trinità di
Crema a cui faceva capo il gruppo Gioventù studentesca.
Per questo gli è stato contestato in
giudizio anche l'abuso di autorità: i ragazzi, oggetto di carezze, baci e
masturbazioni spesso durante le vacanze estive, sarebbero rimasti allibiti dal
suo comportamento, anche perché don Mauro è considerato un idolo tra i
ciellini.
BUONI
RAPPORTI COI POLITICI. Non solo tra loro. Perché Inzoli ha sempre
avuto anche rapporti di livello con la politica nazionale e locale, come con il
sistema che gli gira intorno.
Destò molte polemiche la sua presenza al
Forum famiglie organizzato dalla Regione Lombardia, nel gennaio del 2015.
In pochi, tra politici e giornalisti,
avrebbero mai pensato che il fondatore
del Banco Alimentare potesse mai essere accusato di reati così gravi.
I
casi potrebbero essere un centinaio: molti non contestati
Ma secondo il procuratore i casi di violenza sui minori sarebbero stati
molti di più, coperti in parte dalla
cappa di omertà dentro Cl e anche perché il Vaticano, nonostante il nuovo corso
di papa Francesco sulla pedofilia nella chiesa, non ha di sicuro aiutato.
Si tratta di un silenzio che perdura ancora adesso nel movimento ora guidato da don
Julian Carron, dopo che i ciellini avevano cercato con Bergoglio una nuova
linea e una diversa considerazione all'interno della Chiesa, soprattutto in
seguito agli scandali finanziari di Regione Lombardia e del governatore Roberto
Formigoni.
Ed è un'omertà che neppure gli interventi
della diocesi di Crema nel 2012 e poi nel 2014 hanno saputo scalfire.
PROTETTO
DA PRESCRIZIONE. Di Martino ha detto: «Nonostante la Santa
sede non si sia prodigata a
fornire gli atti, sono contento perché si è
giunti all’accertamento della verità».
Secondo il procuratore gli episodi di abusi
sessuali «sono addirittura un centinaio, ma si tratta di casi non contestati, perché o prescritti o per i quali non vi erano gli
estremi per procedere, ma andavano inquadrati nel contesto: la gravità del
reato si desume da ciò che sta intorno».
NESSUN DETTAGLIO SCABROSO. In questi mesi
il magistrato si è mosso con tutte le esigenze del caso con i giornalisti. Di
dettagli scabrosi o terribili non ne sono usciti dalla procura. Per questo ha
spiegato il ritardo con cui sono state presentate le denunce.
Da
parte dei ragazzi ci sono stati «imbarazzo e timore nel denunciare»
Un elemento da non sottovalutare
nell'inchiesta è stato «il timore di queste persone a denunciare i fatti, cosa
che ha ritardato l’emersione degli stessi. C'è stato un grande imbarazzo da parte delle vittime a denunciare gli episodi a
chicchessia, non dico all’autorità giudiziaria. Ma le famiglie ci hanno creduto poco, i vescovi non parliamone, perché non si pensava che questo personaggio
potesse essere l’autore dei fatti emersi con grave ritardo».
FAMIGLIE A DISAGIO. Il procuratore,
scrivono i quotidiani Cremaoggi e La Provincia di Crema, ha spiegato come
«leggendo le testimonianze tuttora si avverta una fatica e un imbarazzo da
parte dei ragazzi».
Anche perché «le stesse vittime si
rendevano conto di aver messo a loro volta in imbarazzo le famiglie, nel cui
interno in alcuni casi sono nate delle contrapposizioni. Si è creata tutta una
serie di situazioni che non ha facilitato la cosa: comunque, meglio tardi che
mai». Tutt'ora alcuni ragazzi sono in
analisi seguiti da psicologi.
UNA VITA CON GLI ADOLESCENTI. Inzoli, ''don Mercedes'' come lo hanno
soprannominato in questi anni i quotidiani, amante dei sigari Montecristo, ha passato una vita a stretto
contatto con gli adolescenti.
È stato anche rettore della Fondazione
Fides et Ratio di Lodi che «svolge la sua opera educativa attraverso diversi
livelli di istruzione, dalla scuola dell’infanzia alla secondaria di secondo
grado».
C'è voluto l'esposto del deputato di
Sinistra italiana Franco Bordo, risalente al 28 giugno 2014, per arrivare a
sentenza.
«SENZA OMERTÀ MOLTE VIOLENZE IN MENO».
«Dopo anni di silenzi, omertà e coperture, nonostante la mancata collaborazione
da parte del Vaticano, in questo caso si è riusciti a ricostruire i reati
legati a circa 20 episodi accertati, e purtroppo forse non tutti, che hanno
portato prima al risarcimento delle vittime da parte del sacerdote, poi a
questa condanna. Dopo la sentenza», ha concluso Bordo, «rimangono la vicinanza
al dolore delle vittime e tanta amarezza: se
i fatti fossero stati denunciati da chi di dovere e con tempestività, alcune di
esse non avrebbero subito quella terribile esperienza».
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