lunedì 30 settembre 2024

Israele: le “stranezze” e le conseguenze dal 7 ottobre 2023

 


Condivido e sottoscrivo, parola per parola, punteggiature inclusa, l’analisi di Andrea Zhok

 

 

 

Dalla pagina Facebook di Andrea Zhok

Alla luce dell'evidente straordinaria efficienza dell'intelligence israeliana, credo sia matura una considerazione su quanto è avvenuto il 7 ottobre 2023 e su ciò che ne è conseguito.

Le stranezze intorno all'iniziale successo di Hamas sono saltate agli occhi immediatamente: nessun sentore del possibile attacco (oggi sappiamo che c'erano stati avvisi e che sono stati trascurati), nessuna rilevazione iniziale dell'attacco stesso, ed un incredibile ritardo ad allerta avvenuta nell'intervento delle forze armate, che restano immobili per ore.

Per evitare semplificazioni "complottiste" era giusto sospendere il giudizio e cercar di capire meglio. Magari negli ultimi anni il mitico Mossad aveva subito un tracollo inaspettato e Hamas aveva approfittato di questo momento di debolezza.

Solo che questa interpretazione è del tutto incompatibile con un Mossad che pianifica meticolosamente un attacco a Hezbollah, intervenendo nella catena di distribuzione di cercapersone e walkie-talkie, e attende tre anni (l'esportazione in Libano inizia nel 2022) il momento giusto per sferrare l'attacco; e ciò è seguito immediatamente da bombardamenti in profondità con bombe antibunker, calibrate in modo da raggiungere esattamente le posizioni delle sedi di Hezbollah (Nasrallah è stato ucciso lanciando un attacco simultaneo con 80 bombe bunker-busting MK-84s da 2000 libbre (una tonnellata l'una).

Dunque, no, il Mossad non era affatto collassato nell'inettitudine e nella neghittosità.

L'interpretazione che rimane è, oramai, cogente quanto possono esserlo le interpretazioni della storia corrente: Israele (almeno una parte dello Stato Maggiore dell'esercito e del Mossad, certamente incluso il capo del governo) ha predisposto il terreno affinché un attacco di Hamas riuscisse a fare danni abbastanza gravi da produrre quella legittimazione morale di cui avevano bisogno per reagire in maniera terminale.

Fiction Rai da vedere: Brennero

 

Una delle migliori fiction Rai da anni a questa parte. Una delle serie italiane nettamente superiori per sceneggiatura, cast, regia, a parecchie serie internazionali. Matteo Martari e Elena Radonicich una delle ragioni, se non la ragione principale, della qualità di questa fiction.

Se non avete visto le puntate già trasmesse da Rai1, andate a vederle su Raiplay.

 

da: https://www.vanityfair.it – di Mario Manca 

 


Brennero: la nuova fiction di Rai1 è un mix di coraggio e innovazione

A tutti coloro che pensano che la serialità italiana non riesca mai a partorire un'idea buona consiglieremmo di dare una possibilità a Brennero, la nuova fiction di Rai1 prodotta da Cross Productions - la stessa casa di produzione di Rocco Schiavone, di Prisma e di SKAM Italia, per intenderci - riuscita a mettere in piedi un giallo avvincente grazie a una costruzione e a una sceneggiatura incalzante, che tiene conto della tridimensionalità dei suoi protagonisti e delle tante sfaccettature che un'investigazione porta sempre con sé.

Al centro di tutto c'è una PM di famiglia ricca di nome Eva Kofler, interpretata brillantemente da Elena Radonicich, un'attrice che conquista finalmente la prima linea dopo tanti anni da comprimaria, che assume la guida di un caso che sta interessando l'opinione pubblica e terrorizzando i cittadini: quello del serial killer denominato Mostro di Bolzano. Siamo, infatti, proprio a Bolzano, una cornice decisamente nuova per Rai1 che la fiction rappresenta nella maniera più accurata possibile, considerando che i registi Davide Marengo e Giuseppe Bonito hanno scelto di non rinunciare al bilinguismo - a Bolzano si parla sia italiano che tedesco - tipico di quella zona - chissà perché ogni volta che si pensa di sottotitolare una serie televisiva un dirigente cade dalla sedia, come se fosse certo che lo spettatore medio non troverà né la forza né la voglia di seguirla.

domenica 22 settembre 2024

Ernesto Olivero, fondatore del Sermig: Credo nella pace sempre

 

 

Credo nella pace sempre,

anche quando le armi sembrano essere l’unica soluzione.

Credo nella pace sempre,

unica condizione in cui l’uomo può vivere

e continuare a sperare nel futuro.

Credo nella pace sempre,

perché la guerra ha causato milioni di morti,

distruzione e tragedie disumane.

Credo nella pace sempre,

perché la guerra di oggi, la violenza di oggi, vogliono diventare il nostro domani.

Ma un domani potrebbe non esserci.

Credo nella pace sempre,

una pace che parta dai sì e dai no che siamo capaci di dire,

dalla nostra responsabilità,

dalle nostre scelte.

Meloni ha fatto arrabbiare i fondi esteri per fare felice Caltagirone

 

da: Il Fatto Quotidiano

All’apparenza sembra una disputa giuridica, in realtà gli avvisi a mezzo stampa partiti dai grandi fondi internazionali illuminano le difficoltà del governo Meloni a districarsi tra gli interessi di bottega del capitalismo italiano e la debolezza finanziaria del Paese. L’Ing Network, che racchiude colossi da 77 mila miliardi di asset gestiti, ha criticato il ddl con cui l’esecutivo ha rivisto le norme sulla governance delle società quotate. La lettera, anticipata dal Financial Times, era indirizzata al sottosegretario Federico Freni, che ha aperto a possibili modifiche nella riforma del Testo unico della finanza allo studio.

Per la verità, al Tesoro non tira aria di modifiche di rilievo su un testo approvato pochi mesi fa dal Parlamento, ma è vero che la pressione sta aumentando e va avanti da tempo. I fondi contestano la compressione dei diritti delle minoranze – tra voto maggiorato agli azionisti storici e assemblee societarie a porte chiuse – ma soprattutto il meccanismo di voto delle liste presentate dal cda uscente. Questa fattispecie, un tempo assai minoritaria in Italia e mai normata, è assurta alle cronache finanziare durante la recente battaglia per il controllo di Mediobanca e Generali, che ha visto il costruttore Francesco Caltagirone, in asse con la Delfin dei Del Vecchio, sfidare senza successo i cda dei due gruppi per il controllo.

lunedì 9 settembre 2024

Eurofi, la megalobby che scrive le riforme finanziarie della Ue

 


da: Il Fatto Quotidiano – di Nicola Borzi

Che Bruxelles sia una delle capitali del lobbismo globale è noto da tempo. Al 18 agosto, i professionisti incaricati di rappresentare gli interessi di terzi (vulgo lobbisti), ufficialmente iscritti al registro di trasparenza dell’Unione Europea erano 12.849, in rappresentanza di 12.883 portatori di interessi: 8.610 tutelano associazioni di settore, 3.721 sono Ong prive (almeno ufficialmente) di interessi commerciali, i restanti 551 lavorano su mandato della lientela. Poco meno di 3.500 sono belgi, quasi 1.830 tedeschi, 1.300 circa francesi, gli italiani sono 807.

Un bar di guerre stellari nel quale personaggi di ogni risma fanno a sportellate per agganciare e influenzare i legislatori e i membri della Commissione, in un turbinio di interessi in conflitto: da chi tutela l’ambiente e il clima a chi “spinge” le fonti fossili, dai paladini dell’industria della Difesa alle Ong per il rispetto dei diritti umani.

Non tutti hanno lo stesso peso, non tutti dispongono degli stessi soldi, non tutti hanno alle spalle interessi trasparenti: il Qatargate insegna. Adesso però – e la coincidenza di tempi con le recenti elezioni europee e il rinnovo della Commissione non è casuale – la testata online Politico ha scoperto un opaco, sedicente “think tank” che offre alle aziende l’accesso ai politici e alle autorità di regolamentazione finanziaria della Ue. Il gruppo di pressione è specializzato nella