da: https://www.internazionale.it/ - di Pierre Haski, France Inter, Francia
Cento giorni di un conflitto che non smette di peggiorare e in cui non si intravede ancora una via d’uscita. Cento giorni esatti dal massacro del 7 ottobre compiuto da Hamas, seguito dalle operazioni massicce dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza e da un’escalation regionale lenta ma inesorabile.
Per marcare questa ricorrenza simbolica, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha scelto un tono di sfida. “Nessuno potrà fermarci”, ha dichiarato. “Né l’Aja (un riferimento alla corte internazionale di giustizia) né l’asse della resistenza”, cioè l’Iran e i suoi alleati regionali. Netanyahu avrebbe potuto aggiungere “e neanche gli Stati Uniti”, perché con il suo atteggiamento da uno contro tutti il primo ministro israeliano resiste anche alle pressioni del presidente americano Joe Biden.
Nonostante le ripetute richieste degli statunitensi, infatti, la guerra va avanti con la stessa intensità nella Striscia di Gaza, provocando un disastro umanitario che coinvolge due milioni di palestinesi. Le vittime sono già 23mila, tra cui migliaia di bambini. L’85 per cento della popolazione ha dovuto abbandonare la propria casa. In una fase in cui molti soffrono la fame, gli aiuti umanitari sono clamorosamente insufficienti. “È una macchia per l’umanità”, ha dichiarato Philippe Lazzarini, responsabile svizzero dell’Unwra, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi.