sabato 25 novembre 2023

Ivana Castoldi: Meglio sole

 

 

Non solo oggi, non solo in quest’ultimo periodo, ma sempre, voglio ricordare questo libro. Ripropongo una pagina. Le altre le trovate nella sezione Saggistica, sono state pubblicate nel lontano novembre 2011. Sempre vere, sempre attuali. Sempre da leggere. Non solo le donne. Anche gli uomini dovrebbero leggere questo libro di Ivana Castoldi.

 

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“Due in uno”, “Una cosa sola”, “Non posso vivere senza di te”, sono concetti saldamente radicati nella mentalità degli innamorati.

L’amore come dedizione totale e fusione in un’unica entità è stato molto enfatizzato dalla nostra cultura occidentale nel corso degli ultimi due secoli. Amore e sacrificio, amore e morte, passione suicidio. Il Romanticismo, con i suoi eroi e le sue eroine che morivano per amore, ha lasciato il segno.

All’inizio di un amore, con gli occhi bendati e le illusioni intatte, arsi dal fuoco della passione, viviamo sensazioni euforizzanti, perdendo completamente di vista la realtà. La ricerca continua dell’altro e il bisogno di rispecchiarsi in lui o in lei diventano il pensiero dominante.

Con questo genere di sensazioni identifichiamo lo stato emotivo compatibile con l’amore. E non c’è più verso di liberarci da questo preconcetto.

Quando poi, com’è inevitabile, l’euforia si attenua e il nostro stato emotivo, con il passare del tempo, torna a stabilizzarsi, cominciamo a temere che l’amore sia spento. E allora pretendiamo prove di fedeltà e rassicurazioni che, tuttavia, non hanno l’effetto di convincerci del contrario.

L’ottica è distorta: confondiamo emozioni con sentimenti. I sentimenti sono accompagnati da un corteo di emozioni che vanno e vengono, si accendono e si smorzano, e facilmente ci prendono la mano. Ma al di là delle oscillazioni emotive, se l’affetto che ci lega alla persona amata è fondato anche sulla conoscenza e sull’apprezzamento delle sue qualità interiori, sulle affinità di gusti e di mentalità, l’innamoramento o l’infatuazione iniziali gradualmente si trasformano in un sentimento profondo e duraturo.

Quando arrivo a questo punto della dissertazione sull’amore, c’è sempre qualcuno che vuole sapere com’è possibile distinguere l’amore dai suoi surrogati. Di solito, si aspettano che io risponda che l’amore è riconoscibile dal bisogno di condividere tutto, dall’intensità del desiderio di stare insieme, dal grado di sofferenza che il distacco procura.

Invece, rispondo, che l’amore è direttamente proporzionale alla capacità di tollerare la distanza, di rispettare lo spazio dell’altro, di accettare la sua autonomia. Che non invalida, ovviamente, la capacità di godere della presenza dell’altro e della condivisione profonda  dei momenti di intimità e delle esperienze di vita di coppia.

Il piacere di dividere con altri la nostra vita non può, però, essere confuso con una totale identificazione.

La diversità e la distanza che separano gli spazi comuni da quelli personali sono, per le relazioni umane, anche per quelle sentimentali, garanzia di rinnovamento continuo e arricchimento.

Moltissime donne sono pronte ad arricciare il naso e a insospettirsi all’idea di un amore che salvaguardi l’autonomia reciproca, perché pensano subito all’eventuale e rischioso utilizzo di occasioni di libertà da parte del partner.

Le fantasie sono scontate. Lo immaginano, a briglie sciolte, mentre insegue l’avventuriera di turno o si dedica allo sport preferito dagli uomini: festeggiare tra maschi (in che modo, è irrilevante) la temporanea ritrovata libertà che l’assenza delle donne assicura.

Al contrario, moltissimi uomini, di fronte alla prospettiva di una maggiore autonomia reciproca, sono pronti a mostrare un’entusiastica approvazione, pensando al vantaggio di non dover passare tutto il tempo libero ad accompagnare al cinema la propria partner, a fare shopping con lei, a frequentare l’uomo (insopportabile naturalmente!) della sua migliore amica.

Altro che parità. Le donne pensano sempre a quello che possono perdere; gli uomini a quello che possono guadagnare. Sarà un caso?

L’esclusione da qualche regione del territorio dell’altro non è un supplizio inevitabile da subire per evitare il rischio di rottura del rapporto.

Una parziale esclusione non equivale a una perdita dell’intimità o, addirittura, all’estromissione dalla vita della persona amata. Equivale, invece, a un assorbimento di aria nuova, a una ricarica di energie fresche che rivitalizzeranno e rafforzeranno il legame di coppia.  


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