martedì 22 febbraio 2022

Rai, la crisi dei telegiornali dell’era Fuortes

 


da: https://www.tag43.it - di Marco Zini

Falsa partenza per i telegiornali Rai. Il Tg1 di Maggioni, molto gradita a Palazzo Chigi sull’asse Garofoli-Funiciello, ha segno meno. Come quello di destra-centro della seconda rete diretto da Sangiuliano. Maretta pure sul Tre dove manca il feeling tra la redazione e Simona Sala.

Falsa partenza in Rai per i telegiornali dell’era del nuovo ad Carlo Fuortes. Il Tg1 guidato da Monica Maggioni, molto gradita a Palazzo Chigi sull’asse Garofoli-Funiciello (rispettivamente sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e capo di gabinetto di Mario Draghi) nei primi tre mesi della sua direzione viaggia a una media d’ascolti inferiore a quella del suo predecessore Giuseppe Carboni, nominato in quota al Movimento 5 stelle sotto la precedente gestione Foa-Salini.

Da Carboni a Gaudenzi: chi è rimasto senza incarico dopo l’arrivo di Maggioni al Tg1

Fatta eccezione per la settimana di Sanremo, negli altri giorni, soprattutto nell’edizione principale del tg della rete ammiraglia, quella delle 20, il segno è sempre quello del meno. Ma ciò che preoccupa di più in azienda (e ha fatto scattare l’allarme del sindacato) sono le

tante figure professionali rimaste senza incarico dopo l’arrivo di Maggioni. Oltre all’ex direttore Carboni, ci sono l’ex vicedirettore Filippo Gaudenzi, l’ex capo della segreteria di redazione Giuseppe Caserta e l’ex capo del Politico Natalia Augias. Quattro nomi e quattro stipendi pesanti su cui potrebbe accendere il faro la Corte dei Conti visto che poi ci sono altri giornalisti della testata che svolgono più funzioni. Al loro posto alcuni fedelissimi della direttrice provenienti da Rainews e quelli segnalati dalla politica (vedi Nicola Rao in quota Fratelli d’Italia). In più alcuni con il doppio incarico: oltre alla direttrice-conduttrice, stesso raddoppio di funzioni per Francesco Giorgino (vicedirettore e conduttore) ed Elisa Anzaldo (caporedattore centrale agli Speciali e conduttrice).

Preoccupa il calo di ascolti del Tg2 di destra-centro diretto da Sangiuliano

Ma all’aggravio di spese non corrisponde una crescita degli ascolti che invece – al netto della settimana di Sanremo che l’anno scorso fu a marzo e quindi non è confrontabile – segnala da novembre a oggi una tendenza in calo della edizione delle 20 rispetto a un anno fa. Mentre cresce la protesta nelle redazioni degli altri tg che si sentono discriminati. Preoccupa anche il calo degli ascolti per il Tg2 del confermato Gennaro Sangiuliano. Il telegiornale della destra-centro sta scendendo a livelli mai toccati prima: venerdì 18 febbraio è andato addirittura sotto il 5 per cento. Mentre il giorno prima era toccato a Tg2 Post, l’approfondimento che segue l’edizione serale delle 20.30, scendere sotto la soglia psicologica del 3 per cento, per l’esattezza solo il 2,9. Al settimo piano di viale Mazzini si sta cercando di correre ai ripari cambiando il traino, ovvero il programma che precede il telegiornale di prima serata. Al posto dei classici e fidelizzati telefilm, si pensa a un game show o comunque a un programma stile “Battute”. Basterà a risollevare il glorioso tg di Andrea Barbato e Antonio Ghirelli o serviranno interventi più drastici?

Maretta tra la redazione del Tg3 e la direttrice Simona Sala

Infine ascolti in brusco calo ma anche tanta maretta al Tg3 dove non c’è feeling tra la redazione e la direttrice Simona Sala, in quota metà Pd e metà 5 stelle corrente Luigi Di Maio. Clima teso nei corridoi della palazzina di Saxa Rubra, toni della voce alti, risultati deludenti. Alla direttrice si contestano soprattutto due cose: il voler inseguire sempre il Tg1 snaturando l’anima tradizionalmente di sinistra del telegiornale. E poi le continue apparizioni televisive molto spesso nei canali della concorrenza (vedi Otto e mezzo dell’amica Lilli Gruber) lasciando così sguarnita la plancia di comando.

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